Il Gargano disse che

Vieste/ SOS: rileviamo una “fuga di cervelli!”


Vieste/ SOS: rileviamo una “fuga di cervelli!” StampaEmail 
 La cosiddetta "fuga di cervelli" è un fenomeno ormai largamente diffuso in Italia.Se proviamo ad aprire gli occhi e aguzzare la vista possiamo facilmente notarlo anche nel nostro paese, senza doverci spostare troppo.Il giovane tenta di trovare sbocchi lavorativi ma nella maggior parte dei casi questo non risulta possibile, perché i vecchi “don” o “signori” di una volta, che esistono ancora oggi, intaccano questi meccanismi e proprio per questo si ricade in errori del passato come il nepotismo, a discapito della meritocrazia e di quei cervelli che sono costretti ad andarsene mentre altri meno bravi a prendere il loro posto. Ma quali sono le motivazioni che spingono un giovane a spostarsi all'estero per avere un futuro all'altezza delle proprie aspettative?In primo luogo, responsabili di questo fenomeno sono i processi che hanno trasformato la società in ciò che vediamo oggi.Nasce nel 1700 l'idea del cosmopolitismo, ossia la pretesa dell'uomo di riconoscersi in un organismo statale universale piuttosto che nazionale, un'idea rimasta quiescente per secoli e che ora si trova alla base dell'odierna globalizzazione.I processi della globalizzazione hanno infatti anche riscontri morali oltre che politici ed economici.I giovani, a differenza del passato, hanno quindi la possibilità di non fermarsi alla realtà in cui vivono ma di andare alla ricerca di nuove occasioni che spesso si rivelano essere anche migliori delle aspettative.Troviamo quindi un distacco radicale generazionale tra passato e presente."In Italia serve supporto per persone di talento, serve attrarre ricercatori dall'estero invece di perderli, serve dare voce ai ricercatori nei media".Così rivela, in un'intervista per "Il fatto quotidiano", il trentaduenne Davide Martizzi, che dopo una laurea in fisica, una specialistica in astrofisica e un dottorato in cosmologia computazionale, è stato chiamato negli Stati Uniti, dove vive ormai da 4 anni.Afferma inoltre: "L'Italia non ci apprezza quanto dovrebbe. Rispetto agli USA, oltre all’istruzione non c’è un avviamento al lavoro".Anche l’università infatti gioca un ruolo molto importante, non preparando adeguatamente i ragazzi all’inserimento nel mondo del lavoro, come succede negli altri stati.Chi è quindi il responsabile? Lo stato o i ragazzi? Appare evidente come lo stato non lasci spazio e non valorizzi abbastanza il lavoro di molti giovani, che quindi non riescono più a vedere un futuro stabile nel loro paese e, scoraggiati dalle prospettive, cercano nuove possibilità attraverso il modo più semplice, andandosene.Il cittadino del mondo non è più cittadino del proprio paese o della propria nazione è già proiettato con una mentalità aperta ad un probabile futuro all’estero, grazie ai mezzi di comunicazione il sogno americano non è più così lontano.Questo individualismo sta portando a mettere i bisogni dell’individuo in primo piano e in seconda istanza gli interessi della patria.E pensare che solo 70 anni fa eravamo impegnati a difendere i confini del nostro territorio e i valori di patriottismo e solidarietà erano gli ideali più alti e la forza della nostra società, oggi invece non esiste più alcuna frontiera e neanche più alcun sentimento patriottico.Tutto questo ci deve portare a fare una riflessione: il problema dell’antipatriottismo non è semplicemente più una scusa, è una realtà di fatto, non siamo più legati alla nostra patria e questo è di sicuro uno dei motivi per il quale non ci curiamo più delle nostre bellezze paesaggistiche o delle nostre città, influendo negativamente sul turismo, sull’economia e sulla cura urbanistica.In Italia i neo-laureati dovrebbero essere valorizzati e guidati verso l’inserimento nel mondo del lavoro, portando le conoscenze teoriche acquisite su un piano concreto e riscoprendo anche nuove aree di sviluppo lavorativo, come ad esempio il recupero e la custodia dei beni culturali; noi possediamo la gran parte del patrimonio culturale-artistico mondiale, la cui valorizzazione potrebbe presentare una reale opportunità di impiego per tantissimi giovani.Il senso d’amore verso il proprio Paese sta andando a scemare, lo possiamo riscoprire solamente una volta andati all’estero, dove si incontra una realtà completamente diversa da quella a cui si è abituati e si riconosce il vero valore di quella che definiamo “casa”.Coraggio non è una semplice parola da usare a sproposito... adesso c’è reale bisogno di metterla in atto e di risollevare le sorti del nostro caro “Paese”, i giovani dovrebbero guidare questo processo e rappresentare con orgoglio le proprie origini, portando avanti idee e progetti e attuare un vero e proprio piano di riqualificazione.Questo non può prescindere da un impegno concreto e importante da parte dello Stato che deve richiamare questi cervelli, dando loro la possibilità di realizzare nel proprio Paese un progetto di vita e una crescita professionale, i cui benefici ricadrebbero proprio sullo sviluppo economico e culturale dello stesso. Alessia CampanielloFederica Maggiore4° A Liceo ScientificoProgetto Alternanza Scuola-Lavoro