Il Gargano disse che

Il monastero dei Celestini a Manfredonia nel ‘600 Manfredonia - Palazzo dei Celestini (luigi altervista)


Il monastero dei Celestini a Manfredonia nel ‘600
Manfredonia - Palazzo dei Celestini (luigi altervista)Di:Redazione Manfredonia, 18 marzo 2018. Il monastero dei Celestini di Manfredonia è stato fondato nel 1345 dall’arcivescovo di Cosenza, Pietro Gargano, originario di Manfredonia che, per la circostanza, dona i suoi beni siti nella sua città ai padri celestini di Sulmona, riserbandosi l’usufrutto. Analizzando questi beni, ovvero considerando l’ubicazione delle abitazioni della famiglia Gargano, essa corrisponde al sito dell’attuale nostro monastero: “ totum hospitium quod habet in Terra Manfridoniae, cum domibus, cameris, claustro. Item Domos cum tenimento, quae sunt in ruga traversa prope Monasterius Sancti Benedicti”. Il Monastero può ospitare 12 frati.L’esistenza del monastero è certa, quindi, e lo riscontriamo, successivamente, il 24 aprile 1366, con il priore frate Lorenzo de Monte Ytilia, nel 1369 ed il 9 maggio 1381, con il priore fra’ Rogerij de Maccla Vallis Fortorij.Per il sec. XV non abbiamo notizie, ma è certo che il monastero, nel 1576, è esistente, ne fa fede un documento che indica le case della badia di S.Leonardo, poste sulla “ruga trauersa” che da S.Pietro conduce al monastero di S.Benedetto.Si badi bene che si fa più volte riferimento al monastero di S.Benedetto in Manfredonia, costruito prima di quello dei Celestini; e questi due monasteri si trovano in linea, ambedue coprono lo spazio tra l’attuale corso Manfredi (“ruga magna selcata”) e via della Maddalena (“ruga de confectaria”).E’ da credere allora, che il monastero dei Celestini sia stato operante, anche se come grancia di quello di Monte S.Angelo, dall’inizio del sec. XIV.Per il sec. XVII, che a noi più interessa, nel 1602 rileviamo: d. Andrea sipontino; nel 1618 Didaco de Siponto e nel 1635 d. Francesco de Manfredonia. Ma va pur detto che nel 1616, negli Annali, non viene contemplato il monastero dei Celestini di Manfredonia Di converso, presso il monastero di Monte S.Angelo riscontriamo alcuni elementi provenienti da Manfredonia, come: Diego, oblato, nel 1627: Michele Vischi, nel 1629: d. Vincenzo, clerico, nel 1630 e 1632: d. Mauro sacerdote nel 1632; d. Diego sacerdote, d. Vincenzo e d. Giovanni Battista, clerici, nel 1637. Sempre nel 1637 si ha il cambio di residenza tra d. Domenico e d. Diego.Nel 1636 il monastero sipontino viene tassato, per terza, con ducati 7, che nel 1654 diventano ducati 21. Ma nel 1652, ancora una volta, esso è annoverato nell’ elenco dei monasteri soppressi. Nel 1654, poi, mentre Celestino Telera è a Napoli, a Manfredonia abbiamo il priore d. Giuseppe Borsa ed i padri Bartolomeo di Lucera, Lorenzo di Vieste, Luigi di Napoli, clerico, Francesco di Santo Cesario. A Lucera figura padre Domenico di Manfredonia e ad Oria padre Pietro Telera. Nel 1662, infine, il nostro monastero è tassato per ducati 20, il che dimostra la sua vitalità.All’inizio del “Libro di Amministratione Monastero S.Pietro Celestino Manfredonia (1664-1670) vien detto: Fondatione del Monastero di S. Pietro Celestino della cità di Manfredonia. L’istrumento della sua fondatione stà nel’Archivio del nostro Monastero della cità di Monte Santo Angelo, nel quale stanno molti altri stromenti, e sue scritture, perché era sua Grancia, e qui ne stanno le platee menzionate da’ Notari. Una aprile 1565 fatta da Notar Ludovico Palamede ed altra di Notar Giovan Battista Fantozzi fatta nel 1625 doppo l’incursione delli Turchi. E stanno tutte e due in un volume. Fu eretto dunque questo primo loco questo monastero in Grancia.Seguono ancora le descrizioni delle donazioni effettuate da Tommaso Mercaldo di Gifuni, del 24 novembre 1650, e dal capitano Pietro Borsa del 1654.Intanto, il 13 maggio 1651 il monastero di Manfredonia diventa priorato per essere poi, il 14 maggio 1657, abbazia. Nel periodo 1657-1659 ne è abate Giuseppe Borsa, mentre nel periodo 20 gennaio 1660-28 aprile 1664 abate è Celso Regna. Seguono: l’abate Donato Antonio di Taranto (15 maggio 1664-26 dicembre 1667); l’abate Donato Pansini (26 dicembre 1667-31 marzo 1668), e l’abate Pietro Paolo di Marsico (1 novembre 1668-30 aprile 1670).Potremmo continuare ancora sugli abati, sui censi, sulle proprietà, sui consumi alimentari, ecc., ma ci soffermiamo solo al periodo di attività del nostro Celestino Telera.Va pur ricordato che originario di Manfredonia è Pietro Santucci, attivo nel periodo 1562-1641, anche egli celestino, abate, per 25 anni, del monastero di S.Spirito della Maiella.Contestualmente a questi uomini e a queste attività, si ha l’operato di Celestino Telera. Egli nasce a Manfredonia il 1605 o, meglio, come scrive Giacomo, il 1607, e dovrebbe stare a Manfredonia, quando, nel 1620, si ha il sacco turchesco.Come vuole il Pascale, per il Santucci, che effettua i suoi primi studi ed il suo noviziato, prima a Monte S.Angelo e poi a S.Severo, anche il Telera avrebbe potuto seguire la stessa strada, dopo una esperienza abbastanza triste vissuta all’età di 15 o 13 anni. Non sappiamo che cosa abbia influito sulla sua scelta di essere celestino, forse l’esperienza vissuta nel 1620, od anche la fama del suo conterraneo Santucci.Sui primi anni di noviziato, quindi, sappiamo poco, certamente non è a Sulmona nel 1621, allorquando si riscontra l’elenco dei novizi. Di contro, nel 1628, all’età di 23-21 anni, lo riscontriamo come lettore a S.Spirito di Morrone.In merito ai rapporti con la sua terra natia sappiamo poco o nulla, solo un piccolo riferimento epistolario. Del resto la situazione del monastero sipontino ci appare, in questi anni, molto incerta. E’ chiaro che la sua attività di abate, prima, di studioso e di generale dell’ordine, poi, l’avrà assorbito totalmente.E proprio la sua attività, la sua opera coprono un periodo molto delicato della storia sipontina. Egli precede di poco la presenza dell’Orsini, del Sarnelli e del Cavaglieri a Manfredonia, per cui, pure in un ‘600 tenebroso per la storia locale, la presenza del Telera segna un punto decisivo ed esaltante per lo sviluppo socio-culturale e religioso della città. Il Santucci prima e il Telera, vieppiù, dopo, rappresentano il fermento religioso che vi è a Manfredonia dalla fine del ‘500 agli inizi del ‘700.Fermento che vede la presenza di molti religiosi e religiose appartenenti al clero regolare. In occasione del sacco turchesco del 1620, secondo lo Spinelli, nel castello si rifugiarono più di 200 appartenenti al clero, sia secolare che regolare (maschili e femminili). Valore che si proietta per tutto il periodo sopra indicato. A Manfredonia si contano 5 monasteri e conventi maschili e 2 femminili.E sempre in merito alla presenza di religiosi o di fermenti teocratici, va aggiunto che Manfredonia, nel 1492, è la sede più rilevante degli insediamenti di Valdesi nel Meridione dì Italia. E nel ‘500 sono ancora attivi nella nostra città molti ebrei e un buon numero di neofiti (cioè ebrei che hanno abbracciato il Credo cristiano), i quali si manifestano pienamente nel ‘600, i cui nomi sono ben noti nella gestione dell’Amministrazione comunale.Non va dimenticato infine che nel sec. XVII fioriscono gli ultimi vescovi nati a Manfredonia, appartenenti alla famiglia Tontoli, Francesco, Andrea e Gabriele.A cura di Pasquale Ognissanti (Archivio Storico Sipontino)