Il Gargano disse che

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Fidarsi di Dio, fidarsi della scienza
immagine in allegatoDi:Redazione  0 0 0 0 0 Di personaggi storici dal nome Dionigi, la storia ne conta almeno sette: Dionigi l’Areopagita (I° sec dC) giudice al tribunale ateniese, Dionigi di Corinto vescovo a Corinto (166-174) i cui frammenti recuperati ci narrano del martirio di Pietro e Paolo a Roma, Dionigi d’Alessandria (190-264) autore dell’opera “Giustificazione e Apologia”, Dionigi il Certosino (1402-1471) il cui “Speculum conversionis peccatorum” è considerato il primo libro stampato in Belgio, Dionigi l’Agricoltore (1261-1325) re del Portogallo e fondatore dell’Università di Lisbona e, infine, Dionigi l’Esiguo ma tramandato come “il Piccolo”.Fu quest’ultimo, com’è noto, Dionigi il Piccolo, monaco dell’antica Scizia – questa un’area geografica che s’estendeva in parte o del tutto, nelle regioni tra il Danubio e il Mar Nero – vissuto nel VI sec dC, a stabilire storicamente nella sua “Tavola dei cicli pasquali”, la cronologia dell’era cristiana, fissando il Natale nel 753, anno di Roma contato dalla sua fondazione, Ab Urbe condita.L’anno 1, allora, lo fece partire dalla settimana successiva al 25 dicembre di quell’anno, senza considerare l’anno zero poiché tale entità matematica non era ancora conosciuta.In verità, Gesù dovrebbe essere nato tra l’8 e il 4 aC, quando è certo che sia morto Erode.E non è neppure certo che Gesù sia venuto a questo mondo il 25 dicembre, così come ha sancito S. Giovanni Crisostomo, dal momento che la data sarebbe stata decisa per soppiantare la ricorrenza pagana del dio Mitra, sosia di Gesù; in precedenza, il mondo cristiano solennizzava l’evento al 6 gennaio, oggi l’Epifania. C’è da aggiungere, in ogni caso, che tutte le grandi feste cristiane hanno sostituito strategicamente ogni ricorrenza pagana.La successiva riforma calendariale, infatti, attuata da Gregorio XIII nel 1582, dovette persistere nell’errore primitivo e l’unico aggiustamento di rilievo che operò fu di far slittare il 4 ottobre al 15 dello stesso mese.Allo scopo di evitare future accomodature, s’inventò che degli anni secolari dal 1700 fossero considerati bisestili solo quelle divisibili per quattro.Il vecchio calendario giuliano, quello cioè riformato da Giulio Cesare, con la consulenza dell’astronomo alessandrino Sosigene, aveva accumulato gravi errori nel tempo, anche se ogni quattro anni si passava da 365 giorni ai 366 per anno.Quando il calendario giuliano entrò in vigore (46 aC), quell’anno fu stabilito di quindici mesi e i problemi furono così tanti che è ricordato come l’anno della confusione; pensiamo allo strascico delle nascite e delle documentazioni da quel trimestre caduco.L’errore compito da Dionigi è oramai irreversibile ed è impensabile oggi riassettare cronologicamente la nostra era.Ci avviciniamo, virtualmente o meno, alla definizione certificata del primo ventennio di questo secolo, il quale si apre al terzo millennio convenzionalmente enumerato dalla data della nascita di Gesù stabilita da Dionigi il Piccolo. L’umanità, nel corso di questo millennio, continuerà a fidarsi di Dio e degli indirizzi delle religioni o della scienza genuinamente umana?Per un fedele di qualsiasi credo, la risposta è univoca per entrambi gli enunciati.Colui che ha fiducia in Dio, in quell’Essere che governa tutte le cose e ne traccia i percorsi, non può che affidarsi simultaneamente alla scienza, nel convincimento che questa si concilia con le Sue volontà, con le Sue leggi.L’opzione di fidarsi del destino toglierebbe poco o nulla al valore trascendentale della risposta, qualora si intenda per esso una pagina già scritta e fatalmente realizzabile, malgrado razionali interventi umani; si presume infatti la manifestazione di un mistero cosmico equiparato alla divinità, una sorta di latrìa dello Scrivente. La credenza di assoluto agnosticismo, invece, che destino sia uguale a casualità porrebbe, comunque sia, il “casualista” in discussione innanzi al proprio stesso pensiero. Affidarsi al caso, infatti, è pur sempre obbedire a qualcosa che ci governa, pur se indecifrabile, di là di una visione storica della divinità o dello scrivente; è da credere insomma a una sorta di intervento giammai convincibile alle invocazioni, all’intercessione, ai sacrifici, pertanto una percezione dell’umanità in mera balia di una forza cosmica. La scienza o Dio, tuttavia, avrebbero, nel pensiero dei posteri, il potere di deviare il destino o la casualità?A cura di Ferruccio Gemmellaro, 04 gennaio 2019