Il Gargano disse che

Gelato al caciocavallo o alle pettole, la sfida di un imprenditore a Peschici: "Basta con i gusti copia e incolla"


Gelato al caciocavallo o alle pettole, la sfida di un imprenditore a Peschici: "Basta con i gusti copia e incolla" Stampa Email
Il caciocavallo podolico in un gelato. Sembra incredibile, ma è uno dei gusti proposti al bancone della gelateria Michel, a Peschici. Non è l'unico, a suonare originale: c'è il gelato alla Burrata di Andria e quello al grano arso, quello "del pastore" - con ricotta fresca di capra, composta di pere e noci e addirittura quello alle pettole. E pure quello al lampascione, al pane di Altamura, al cacioricotta e allo scorzone (tartufo) locale. L'idea è di Michel Draicchio, che nel 2019 festeggia 20 anni di attività nella cittadina garganica, una delle più amate dai turisti d'estate. "Ci piace esaltare il nostro territorio, chi viene da noi fa un percorso gustativo nelle nostre tradizioni - dice il titolare - e infatti su biglietti da visita e tovaglioli ho fatto scrivere che qui si gusta 'un gelato da ricordare'".Tutto è partito nel 1999 con il 'peschiciano', mix di cioccolato fondente e fichi secchi - "quelli pugliesi che si facevano essiccare d'inverno, all'interno dei quali c'è una mandorla - poi la voglia di distinguersi ha preso il sopravvento. "Ho rischiato, all'inizio, e mi capitava anche di dover buttare gelato che nessuno voleva - ricorda Draicchio - ma la sfida era proprio quella di non fare copia incolla, di non utilizzare semilavorati ma prodotti autentici". Vengono tutti dal Gargano, sono Igp e doc di presidi Slow food; solo le nocciole arrivano dal Piemonte, come il pistacchio lucano o di Bronte. Le mandorle sono di San Giovanni Rotondo, le noci di Vico: "Però mi servo solo di produttori diretti, che coltivano la terra. E quindi preferisco essere io stesso a tostare mandorle, nocciole e noci per farne poi il gelato, passando l'intera giornata in laboratorio". Anche la frutta è locale e di stagione, da Michel non esistono sapori esotici. Merito di un piccolo terreno di proprietà dove crescono pere, fichi e agrumi, e dei parenti che fanno arrivare i loro fichi d'India, le nespole e i gelsi. Ora Draicchio si sfizia, proponendo il gelato al caciocavallo podolico abbinato a una composta di mele cotogne, quello alla Burrata di Andria con marmellata di pomodoro pachino e olio extravergine d'oliva I clienti, quel gelato, se lo devono meritare. E allora Draicchio ha deciso di accompagnare le vaschette in vetrina con etichette che recitano i nomi dei gusti in italiano, spesso anche in inglese, a volte necessariamente in dialetto. "Faccio divertire le persone dicendo loro: "Provi a chiamarlo in dialetto, altrimenti non glielo do". E la cosa curiosa è che spesso sono gli stranieri ad azzeccare la pronuncia giusta, sia quelli che arrivano dall'Est, forse per affinità linguistiche, sia gli inglesi". Non è semplice pronunciare correttamente 'U crusti' né tantomeno 'u culach qu mustocot' - entrambi dolci tipici della zona - ma la spesa vale l'impresa. "Prepariamo anche gelato affumicato con vari legni, lo arricchiamo a volte con il rosmarino, e c'è anche quello alla resina. Vista la posizione della gelateria, nel centro di Peschici, avrei potuto più semplicemente fare un gelato commerciale, forse avrei pure guadagnato di più. Ma sin dall'inizio ho voluto fare un gelato che rispecchiasse la nostra mentalità, il nostro essere pugliesi, il nostro modo di vivere".Anna Puricellarepubblicabari