Il Gargano disse che

OGGI NO AGNELLO


OGGI NO AGNELLO StampaEmail 
  Ok poi gli altri giorni li macelliamo ma con anestesia. Quella stessa anestesia che ormai ci ha pervaso e che ci rende immune da qualsiasi bruttura o stupidità. Campeggia sui muri delle chiese, o nelle vicinanze,  di tutta Vieste: “Oggi no agnello” . Gli argomenti che si propongono sono infiniti, dal disagio giovanile (ammesso che sia stato un giovane), alla questione grammaticale e la deriva della lingua italiana, l’ambientalismo e diete vegetarianvegane, al bersaglio (le chiese e non altri muri). Insomma per farla breve, ricordo ancora gli schiaffoni di mia madre quando con una bic blu feci dei segni sul bianco muro di casa; non andavo ancora a scuola e in età d’asilo, non andavo manco all’asilo. Ma questa è un’altra storia. Poi arrivarono i giorni di scuola, e le medie, e le superiori. Ovunque vedevi scritte, sui banchi, sui muri, sulle porte e poi i bagni; quelli si che erano delle vere e proprie enciclopedie, ci trovavi di tutto, dall’ultima traccia del compito d’italiano al giorno in cui Marta aveva lasciato Franco, e la Juve che perdeva l’ennesima coppa. A me non è mai capitato di scrivere su niente, forse ero povero di idee. Eppure mia madre oltre agli schiaffoni non mi ha spiegato perché non bisogna scrivere sui muri. Non era una psicologa mia madre, non aveva nessun metodo montessori, ma alla vista dei segni sul muro… due schiaffoni e “non t’azzardann chiù. Mo chi ha pulzza?” Mi è capitato di leggere articoli o saggi di sociologia sulle scritte o addirittura l’arte fatta sui muri di palazzi, stazioni, carceri e chiese. Ho conosciuto anche chi sulla sella della statua di San Giorgio aveva inciso le sue iniziali. Le ho viste, ma non dirò mai chi è stato. Ah non preoccupatevi, si tratta di tanti anni fa, dopo l’ultimo restauro non si vede niente.  “Sai, sono cazzate che si fanno quando si è ragazzini incoscienti”, il commento che è seguito alla richiesta del mio perché.  Oggi mi chiedo ancora perché c’è chi ha questo bisogno spasmodico di scrivere sulle proprietà altrui, oggi che non finiamo mai di imbrattare le bacheche virtuali nostre e dei nostri contatti. Eppure c’è chi a pochi giorni dalla festa di Pasqua pensa di proteggere gli agnelli imbrattando i muri delle chiese, quasi fossero questi i luoghi dove si macellano gli agnelli. Tutto questo non ha niente a che fare con i movimenti ambientalisti o con gli animalisti, ma è soltanto qualcuno che ha bisogni di due ceffoni e “non t’azzardann chiù. Mo chi ha pulzà?” Il codice penale all’articolo 639 cita: chiunque deturpa o imbratta cose mobili o immobili è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a € 103,00. Se il fatto commesso su beni immobili si applica la pena della reclusione da uno a sei mesi o della multa da € 300,00 a € 1.000,00. E poi ancor più grave su beni di interesse storico. Pertanto se qualcuno abbia visto chi è autore di questa cretinata è bene che ne faccia segnalazione, perché è giusto che venga riparato al danno fatto. Nella speranza che da oggi si possa scrivere nelle nostre menti, possibilmente in italiano corretto: “Da oggi in avanti non più scritte sui muri,”manco su quelli di casa tua idiota. Gaetano Simone