Il Gargano disse che

Vico/ Respinti noi.....


Vico/ Respinti noi..... StampaEmail 
  L’Ondata di Coronavirus oltre al panico, giustificato o meno, le foibe, ai tic, l’isteria, lo svuotamento dei market e l’impennata cialtronesca dei costi di mascherine e disinfettanti vari, le quarantene, quelle giustificate, quelle volontarie e quelle inutili, ci ha trasformati per capriccio della Storia in un popolo da respingere. Più di cinquanta Paesi dei cinque Continenti hanno deciso di applicare agli italiani in arrivo misure di controllo e respingimento. L’elenco è lungo, troppo lungo per dettagliare i nuovi respinti e la nuova politica del respingimento. Un po’ qua, un po’ là, troviamo: l’Austria chiude il Brennero e respinge; a Tel Aviv non ci fanno scendere nemmeno dall’aereo circondato da poliziotti in assetto Striscia di Gaza; alle Mauritius bloccati e respinti come appestati; Londra, quarantena e respingimento; in Francia chi viene dal nord Italia viene messo insieme a quelli di Cina, Macao, Hong Kong, Corea del Sud, Singapore; Stati Uniti, Trumb double face e via discorrendo. Fermiamoci, la riflessione, il pensiero, non riguarda l’elenco dei provvedimenti. Come era prevedibile ad ogni respingimento si è gridato alla lesa maestà italiana. Noi che siamo così esperti nel respingere donne, bambini, vecchi, giovani. Noi che abbiamo fatto del respingimento una religione istituzionale, indurita dai decreti Salvini, che fanno apparire robetta annacquata la legge “Bossi Fini”, noi popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori, stop, è bastato un colpo di tosse, uno starnuto per trovarci di colpo senza l’abito dei respingitori e vestiti a nostra insaputa dell’abito dei respinti. La Storia è più forte di qualsiasi decreto. Da Italiani “veri” sarebbe bastato un pizzico di materia grigia, un gesto di umanità in più e qualche ottuso muscolo in meno. Alla richiesta di un governo “tutti dentro” che avrebbe evangelicamente distribuito ministri e sottosegretari si è risposto con una risata.       Buon fine settimana! Michele Angelicchio