Il Gargano disse che

Regione/ Manovra da 500 milioni. Allo studio il «Reddito di ripartenza». Lo scopo è quello di dare liquidità alle aziende.


Regione/ Manovra da 500 milioni. Allo studio il «Reddito di ripartenza». Lo scopo è quello di dare liquidità alle aziende. Si chiederà a Bruxelles una modifica al Reddito di dignità. StampaEmail 
  La giunta regionale ci sta lavorando da giorni. Ha chiesto anche la consulenza di un importante studio legale con particolari competenze nella materia comunitaria. Lo scopo, nella formulazione definitiva, è facile da enunciare. Più complesso sarà il percorso per arrivarci. Si tratta di reperire 500 milioni (in parte fondi ulteriori rispetto all’attuale dotazione) da iniettare nei comparti produttivi e dare slancio all’economia pugliese dopo la fase di arresto dovuta all’emergenza Covid-19. Un’azione di stimolo che si dovrà associare a quella del governo centrale. La Regione ci mette del suo, a partire dai canali di finanziamento che le sono propri, quelli dei fondi Ue e quelli complementari ai soldi di Bruxelles. Il traguardo ultimo sarà di sostenere il vasto mondo delle micro, piccole e medie imprese della Puglia ma anche le persone fisiche prive di reddito. Una manovra che la Regione vuole chiamare «Reddito di Ripartenza». I tre canali Sono tre i canali da cui drenare (o recuperare) il mezzo miliardo di cui si è detto. Il primo è relativo alle cosiddette «risorse liberate» del vecchio Programma operativo regionale (Por) 2007-2013, la cui rendicontazione non si è ancora completata. Si tratta di farsi, per così dire, ridare da Bruxelles fondi che sono serviti a finanziare opere la cui realizzazione è stata prevista anche da progetti e fondi statali. In poche parole: siccome c’è l’assegno statale a coprire la spesa, si chiede alla Ue di poter utilizzare la stessa somma per altri scopi. Qui si potrebbe recuperare circa 150 milioni. Il resto dovrebbe arrivare da altri due interventi: la riprogrammazione del Fondo di sviluppo e coesione (di derivazione statale) e la rimodulazione del Por 2014-2020. Il vero incaglio sembra pararsi proprio qui, visto che per entrambi i casi si deve passare da un’autorizzazione di Bruxelles attraverso procedure abbastanza lunghe e defatiganti. Per questo si sta studiando, con il conforto del legale, di poter invocare una sorta di stato di necessità per approntare una manovra di modifica con un iter rapido, autonomamente deciso dalla Regione, senza negoziato e solo «vistato» dalla Ue. Il piano di azione e coesione C’è infine un’altra collaterale possibilità: quella di far ricorso al Pac, il piano di azione e coesione. È una programmazione complementare rispetto a quella ordinaria del Por (basata sulla formula fondi Ue + cofinanziamento nazionale). Funziona così: per la parte del Por che non si riesce a spendere c’è la possibilità di utilizzare la somma del cofinanziamento nazionale, integrata anche qui da risorse europee. La giunta guidata da Michele Emiliano, considerata la stasi dei cantieri di queste settimane, ipotizza per il 2020 di non riuscire a centrare i target fissati dalla Ue (sarà così prevedibilmente per tutte le Regioni del Sud). Per questo si prepara ad allestire un piano complementare (il Pac, appunto) e a recuperare parte dei soldi non spesi. A chi andranno i fondi Il mezzo miliardo sarà destinato, come detto, a dare benzina alle medie, piccole e piccolissime aziende. La forma è da studiarsi. Presumibile si possa trattare di incentivi a fondo perduto, agevolazioni e premialità per gli investimenti, secondo il sistema dei collaudati bandi che si utilizzano da molti anni in Puglia. La Regione sta studiando pure di utilizzare in maniera più elastica il Reddito di Dignità (ReD) finanziato con il Fse (fondo sociale europeo). Bruxelles esige che tali risorse siano destinate ad attività formative. E infatti la corresponsione del ReD è legata all’obbligatoria frequenza di corsi di formazione. La giunta intende chiedere alla Ue di poter erogare l’assegno senza «condizionalità». Senza cioè pretendere la frequenza dei corsi, ma allo scopo puro e semplice di sostenere il reddito di disoccupati e inoccupati. È vietato dalle regole di Bruxelles, ma l’emergenza coronavirus potrebbe indurre a decidere diversamente. Ieri la giunta ha stanziato 36 milioni, destinate proprio al Red, per l’anno 2020. Francesco Strippoli corrieremezzogiorno