Il Gargano disse che

Mons. Domenico Arcaroli pastore Arcade a Napoli nel 1766


Mons. Domenico Arcaroli pastore Arcade a Napoli nel 1766 Stampa Email
Alla svolta fra il Sei Settecento le accademie divennero molto di più dell’Università centro di circolazione delle nuove idee, un contesto dove emerge l’importanza delle relazioni fra intellettuali e in particolare fra l’ambiente romano e quello napoletano, dove spicca il ruolo della figura di Celestino Galiani e dell’altro conterraneo Pietro Giannone.Dalla testimonianza del Nunzio Simonetti leggiamo “ Si fanno per tutta la Città [Napoli] Accademie in diverse facoltà, e molte si sa esser buone; altre però sono sospette, essendo certe che la gioventù legge libri Francesi, ed Oltremontani, e le massime di quelli contro la Chiesa e gli Ecclesiastici, si spacciano con pompa pubblicamente, avendo preso gusto nella critica delle materie Ecclesiastiche, ed alle nuove opinioni cartesiane”.Il Minieri Riccio nell’elenco delle Accademie nella città di Napoli cita la Colonia Aletina fondata nel 1741, ispirata dall’Arcadia di Roma fondata nel 1690, si richiama a questa non solo come movimento letterario, ma come vera e propria scuola di pensiero: classicista; amanti della poesia classicheggiante, eruditi e studiosi che si richiamavano ai pastori-poeti della mitica Arcadia.La Colonia Aletina fondata in onore dell’Immacolata Concezione aveva sede nella chiesa di Sant’Agostino degli Scalzi, dedicata a S. Maria della Verità. Dichiarata la novella Accademia   Colonia dell’Arcadia di Roma dal 1753, aveva preso come emblema un Cigno sulle acque, sopra del quale pendeva la Fistula Pastorale col motto “ et canit, et cadent”.L’istituzione dagli interessi prevalentemente religiosi, teneva la seduta annuale in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione di Maria e gli accademici erano chiamati a recitare componimenti in versi e in prosa in onore della Beata Vergine. Composizioni, che a parte qualche guizzo particolarmente espressivo, non riescono quasi mai ad allontanarsi davvero dai più usuali dettami della poesia arcadica.Nella raccolta di prosa e versi recitati in lode dell’Immacolata Concezione di Maria , l’otto dicembre dell’anno 1766 si ritrova il componimento di Domenico Arcaroli Eccitato Viciense tra gli Arcadi Nivilio.                                        Per l’Arcaroli erano gli anni della permanenza a Napoli dove frequentava la pubblica Università e ne conseguiva il grado di dottore dell’una e dell’altra legge “ in utroque jure” il 29 novembre 1768. Nella testimonianza di Saverio Politi sacerdote della Diocesi di Tropea, deposta nel processo concistoriale del 27 gennaio 1776, per la nomina di vescovo di Lavello, il compagno di studi dichiarava “ La cognizione che io tengo del S. D. Domenico Arcaroli è incominciata nella Città di Napoli da anni 15 à questa parte, in occasione che frequentavamo diverse legali Accademie, che si tenevano nella suddetta Città nelle quali unitamente più volte ci siamo portati, ed il tal congiuntura lo principiai non solo a conoscere ma anche a trattare, il che ho continuato a fare interportarmi però per via di carteggio”[1].L’Arcaroli già ordinato sacerdote l’8 maggio 1755 presso il seminario Arcivescovile di Manfredonia, fu accademico del sodalizio culturale dell’Accademia degli Eccitati di Vico del Gargano sorta del 1759 come si legge negli statuti. Contemporaneamente, durante il periodo in cui egli si trovava nella capitale del regno per i corso di studi giuridici, frequentò gli ambienti accademici, più vicini al suo spirito di zelante ecclesiastico. Tale era il contesto della Colonia Aletina fondata dai padri Agostiniani Eremitani Scalzi di Napoli, che si riunivano annualmente nella chiesa di Chiesa di S. Maria della Verità.Nei versi egli canta una eterna lode alla Madre Celeste resa immune dal peccato perché destinata ad essere madre del Figlio; vincitrice del male è invocata a soccorrere l’umanità e liberarla dal peccato. La conclusione è un invito a lodare Maria “ Seguite, o Arcadi i vostri canti lieti, e festanti”.  E qual insolitaNovella è questa,che la forestad’inni , e canticitutto risuona;e al piano, e al monte ,e al colle, e al prato,fuor dell’usatociascun ornato d’immortal coronala nobil fronte,    si vedono d’Arcadia i pastorellicacciar dal gregge dl’innocenti agnelli?Ah si, sovvengomiqual sia la bellacagion di quellagioia, che ingomberadi tutti il petto.Oggi a’ mortaliquel dì risplende,per cui si accendedi stizza, di livore, e di dispettochi a’ nostri malidiè la spinta crudel, per cui la mortevenn’ella a trionfar di nostra sorte.A Voi, gran Vergine,i dì festivooggi è votivo:sì , a Voi si rendonoin sì bel giornolaudi, ed onori:perciò v’idioarder di piodesiderio i pastori a far che adornociascun di fioriqui comparisse, a celebrare il santodì, che piacesse al vostro Dio cotanto.Quel giorno memoro,se tal ei puoledirsi, che il soleancor risplendenon si vedea,quando il gran Dio,qual sposo amante,le luci santefisso sopra di Voi qual altra Dea:si allor che piodestinandovi Madre del suo FiglioVi rendè immune dal comun periglio.Ed ho qual gaudioin ciel si accrebbe!Chi ‘l crederebbe?Deh voi spiegateloalmi, e beatispirti celesti,che il gran momentopien di contentocelebraste d’amor tutto infiammati:che mai tu festio superbo Dragon? Tornasti giusoper giusto guiderdon vinto, e confuso.Or chi non debbavi,alma eroinapura, e divinadir, che Voi l’unicasiete, la vagala bella, e intera,di cui tra tantel’eterno Amantesol si compiacque, ed ogni cuor appaga?Ah sì; la veradi lui pupilla siete, e il suo tesoro,l’opra più degna del di lui lavoro.La PrimogenitaVoi sì già fuste;tal le vetustesacrate paginefanno a noi fede.Voi foste esentesì, dall’anticacolpa nemica:sì, non osò d’insidiarvi il piedeil rio serpente:si, quella foste Voi Arca gradita,per cui l’uom fello si salvò la vita.Cieli o voi ditelo,che allor presentiai bei momentidi Lei mirastivopien di stuporela bella Imago:qual non si appresegaudio , ed intese?A Lei qual gloria non si diede, e onore?Io so, che pagoIl Sol restonne, e ogni più chiara Stellaal riflesso di Lei parve men bella.Qui ancor s’inteseroinni festivi.Che non udivi?Chi al cedro, e al platanola somigliava:chi a quel de’ campigiglio odoroso,bello, e vezzoso.Chi , da Te quando impetro, a Lei gridavache orma qui stampicinta di nostra uman spoglia terrena,e vieni a liberar noi da catena?Altri pregavano:dhe vieni o Sposa,dolce, amorosa:Tu sei quell’Iridenon si vedea,quando il gran Dio,qual sposo amante,le luci santefisso sopra di Voi qual altra Dea:si allor che piodestinandovi Madre del suo FiglioVi rendè immune dal comun periglio.Ed ho qual gaudioin ciel si accrebbe!Chi ‘l crederebbe?Deh voi spiegateloalmi, e beatispirti celesti,che il gran momentopien di contentocelebraste d’amor tutto infiammati:che mai tu festio superbo Dragon? Tornasti giusoper giusto guiderdon vinto, e confuso.Or chi non debbavi,alma eroinapura, e divinadir, che Voi l’unicasiete, la vagala bella, e intera,di cui tra tantel’eterno Amantesol si compiacque, ed ogni cuor appaga?Ah sì; la veradi lui pupilla siete, e il suo tesoro,l’opra più degna del di lui lavoro.La PrimogenitaVoi sì già fuste;tal le vetustesacrate paginefanno a noi fede.Voi foste esentesì, dall’anticacolpa nemica:di pace eterna,che Iddio di porrepromise in segno,che il suo gran sdegnoiva a cessar per sua bontà paterna.Sì, vieni a sciorrenoi da que’ lacci, che ci tengon stretti;vieni, o Sposa, a scaldare i nostri affetti.Or va tu, e vantatiDrago superbo,che al caso acerbosapesti vincerla:va, è dì, che schiavatu la rendesti:va, e dì, che infettafu pur Concetta:Va, e dì, che il tuo furor tutto l’aggrava:Va, e di, che avestisopra di Lei l’impero. In van prefumi;invan tu verso di Lei rivolgi i lumi.Seguite, o Arcadii vostri cantilieti, e festanti,se un dì più celebrenon vide il Cielo;ne qua sen videun altro eguale;certo egli è tale;che tutto a se richiama il nostro zelo:ei già ci arridepiù che il merto non sia: onde a sua gloriadi Lei cantiamo l’immortal Vittoria.[1] NICOLA PARISI ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------[1] Vari componimenti in nome dell’immacolata Concezione di Maria, recitati dagli Arcadi della colonia Aletina, nella Chiesa di S. Maria della Verità de’ Padri Agostiniani, Eremitani, Scalzi di Napoli agli 8 di Dicembre del corrente anno 1766, nella stamperia Simoniana. [1] AAV. Dataria Ap., Processus Datariae vol. 153 f. 57r.[1] Vari componimenti in nome dell’immacolata Concezione di Maria, recitati dagli Arcadi della colonia Aletina, nella Chiesa di S. Maria della Verità de’ Padri Agostiniani, Eremitani, Scalzi di Napoli agli 8 di Dicembre del corrente anno 1766, nella stamperia Simoniana. [1] AAV. Dataria Ap., Processus Datariae vol. 153 f. 57r.[2] Vari componimenti in nome dell’immacolata Concezione di Maria, recitati dagli Arcadi della colonia Aletina, nella Chiesa di S. Maria della Verità de’ Padri Agostiniani, Eremitani, Scalzi di Napoli agli 8 di Dicembre del corrente anno 1766, nella stamperia Simoniana.