Il Gargano disse che

“Peschici in bianco e nero”, il racconto di Matteo Pazienza


“Peschici in bianco e nero”, il racconto di Matteo Pazienza   Stampa Email  
  Se la incontri te ne innamori, lei è lì, sul mare, ed è la vera bomboniera del Gargano. Uscito il libro dell’architetto foggiano Matteo Pazienza dal titolo “Peschici in bianco e nero” edito da Andrea Pacilli Editore che racconta anche attraverso le straordinarie immagini di Michele Sepalone il suggestivo borgo sito a strapiombo sul mare, nel cuore del Gargano e dell’intera Capitanata. “Abbiamo territori bellissimi che non sanno rac­contarsi - esordisce a l’Attacco l’autore dei testi, Matteo Pazienza - i tan­tissimi turisti che vi arrivano restano ammaliati dai paesaggi mozzafiato ma nel momento in cui vorrebbero approfondire sulle radici e sulla storia di quei luoghi non vi trovano nulla. Personalmente mi è capitato spesso che recan­domi in alcune librerie di Peschici per trovare qualche testo che ne raccon­tasse la storia, non vi ho poi trovato niente. Tempo fa viaggiai in costiera amalfitana dove non da ieri, ma da due secoli a questa parte raccontano be­nissimo ciò che son stati e che sono quei posti, meravigliosi spaccati di vita di luoghi altrettanto belli e dei tanti artisti che hanno vissuto quelle terre”. In- somma non un semplice racconto ma un viaggio quasi intimo nella “perla garganica”, così come più volte definita dall'autore che ha poi aggiunto: “Un paesino gioiello, Peschici fu scelta anche dal celebre pittore, ballerino e co­reografo tedesco Alfredo Bortoluzzi, ultimo superstite della Bauhaus di Dessau, una grande scuola di architettura". Di fatto, nel lontano 1958, nonostante il valore della sua opera pittorica fos­se unanimemente riconosciuto dai maggiori critici europei, Bortoluzzi si ri­tirò nel piccolo paese della provincia di Foggia insieme all'amico Fritz Lang. Nella cittadina pugliese, come annotò nei suoi Frammenti..., riprese il suo "lavoro di pittore". I paesaggi del Gargano furono per lui una fonte inesauri­bile di ispirazione che influì grandemente nella evoluzione del linguaggio più maturo dell'opera bortoluzziana. Dopo il grigiore, metaforico e reale, che la guerra aveva portato nella vita degli artisti di quella generazione, il Garga­no rappresentò la rinascita, con il suo sole, la natura da vivere quotidiana­mente con un rapporto simbiotico, gli splendidi colori del promontorio pu­gliese. Sono gli anni in cui riprende, con intensità, l'attività espositiva di Bor­toluzzi, che allestì numerose personali e partecipò ad importanti rassegne. Insomma l’artista scelse Peschici come sua ultima residenza; morì a fine di­cembre di 25 anni fa e tutte le sue opere, tra disegni e schizzi, vennero poi acquistate dalla Banca del Monte di Foggia. “Possibile mai che Peschici non organizzi una mostra d’arte o un premio let­terario? Sorrento, Rimini così come tutto il Salento fanno tantissime inizia­tive. Poi arrivi sul Gargano e tutto si blocca. Silenzio - ribadisce Pazienza. Il libro vuole essere un primo tentativo di raccontare uno dei nostri meravi­gliosi paesi”. Una Peschici da scoprire, “dove il privilegio dei chiaroscuri so­stituisce l’esplosione dei colori di un lembo d’Italia, il Gargano, che non ci si stanca mai di raccontare”. “Una fotografia a colori si esprime già per quello che è. Quando invece non ci sono i colori, i dettagli devono essere scoperti - commenta Pazienza - attraverso il bianco e nero si cerca di arrivare al­l’essenza di un luogo. Con questo testo si cerca infatti di entrare nell’intimo di quei posti, di quella popolazione”. Attraverso i racconti di Matteo Pazienza e l’occhio attento di Michele Sepalone si cerca di entrare in punta di piedi nell’anima stessa di un paese che per millenni è stato dimenticato. “L’ultimo momento di gloria l’hanno vissuto nel medioevo, con le crociate, poi sono stati abbandonati - racconta l’autore - d’altronde la storia d’Italia è stata fat­ta da tutt’altra parte. Circa trent’anni fa quasi nessuno conosceva il nostro Gargano. Col bianco e nero si cerca di entrare in un paese recentemente scoperto in maniera sbagliata dal grande turismo. Credo che Peschici, co­sì come i suoi abitanti, non si senta ancora parte attiva della storia”. Un rac­conto leggero ma profondo: Peschici in bianco e nero rappresenta un lavo­ro certosino che, più che colmare un pesante e gravoso vuoto narrativo, ten­ta di accendere i riflettori su luoghi ancora troppo poco conosciuti. Vuole in qualche maniera spronare le coscienze di tutti i cittadini garganici e non so­lo verso attente e intense riflessioni. mauro pitullo l’attaco