Il Gargano disse che

Lino Patruno su La Gazzetta: "Basta dare un pò al sud e il nord fa barricate"


Lino Patruno su La Gazzetta: "Basta dare un pò al sud e il nord fa barricate"   Stampa Email  
  L'editoriale di Lino Patruno pubblicato oggi sul più importante quotidiano del sud: La Gazzetta del Mezzogiorno. Un'analisi perfetta sul divario Nord -Sud. "Al Sud non interessa affatto un duello col Nord. Al Sud interessa avere tutto ciò che finora non ha avuto e al Nord è stato dato. Poi al Nord possono pure dire che da loro incombe una bomba disoccupazione e che presto potrebbero diventare un altro Sud. Magari capiscono cosa vuol dire. Ma l’allarme è un’arma di distrazione di massa proprio quando il Sud pretende pari condizioni di partenza. E cioè quelle infrastrutture e quei servizi, l’alta velocità ferroviaria e gli asili nido dei quali vogliono ancora privarlo con la scusa della crisi del dopo-virus. Soltanto aprendo cantieri al Sud si può salvare il Paese. Quello che puntando solo sulla presunta locomotiva del Nord finora non è mai cresciuto anzi è passato per tre recessioni. Ha ragione Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, quando afferma che la riduzione del costo del lavoro non significa che ci sarà lavoro. A chi lo dice, presidente. Infatti lo sgravio di contributi del 30 per cento previsto dal ministro Provenzano per il Sud è un parzialissimo risarcimento non una soluzione. La soluzione è investire al Sud 135 dei 209 miliardi del Recovery Fund come vuole l’Europa. In modo da creare anche al Sud quella capacità produttiva finora negata in un Paese con la più alta diseguaglianza territoriale del mondo occidentale. In modo da mettere in moto al Sud quella seconda locomotiva che conviene al Sud, conviene al Nord, conviene a tutta l’Italia perché è l’unica condizione per farla ripartire. Finora non fatto per suicida egoismo del Partito Unico del Nord con la complicità dei poteri forti e dei governi. Insomma il Sud non può continuare ad assistere il Nord come avvenuto dal Duemila a oggi, quando 840 miliardi di spesa pubblica che gli spettavano sono finiti appunto al Nord. Li avessero utilizzati bene, sempre furto sarebbe. Ma sono soldi con i quali il Nord non è stato capace di far risalire l’Italia dall’ultima posizione nella classifica europea dello sviluppo. E cosa altro bisognerà togliere al Sud e dare al Nord perché ciò avvenga? Mentre lo scandalo si arricchisce di nuovi espropri. Vedi il 34 per cento di spesa pubblica al Sud (quanto la popolazione) mai finora rispettato. Vedi i recenti fondi per il turismo danneggiato dal virus, andati a una sola città del Sud, Bari, che ha avuto meno di Verbania. Mentre è un imprenditore globale come il pugliese Vito Pertosa a ripetere che ogni investimento al Sud conviene anche al Nord. E mentre è la Banca d’Italia a confermare che per ogni 100 euro spesi al Sud, 40 andrebbero ugualmente al Nord in materiali e servizi forniti. Vedere in questi ultimi mesi le città del Nord, a cominciare da Milano, quasi desertificate non è solo un effetto delle ferie estive o della paura di un Covid mai battuto, quand’anche. È la foto di una stortura che il Sud ha finora subìto e contro la quale questa è l’ultima occasione da non perdere. Non ci sono più in tante città del Nord le migliaia di meridionali emigrati per la mancanza di lavoro al Sud. Sono tornati a casa grazie allo smart working. Sono tornati gli studenti che dal marzo dell’isolamento hanno seguito le lezioni da remoto. Hanno disdetto gli affitti. Hanno consegnato le chiavi dei loro monolocali a 800 euro al mese. Hanno salutato bar, pizzerie, supermercati che avevano finora beneficiato dei loro consumi, della spesa sottratta al Sud e devoluta al Nord. Più gli aiuti che gli mandavano i familiari, tutto lì come una calamita dell’ingiustizia. Tre miliardi l’anno, ha calcolato la Svimez. Un reddito indotto che ha contribuito a far crescere il Pil del Nord e decrescere quello del Sud. Una spesa che ha contribuito all’arricchimento delle regioni beneficiate e all’impoverimento delle altre. Ha contribuito al mancato sviluppo del Sud privato di tutto ciò che gli sarebbe servito per averlo. E ha accentuato quel divario che ha sempre costretto la gente del Sud a emigrare. Ovvio che il Nord pianga per il timore di perdere condizioni che lo hanno così favorito. E ovvio che non possano essere solo il lavoro o lo studio via Internet ad appagare il Sud. Ma perlomeno possono così essergli restituiti tante energie e tanti giovani. Cioè quelli che arricchiscono una società civile altrimenti affidata soltanto agli anziani rimasti. Ecco perché l’arma di distrazione di massa e le pretese del Nord. Ecco la richiesta di avere ancora dopo aver tanto avuto a danno altrui. Non solo tenere tutto per sé. Non solo lasciare il Sud senza occasioni di futuro in modo che continuino le partenze. Ma denunciare improbabili correnti meridionalistiche nel governo dopo decenni di Sud ignorato e inesistente. Anzi di Sud per il quale non ci sarebbe più niente da fare e tanto vale non farlo. È bastato un misero 30 per cento di sgravi contributivi a questo Sud per scatenare il Partito Unico del Nord. Se vincerà anche ora, l’Italia sarà un Paese di serie B per sempre".