Rifiutare la giustizia del tribunale del web
Stampa Email Riceviamo e pubblichiamo. Preferisco il dialogo alla polemica. E quando devo dialogare preferisco avere di fronte il volto del mio interlocutore, osservare i suoi occhi, l' espressioni, il movimento delle sue mani e non immaginare le sue frenetiche dita su una tastiera. Infatti è la faccia e le mani la via più spontanea e veritiera di un confronto. Sono sempre più numerosi quelli che scelgono di nascondersi dietro uno schermo, talvolta usando anche un profilo e un’identità falsi, per sfogare un livore orientato alla mera umiliazione del prossimo. Il tribunale del web è il "luogo" perfetto per esternare la propria frustrazione in modo subdolo, aggirando il confronto diretto con l’interlocutore. Detto questo, credo che esprimere un giudizio su una questione non è prudente andare dietro alle chiacchiere della gente o affidarsi a chi si erge a capopopolo del momento, seppure una vicenda richiami dei risvolti umani, perché in questo modo si possono ingannare le orecchie degli ingenui e degli avventati nei giudizi, non è più Giustizia basata sul diritto ma la sua spettacolarizzazione. Certo, in un contenzioso, tutti fanno della verità e della giustizia un grido di battaglia in cui si cimentano, ma la verità è un nodo gordiano ed è prerogativa di impegno di pochi in grado di valutare i fatti in sedi opportune per arrivare alla giustizia. Quindi è bene seguire la ragione, valutare i fatti nelle loro specificità e non lasciarsi andare all' imitazione dei più. Se l' uomo sapesse a priori da che parte sta la giustizia non avrebbe bisogno della magistratura. È un consiglio e un invito alla cautela, ed essere cauti non significa non avere un' opinione o essere indifferenti, ma tutto deve rimanere nella sfera del dialogo e del confronto civile. Ad ogni modo confidare nel buonsenso delle parti in causa è sempre auspicabile ed è buona e nobile cosa. Gaetano Manfredi