Il Gargano disse che

WWF/ Appello denuncia: “Gargano depredato e in pieno degrado”. Accuse all’Ente Parco perché ancora non attiva


WWF/ Appello denuncia: “Gargano depredato e in pieno degrado”. Accuse all’Ente Parco perché ancora non attiva politiche di informazione dei luoghi.   Stampa Email  
  «Un’esta­te difficile per la biodiversità del Gargano è quella che si presenta quasi giornalmente ai turisti e ai cittadini del promontorio che ci scrivono allarmati sui canali so­cial della nostra associazione. No­nostante i lieti eventi come la ni­dificazione della “caretta caretta” a San Menaio, restiamo amareg­giati per il pesce luna trovato mo­ribondo alle Isole Tremiti a causa di una cima abbandonata in mare o per la piaga delle discariche abu­sive che spesso causano incendi del patrimonio vegetale». E’ la de­nuncia del Wwf di Foggia a mar­gine di una stagione ricca di ingredienti. «Ma non solo il patrimonio bio­tico del Gargano anche il patri­monio abiotico, quello geologico, oggi ci risulta attaccato dal de­grado, dalla non curanza ma so­prattutto dall’ignoranza causata dalla assenza d'informazione e sensibilizzazione in questo Parco nazionale che se non fosse per il costante impegno di associazioni, guide naturalistiche, gruppi spe­leologici ed esperti locali ed ovviamente forze dell’ordine sareb­be letteralmente abbandonato a se stesso», continua l’associazione ambientalista. «Così attraverso i social network ci è capitato di leg­gere di una curiosa signora che si vantava di aver “staccato” un pro­babile fossile all'interno di una grotta a detta sua “abbandonata” sul Gargano». È da ricordare, spie­ga il presidente del Wwf di Foggia, Maurizio Marrese, che è assolu­tamente deplorevole nonché ille­gale danneggiare ed asportare ele­menti geologici e ricordiamo che la Regione Puglia è una delle po­che regioni italiane che si è dotata di una specifica normativa per tu­telare e valorizzare il patrimonio geologico e speleologico». Un'attività di ricerca complessa e importante, il progetto Geositi, ha portato in regione il concetto non solo di biodiversità ma di “geodiversità”, termine impor­tante che significa non solo con­servare la memoria dell’evoluzio­ne e trasformazione del territorio ma anche dei paesaggi e delle for­me che identificano la Regione Puglia. «Allora - ribadisce Mar­rese -, l'invito è quello di fotogra­fare piuttosto che “asportare”, contribuire piuttosto che “di­struggere”, partecipare come par­te integrante del processo cono­scitivo del nostro Gargano e so­prattutto di mostrare le foto ad un esperto geologo o un paleontologo in quanto solo un professionista può raccogliere tutte le informa­zioni scientifiche su un ritrova­mento, informazioni assolutamente deficitarie se tale reperto viene asportato dal suo luogo di origine per poi “lasciarlo impol­verare solamente su una mensola di casa”. Non staremo oggi a pre­gare di riaprire i geositi del Gar­gano, come la Grotta di Paglicci, anche se questi siti sarebbero l'oc­casione per destagionalizzare il turismo e per creare nuove op­portunità di lavoro».