Brutto scherzo del Covid 19 salta il Carnevale di Manfredonia
Il fatidico squillo di trombe di Sant’Andùne màsckere e sùne che dava inizio al Carnevale di Manfredonia, quest’anno non c’è stato. Il Covid ha infettato anche questa manifestazione che avrebbe portato il numero 68 dell’era moderna, ma ben oltre il 2021 secondo la serie che parte dai saturnali romani a loro volta intinti di cultura etrusca, che nell’antica Siponto avevano grandi festeggiamenti e che in qualche modo, con gli aggiornamenti delle varie epoche, sono arrivati sino a noi. Una tradizione ben radicata che si è interrotta per causa di forza maggiore. E non poteva essere diversamente dal momento che l’efferata pandemia da coronavirus proprio in questi giorni ha fatto segnare punte di contagi preoccupanti (al 19 scorso gli infettati in quarantena erano 640 e i positivi 432, numeri dietro i quali si nascondono anche decessi). Una escalation che non ammette pause e tregue: al contrario richiede una maggiore attenzione e osservanza delle misure cautelative personali che sono le più efficaci per una prevenzione seria valevole per tutti senza distinzione alcuna. La ricorrenza di Sant’Antonio abate (Sant’Andùne) dava inizio alle feste che si svolgevano nell’equinozio di primavera nelle quali, nel tempo, sono confluiti miscelati prodromi pagani con riti cristiani anche se con finalità completamente differenti. Durante quei giorni era consentita libertà completa con tanto di rovesciamento dell’ordine costituito, scomparivano le differenze sociali. Giorni di follia collettiva, di feste sfrenate, di scherzi e spassi anche pungenti e piccanti. Fino ai primi decenni del secolo scorso a Manfredonia era in uso la “poppata”: il debitore di una somma di denaro o di un obbligo, si scopriva il deretano nella pubblica piazza e battendoselo, pronunciava il nome del creditore seguito da “il debito è pagato”. Era l’occasione in cui “semel in anno licet insanire” accettato da Seneca e Sant’Agostino. Forse oggi meno anche perché si hanno più occasioni per insanire. Caratteristica comune era quella di mascherarsi che rendeva tutti eguali, eliminava ogni steccato divisorio. Così come accade per la pandemia: l’uso della particolare mascherina anti Covid, rende tutti uguali. Incontrandosi tra conoscenti si ha difficoltà a riconoscersi. Scherzi di…Covid. Il carnevale ha perso gran parte delle sue peculiari caratterizzazioni complici anche organizzazioni inefficaci. Modalità e usi si sono profondamente modificati e aggiornati. Come è naturale che sia. Niente è più improvvisato, ma tutto è programmato, studiato. È ormai uno spettacolo da guardare come sulla tv. Che purtroppo a Manfredonia non è “commercializzato” per la mancanza di un percorso chiuso da vendere. Spariti gli spettacolari veglioni le folle di maschere chiassose, con l’introduzione negli Anni 50 dei carri allegorici e l’exploit delle “meraviglie” dei cortei in costumi fantasmagorici dei bambini delle materne e delle elementari, hanno impresso un format diverso dal carnevale tradizionale che rimane fissato nei giorni antecedenti all’inizio della quaresima, quest’anno il 17 febbraio. Si è pensato di rimandare i ludi sipontini in estate: un’idea spesso affacciata ma mai realizzata. Non sarebbe la stessa cosa. In estate c’è altro da fare. Il Carnevale ha i suoi tempi legati anche alla tradizione campagnola. / Michele Apollonio