Il Gargano disse che

Il virus nella fotografia, la mostra tra paura e resilienza Mercoledì 19 Maggio 2021


Il virus nella fotografia, la mostra tra paura e resilienzaMercoledì 19 Maggio 2021
L'arte si presenta come una metafora complessa, un messaggio riecheggiante, che nell'oceano di espressioni a sua disposizione raccoglie visioni, alterazioni, realtà differenti eppure quotidiane. In questo vasto campo, un po' come le "parole di per sé vuote" di Pirandello, costituisce un ricordo dalla visione quasi eterna, oggetto di ciò che lo sguardo altrui raccoglie. Nella cacofonia della vita di tutti i giorni e quell'immenso bagaglio di diapositive registrate da più di quindici mesi, la mostra "Il virus nella fotografia" segna le piccole e grandi tappe, quei momenti che non hanno solo inciso la storia del mondo in evoluzione, ma anche quella di ogni singolo essere umano. Ed è nelle forme di vita, nelle abitudini perse, in una dichiarazione tuonante nel mezzo di una città deserta che la mostra libera gli occhi dei fotografi per dare voce alla frustrazione, all'ingegno, alla rabbia e alla resilienza di un'Italia che "nonostante tutto, va avanti". La Fondazione dei Monti Uniti riparte con questa mostra, segnando sul calendario progetti e appuntamenti, sempre in attesa di scoprire cosa il dittatore Covid farà. "Una mostra che testimonia la prima ondata - dice a l'Attacco Aldo Ligustro, presidente della Fondazione - La psicologia collettiva, che nel dramma è caratterizzata da un forte senso di solidarietà, dalla speranza che la situazione potesse terminare subito. Eravamo convinti potessimo lasciarcela alle spalle in qualche mese. Adesso siamo impauriti in modo diverso, abbiamo l'idea di portarlo dietro per molti anni. La fiducia nella medicina è venuta meno, più di un anno di restrizioni ci ha stancati. C'è una frattura tra quelli che mantengono un senso di responsabilità e chi mostra di animosità. I politici contribuiscono ad alimentare questo clima, con posizioni diversificate e messaggi sbagliati. Questa mostra è già adesso testimonianza di un'epoca passata, ha qualcosa di poetico. Sono colti anche i momenti di miglioramento, di speranza. Ci sono foto che riguardano le prime uscite, oggi c'è un clima diverso e speriamo che questa mostra, in generale il Covid, diventi solo un ricordo tra qualche anno". In merito ai progetti in calendario per la fondazione Ligustro dice:%u2008"Abbiamo la ripresa di una serie di iniziative che sono rimaste al palo per queste chiusure. Tra quelle espositive, la prossima sarà "Tra carte", una delle manifestazioni che riguardano i libri d'artisti e che terremo in autunno. L'anno scorso abbiamo sacrificato Buck, si spera che quest'anno si possa fare in presenza. Molto dipende da come risponderà la popolazione in termini di immunità di greggi, dalle varianti. Riprendiamo pressoché in toto le nostre attività, pur sapendo di poter adottare il piano b. Le risorse che si rendono disponibili aumentiamo le erogazioni nel sociale, per la sofferenza anche economica del post-Covid. Dovremmo inaugurare tra non molto una sede per il fondo Bortoluzzi". Una mostra che si fa carico di un periodo storico dai toni crudi, della sofferenza che ha abbracciato il mondo afflitto dal Covid-19. E' in questo che giocano un ruolo importante gli occhi dei fotografi, come sottolinea il Presidente del FotoCineClub di Foggia Nicola Loviento. "Questo per noi diventa una sfida - spiega a l'Attacco - Le altre attività del FotoCineClub le abbiamo portate avanti, con corsi online e incontri con gli autori online.  La mostra è qualcosa di più vivo, più reale, perché, come abbiamo avuto modo di vedere, guardare una foto stampata è tutt'altra cosa rispetto alle foto sul computer. Anche loro possono essere fuorvianti, non tutti sono uguali e colori e sfumature non si colgono. Siamo contenti di averla fatta, in quanto nata un po' per caso. Siamo stati chiusi in casa e ci siamo posti il problema su come agire. Un fotografo appassionato che lascia la macchina fotografica soffre. Come associazione ci siamo mossi, ci siamo dati una mano gli uni con gli altri. Questo è un momento che non possiamo esimerci dal raccontare. Se è un vero fotografo, deve documentare la vita. Un compito che abbiamo assunto - aggiunge - C'è gente che ha espresso la sua voglia di evasione in queste foto, in quella follia sana che ti porta a fare cose particolari". Silvia Guerrieri