Il Gargano disse che

Basilicata, una stazione stellare che scruta lo spazio A Castelgrande l'osservatorio gestito da uno scienziato russo - tedesco


Basilicata, una stazione stellare che scruta lo spazioA Castelgrande l'osservatorio gestito da uno scienziato russo - tedesco Massimo Brancati26 Giugno 2021   
  AAA    Potenza - E quindi uscimmo a riveder le stelle. I lucani prendono alla lettera la celebre frase di Dante che, abbandonando la fossa delle Marianne dell'umanità, lascia la notte infernale e si prepara a scalare la montagna della speranza. Il «nostro» Inferno è il Covid e la luce che s'intravvede è proprio quella delle stelle che strizzano l'occhio alla Basilicata, regione a cui gli astrofili guardano con grande interesse, considerando il cielo di queste latitudini tra i più «puliti» per dare la giusta visibilità ai corpi celesti. Non a caso l'Uai (Unione Astrofili Italiana) considera il Pollino il «Cerro Paranal» d'Italia, organizzando osservazioni del cielo – o come li chiamano gli americani «Star party» - che nel corso degli anni hanno calamitato numerosi appassionati provenienti da tutta Italia. Grazie a trasparenza e stabilità dell'aria e alla possibilità di posizionarsi lontano da centri abitati e dal loro inevitabile inquinamento luminoso, qui, sulla montagna calabro-lucana,   si riesce a individuare la Via Lattea anche quando il cielo non è completamente buio: la costellazione si staglia nitida in ogni dettaglio. Tutta la Basilicata è diventata terreno fertile per la nascita di strutture come il Centro di Geodesia Spaziale di Matera, che si occupa di telerilevamento, tracciamento della spazzatura in orbita e di telecomunicazioni quantistiche, il Planetario di Anzi (Potenza), riaperto al pubblico dopo le restrizioni Covid per poter ammirare stelle e pianeti grazie al suo potente telescopio (occorre prenotarsi inviando un messaggio al numero 340.6355395), e l'osservatorio di Castelgrande, la cui origine risale ai primi anni Sessanta, il primo occhio lucano puntato verso il cielo. A gestirlo è l'astronomo  Sergei Schmalz («chiamatemi semplicemente Sergio», dice): lavora qui da settembre 2017 per il progetto CastelGauss sui detriti spaziali. Nato in Siberia,  cresciuto nelle steppe della Kamchatka  ed emigrato in Germania dove è rimasto fino a quattro anni fa quando la sua professione lo ha portato in Basilicata, Sergio lavora di notte come «guardiano delle galassie» passando al setaccio detriti, rifiuti spaziali, asteroidi e, in generale, le pulsazioni del cosmo. Non gli sfugge nulla. C'è un traffico da controllare anche sopra le nostre teste, a ridosso dell'atmosfera tra satelliti dismessi ed equipaggiamenti abbandonati. Accanto alla sua stazione, che ha strappato all'oblìo (e alla polvere) da quando ci ha messo piede nel 2017, c'è uno dei telescopi più grandi d'Italia che, però, è inutilizzato ormai dal 2012. Ma gli interventi promessi non si vedono neppure col binocolo.