Il Gargano disse che

Il Sole, da dio invincibile a Luce di Vita Si sa che il giorno di nascita di Gesù Bambino non è il 25 dicembre, bensì questa dat


Il Sole, da dio invincibile a Luce di VitaSi sa che il giorno di nascita di Gesù Bambino non è il 25 dicembre, bensì questa data apparteneva all’antica festa pagana del Sol Invictus (“Sole mai sconfitto, invincibile”)
di Alba Subrizio
Ad affermare maggiormente il culto, facendo del Sole la divinità principale del pantheon romano, fu l’imperatore Aureliano. Fu proprio Aureliano a stabilire come data di celebrazione del “dies natalis Solis Invicti” il 25 dicembre; ciò in virtù del fatto che approssimativamente in questa data cadeva il solstizio d’inverno (la parola latina è ‘solstitium’ da ‘sol’ [sole] + ‘sistere’ [stare fermo]), giorno che indicava la ‘rinascita’ dell’astro solare.
Alba Subrizio Biografia: «E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.Tutti sappiamo sin da piccoli – grazie alle lezioni di catechismo o perché raccontato dalla mamme – che il giorno di nascita di Gesù Bambino non è il 25 dicembre, bensì questa data apparteneva all’antica festa pagana del Sol Invictus (“Sole mai sconfitto, invincibile”). Se è piuttosto comprensibile come si arrivi a tale associazione, dato che numerose sono i richiami nelle Sacre Scritture tra Gesù e la Luce o il sole, è meno noto come questo culto si diffuse a Roma fino a divenire così importante. A ben guardare il culto solare non era così diffuso nella Roma d’età repubblicana e prima età imperiale, fino almeno al II sec. d.C.; questo culto comincia, invece, a prendere piede in seguito all’espandersi dell’impero in oriente, dove Roma viene a contatto con divinità quali Mitra o il dio Sole di Emesa. A quanto pare è in questa città della Siria che il culto solare fosse diffuso più che altrove e ad abbracciarlo, per primo, fu l’imperatore Caracalla (figlio di Settimio Severo), la cui madre era originaria proprio di Emesa. Successivamente Eliogabalo identificò se stesso nel dio Sole, dando vita ad un vero e proprio culto della propria persona e ‘divinizzandosi’ con il nome di El Gabal. Ma ad affermare maggiormente il culto, facendo del Sole la divinità principale del pantheon romano (andando così a soppiantare Giove e tutte le altre) fu l’imperatore Aureliano. Si legge nella “Historia Augusta” che quando Aureliano sconfisse Zenobia (regina di Palmira) nel 272, aveva avuto la visione del dio Sole di Emesa che gli aveva promesso la vittoria; da questo momento l’imperatore reintrodusse il suo culto a Roma e gli edificò un tempio. Fu, inoltre, proprio Aureliano a stabilire come data di celebrazione del “dies natalis Solis Invicti” il 25 dicembre; ciò in virtù del fatto che approssimativamente in questa data cadeva il solstizio d’inverno (la parola latina è ‘solstitium’ da ‘sol’ [sole] + ‘sistere’ [stare fermo]), giorno che indicava la ‘rinascita’ dell’astro solare. Si badi che, in quanto a cronologia, ci troviamo già nel III secolo, cioè in un età in cui il cristianesimo si era già pienamente affermato all’interno dell’impero; il ‘salto’ a divenire religione ufficiale è facile: dapprima con l’editto del 313 di Costantino (con cui il cristianesimo viene tollerato come religione), poi con quello del 380 di Teodosio, quando diviene unica religione di Stato. Se dunque in questi secoli la festa più importante era divenuta il 25 dicembre, il passaggio dal dio Sole a Cristo Luce del mondo è stato quasi naturale. Così come un altro passaggio si verifica nei giorni della settimana: anche qui non è un caso che il primo giorno era il ‘Solis dies’, che diviene – dato che si sapeva che Gesù era risorto proprio in quel giorno (il primo della settimana) – ‘Domini dies’, cioè il “giorno del Signore”, ma l’antica forma si mantiene tutt’ora nell’inglese “Sunday” (giorno del sole).