Il Gargano disse che

La fine dell'età dell'abbondanza di Riccardo Luna Dovremo cambiare molte cose, a partire dal modo di produrre energia


La fine dell'età dell'abbondanzadi Riccardo Luna   
 Dovremo cambiare molte cose, a partire dal modo di produrre energia puntando davvero sulle rinnovabili 15 MARZO 2022AGGIORNATO ALLE 12:49 1 MINUTI DI LETTURA        Dieci anni fa esatti uscì un libro fondamentale per capire lo spirito della Silicon Valley: si chiama “Abbondanza” e lo firma Peter Diamandis, un guru che ha fatto dell'ottimismo tecnologico la sua missione. L’idea di fondo del libro è il fatto che abbiamo davanti un futuro meraviglioso per via dell’abbondanza di risorse che la tecnologia avrebbe realizzato.   
   Ai tempi quel libro mi entusiasmò, oggi mi rendo conto che nell’idea di una abbondanza futura si alimenta e cresce una cultura dello spreco quotidiano. Senza voler fare facili autoprocessi è un fatto che nel mondo occidentale abbiamo vissuto per anni senza calcolare i costi nascosti delle nostre azioni: per esempio il fatto che la bolletta energetica fosse economica, rispetto ad oggi, ci faceva dimenticare il fatto che dal punto di vista del pianeta nulla è gratis e quell’energia aveva comunque un impatto. Un costo per l’ambiente. Oltre al fatto che provenendo dalla Russia ci esponeva ai rischi politici di cui parliamo da qualche giorno. Oggi improvvisamente, per via della guerra, scopriamo che l’era dell’abbondanza è rinviata di un decennio. Per un po’ mancheranno gas, petrolio, farina, olio di semi e chissà che altro; per un po’ avremo di fatto meno soldi per via dell’inflazione. Dovremo cambiare molte cose, a partire dal modo di produrre energia puntando davvero sulle rinnovabili. E intanto dovremo cambiare comportamenti. Siamo costretti a farlo. Stare più attenti ai consumi. Risparmiare. Qualche giorno fa ho scritto, dovremmo abbassare di un grado i termosifoni per esempio. Non ci vedo nulla di triste. E’ triste lo spreco, è triste la noncuranza, è triste la superficialità di certi atteggiamenti. Stare più attenti, dare più valore a quello che abbiamo, provare a farlo durare, non vuol dire solo interpretare un momento difficile, ma voler bene al pianeta che ci ospita, prendercene cura. Forse la guerra riuscirà là dove la pandemia ha fallito: renderci migliori.