Il Gargano disse che

Stabilimento ex Sofim Contratti di solidarietà e «sviste» dei sindacati La disorganizzazione è tanta e incide sulla qualità dei


Stabilimento ex Sofim Contratti di solidarietà e «sviste» dei sindacati La disorganizzazione è tanta e incide sulla qualità dei processi produttivi della fabbrica. La lettera di accusa di alcuni operai della fabbrica foggiana     
  335416 Maggio 2022 di Maurizio Tardio    Non si nascondono dietro l’anonimato. Firmano e confermano quanto “denunciano” senza tirarsi indietro. Peppino Liscio, Antonio Di Pasquale, Giovanni Perdonò, Emiliano Giandomenico e Antonio Galliano, ma ci sarebbero altri nomi che sostengono la loro denuncia (come Volpe e Rubinetti). Sono tutti operai dello stabilimento Sofim di Foggia e si dicono sconsolati e afflitti per l’atteggiamento dei sindacati. Scrivono: «Siamo sempre noi, i delusi e amareggiati del comportamento dei nostri rappresentanti sindacali della Sofim Fiat fpt ora Iveco. Basterebbe guardare ai loro colleghi di altri stabilimenti per rendersi conto che loro ricevono solo comunicazioni aziendali tramite whatsapp mentre a Termoli per la cds (contratto di solidarietà) il sindacato ha trattato con l'azienda per ottenere la maturazione dei ratei mensili a prescindere dai giorni lavorati nel mese per tutti i lavoratori». Un risultato che a Foggia sembrerebbe impossibile da raggiungere. «Qui da noi tutto questo la si può definire una grande utopia, ma poi vedere che l'ex segretario della Fiom Cgil di Foggia, con neanche 50 iscritti al suo sindacato, viene inviato a svolgere lo stesso ruolo di segretario in altra sede ci deve far riflettere, sulle scelte e la pochezza ormai che vige nel mondo sindacale». Per i firmatari della lettera di denuncia, la questione nasce anche, ad esempio, dal cambio della segreteria nazionale della Cgil che ha spostato una diversa linea sindacale, che a cascata ha coinvolto tutte le segreterie territoriali, propedeutica - secondo gli scriventi - all’attuale atteggiamento delle organizzazioni sindacali. Eppoi parte l’atto di accusa nei confronti dei sindacati: «Forse non siete a conoscenza delle ultime azioni firmate dai sindacati sulle nostre spalle. Con un contratto di solidarietà in piedi, oltre quello che già accade giornalmente in tutte o quasi le aree produttive, dove c’è chi lavora 5 giorni a settimana e chi solo una. La notte non viene intaccata lavorando sempre, adesso in seconda officina viene accettato che tutti quei colleghi interessati a quell'area lavoreranno 40 ore settimanali con un giorno di Cds e se lavorano di sabato riceveranno le misere 20 euro di obolo». Insomma, «Il cds per tutto lo stabilimento ma diverso trattamento per noi lavoratori, situazioni diverse a scacchiera. Chi porterà a casa uno stipendio dignitoso e chi continuerà a fare la fame. Chi lavora solo su una postazione chi ne porta avanti tre, producendo lo stesso numero al giorno con meno personale». Una situazione che, secondo i firmatari, punta a sostenere la quantità produttiva e non la qualità, mentre «l’acquisto di materiale per riparare le macchine è pari a zero». Come succede per alcune componenti «Stiamo rivedendo in molte parti dello stabilimento cataste di motori. Nessuno parla, nessuno se ne preoccupa. Altri ingegneri che si licenziano per andare a lavorare altrove. Rimane solo il gruppo dei potentini legati al capo del personale anche lui di quell'area. Ultimo potentino premiato nel diventare capo officina del gruppo più numeroso di addetti, la terza officina, anche lui di quell'area. Mentre i nostri locali vengono messi da parte, addirittura qualche collega, che svolgeva da oltre tre anni il ruolo di capo squadra, ha dato le dimissioni perché non gli veniva dato il ruolo da capo pur svolgendo quella funzione, mentre altri, protetti anche dai sindacati, hanno avuto la funzione con un periodo svolto molto breve». Ma l’elenco della ccuse è ancora più duro e riguarda anche le cosiddette trasferte in altri stabilimenti. «Chi ha accettato di andare in trasferta a Torino, si è ritrovato buttato sulle linee di montaggio e a dormire in casolari per persone con difficoltà, insieme a immigrati e barboni, e se hanno deciso di ritornare sui propri passi sono stati destinati a ruoli diversi rispetto a quelli svolti in precedenza». Concludono i firmatari della lettera «la disorganizzazione è tanta, anche grazie alla complicità dei sindacati che ormai non controllano più nulla e non contrattano più nulla, e sono solo alla ricerca d’iscritti per le pratiche amministrative e la compilazione dei redditi. Un peccato vedere uno stabilimento ridotto così».