Il Gargano disse che

Quelle scoperte archeologiche a Vieste e i minatori di 10 mila anni fa Quelle scoperte archeologiche a Vieste


Quelle scopertearcheologiche a Viestee i minatoridi 10 mila anni fa
   VIESTE  -- Non sempre le risorse di un territorio vengono adeguatamente studiate e valorizzate, anche per farne un elemento distintivo sul mercato turistico. Così tra i gioielli di famiglia dimenticati c'è ad esempio a Vieste la miniera preistorica della Defensola, la più grande e ricca d'Europa, così come spiegato dai maggiori ricercatori che studiarono i reperti trovati da due talentuosi appassionati, Antonio Cirillo e Giuseppe Ruggeri. E proprio a quest'ultimo, prematuramente scomparso , che viene dedicato questo contributo.    Già in un convegno dell'82 uno fra i più illustri studiosi europei della preistoria, il prof.ArturoPalma di Cesnola,lesse una relazione facendo il quadro sulla preistoria nel territoriodi Vieste dal Paleolitico inferiore alla fine dell'Eneolitico."Di Cesnola - scrive Di Carlo - precisò che, fino a pochissimi anni prima, le conoscenze sullaPreistoria antecedenti l'Età del Bronzo riguardanti il territorio diVieste erano del tutto modeste e che la svolta arrivò tra il 1978 e il 1979, quando si ebbero  i primi contatti tra l'università di Siena e i valentiricercatori locali AntonioCirillo,GiuseppeRuggierie AngeloVaira che li elogiò pubblicamente. "La preistoria paleo-neo-eneolitica del territorio viestano si è ampliata grazie all'opera di prospezione,segnalazione e raccolta meticolosa e intelligente dei nostri giovaniamici e collaboratori viestani». Daglistudi citati è emerso un Gargano autentico distretto minerario dellaPreistoria con ben diciotto miniere presenti nel territorio deicomuni di Vico del Gargano, Peschici, Vieste e Mattinata.  La spinta decisiva arrivò nell'81 con una scoperta inaspettata, ad opera dei giovani ricercatori GiuseppeRuggieri e Antonio Cirillo, quando trovarono la più antica e grande miniera d’Europaper l’estrazione di selce, materiale largamenteutilizzato già nel Neolitico Antico prima dell’uso dei metalli.  Irilievi eseguiti nel 1986 dal prof. AttilioGaliberti,docente dell’Università di Siena, sul versante sud-orientale dilocalità “Intreseglio-Defensola”, hanno riportato alla lucepicconi da miniera, ceramiche, lucerne di pietra, punteruoli d’osso,resti di fauna. IlGargano, grazie alle rocce calcaree ha dasempre presentato rocce e pietre utili alle attività umane. Per secoli gliaccumuli di sabbie venivano utilizzati nelle maltecementizie; dalla pietra bianca e tenera di Monte Sant’Angelo sipreparavano intonaci e si ottenevano preziosi altari per le chiese eartistiche statuette dell’ArcangeloMicheleincise dalle mani esperte di abili scultori locali. Dalla pietra durae pesante si preparava la calce, mentre la pietra “molare” venivautilizzata negli antichi frantoi per estrarre l’olio dalle olive. Se le selci taglienti erano state estratte, lavorate ecommercializzate nell’intero Mediterraneo sin dal Neolitico, coltenero tufo si costruivano le case dal Settecento. I filoni dipietre stratificate erano utilizzati per ricoprire i tetti dellecase, mentre dalle cave di San Giovanni Rotondo, in località“Caldaroso”, e di Apricena e di Poggio Imperiale, si estraevano imarmi che avrebbero impreziosito i palazzi reali di Napoli capitale. Nel1936, la Montecatini di Milano avrebbe iniziato i processi diestrazione della bauxite, un miscuglio di vari minerali che sitrovava facilmente all’interno di cavità comprese tra i calcariargillosi in località “Quadrone” del territorio di San GiovanniRotondo. La bauxite, da cui si estraeva l’alluminio, venivacaricata a Manfredonia e spedita via mare a Marghera per laproduzione di aerei, mobili, lampadine ed aveva anche lo scopo disostituire il rame proveniente dall’estero durante il periodoautarchico e in prossimità dell’imminente guerra. La miniera diSan Giovanni divenne una delle più grandi d’Europa, si estendevasu ben 1640 ettari che sconfinavano anche nel territorio di San Marcoin Lamis. Giunse ad occupare 600 operai e ad assicurare unaproduzione di 200 mila tonnellate all’anno, nonostante le ampiefalle per la sicurezza e per la salute degli operai.     Nel secondo dopoguerra, migliaia di braccianti e contadini del Gargano,discendenti e fieri eredi degli antichi minatori del Neolitico,furono costretti dalle condizioni di totale subalternità in cuierano stati relegati forzatamente dal processo unitario in poi finoa tutto il periodo del fascismo, ad emigrare nelle miniere delBelgio, della Francia e della Germania".