Il Gargano disse che

Beppe Grillo: se privatizzano l'acqua scenderemo in piazza


Beppe Grillo: se privatizzano l'acqua scenderemo in piazza
ROMA – «Avviso tutti pubblicamente: se privatizzano l’acqua in questo modo saremo in tutte le piazze», dichiara Beppe Grillo intervenendo su Radiotre al Faccia Faccia sul tema con Gian Antonio Stella, e aggiunge che «non si può lasciare a Caltagirone la gestione di tutto questo. È un crimine contro l’umanità, perchè l’acqua è tutto, non serve solo a bere, ma per fare qualsiasi cosa ne servono decine di litri, per un chilo di carne, per il formaggio e anche per un chip di un Pc». Stella ricorda i numeri delle perdite dei nostri acquedotti, con una media del 42% di dispersione, che arriva al 52% in Campania, al 56% in Puglia e Calabria e al 57% in Abruzzo, «cose cui si pensa che i privati porranno riparo, perchè vorranno fare profitti più che avere perdite». Grillo replica che ci vuole chiarezza, che «un contributo dei privati ben regolato può andare bene», ma invece «sono sempre gli stessi mascalzoni che vogliono gestire tutto e io non gli do la vita dei miei figli», arrivando a dire che «così si va verso la guerra civile». Spiega quindi che l’amministrazione pubblica si associa con «società anonime con sedi in paradisi fiscali, cosa vietata dalla legge: dentro Era ci sono 51 imprese, e tutto senza un concorso». Li definisce infine «spacciatori d’acqua che inviano bollette indecifrabili, come quelli che gestiscono l’energia» e ancora «zecche che stanno massacrando questo paese, pronte a prendersi tutto». Grillo interviene col suo solito linguaggio molto colorito e, dopo l’ennesimo richiamo di Stella, ripropone la sua difesa del turpiloquio, spiegando che, piuttosto che una parolaccia, è «molto più schifoso dire "utilizzatore finale" invece di puttaniere». Anche se poi ha uscite quasi poetiche, come quando afferma che «non si può privatizzare la pioggia, non si possono mettere le nuvole in un Cda». Naturalmente, a monte di questi discorsi, Grillo sostiene che «L'acqua deve costare molto», perchè da noi «manca la cultura dell’acqua, la gente non si rende conto di quanto valga vedendola uscire dal rubinetto a 50 centesimi per mille litri, e poi beve quella in bottiglia. Nessuno si chiede da dove venga l'acqua, così la si inquina senza pensarci. Eppure basterebbe una leggina sulla retroazione, priva di costi, per impedire alle industrie di farlo, obbligandole a pendere l’acqua a valle e ributtarla a monte, in modo che, se non la depurano, si riciucciano la propria merda».