Il Gargano disse che

Troia, quando gli immigrati eravamo noi


Troia, quando gli immigrati eravamo noi PDF  | Stampa |  E-mailvenerdì 11 dicembre 2009 21:42
Abbiamo incontrato alcuni stranieri che vivono nella nostra terraTroia - Il consigliere comunale di Treviso, Giorgio Bettio della Lega Nord, ha così commentato la dura linea contro gli immigrati del nostro paese:”Usare contro gli immigrati lo stesso metodo dei nazisti: punirne dieci per ogni torto fatto ad un trevisano.”Ci dimentichiamo che i nostri padri, i nostri avi già a partire dal lontano 1820 sono emigrati in terre lontane; nel 1927 gli immigrati italiani nel  mondo erano oltre 9.163.367. Ecco uno stralcio della relazione dell'Ispettorato per l'immigrazione del Congresso Americano Sugli Immigrati Italiani, datato 1912: ”Molti di loro puzzano […] i bambini vengono usati per chiedere l'elemosina. Dicono che siano dediti al furto […] si è diffusa la voce di stupri consumati in strade periferiche. I lombardi e i veneti, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti a lavorare.” Questo è ciò che si pensava oltreoceano dei nostri concittadini emigrati: più o meno ciò che oggi si sente dire sugli extracomunitari. Mentre in televisione impazzano sondaggi del tipo ”Ma gli Italiani, secondo lei, sono un popolo razzista?”, perché non proviamo a conoscerli meglio? Abbiamo incontrato L.B, 59enne bulgara da più di sei anni a Troia, dove  lavora come badante: “Da quando è caduto il comunismo ed è arrivata la democrazia non si capisce più niente, non c'è più lavoro, io col comunismo ho comprato la casa, oggi mio figlio lavora  nelle campagne vicino Foggia. Mio padre è morto, mia sorella è morta, mio cognato è morto e io ero qui in Italia.” Anche I.M. ha scelto l'Italia come “Terra Promessa”: ha 23 anni e 2 anni e 8 mesi fa ha lasciato la Romania per il nostro Paese “sono un bracciante agricolo, sono venuto qui perché in Romania non c'è lavoro; tutti i miei amici sono chi in Spagna, chi in Rep. Ceca, chi in Grecia. Il 24 dicembre mia sorella verrà qui per passare il Natale con me, non vedo l'ora!” S.R ci ha raccontato che è partita dalla Bulgaria nel luglio del 1990 e, dopo un viaggio di 9 giorni in pullman, è giunta a Troia dove, dopo aver vissuto in una stanza con 4 sue compatriote, oggi lavora come badante. Ciascuno con storie e problemi diversi, tutti con la nostalgia di casa nel cuore. Vi lasciamo con una canzone degli emigranti italiani del dopoguerra:”30 giorni di nave a vapore...America bella, tutti la chiamano America Sorella.” (Il Grecale/Iolanda Bronzoni)