Il Gargano disse che

Salviamo le Tremiti Contro le trivelle vip e imprenditori


Salviamo le TremitiContro le trivellevip e imprenditori
 
di ONOFRIO PAGONE È fatta di leggende la storia delle isole Tremiti. E un’altra leggenda si è aggiunta a quel rosario di miti e suggestioni: in fondo al mare, al largo di quelle isole, ci può essere il petrolio. Per essere certi bisogna andare a cercarlo, come il «tesoro di Diomede» che - secondo la leggenda, appunto - in sogno fu segnalato dalla Madonna all’eremita che nel 312 dopo Cristo aveva scelto l’isola di san Nicola come luogo di ritiro e di contemplazione. La cronaca racconta che la caccia al tesoro - oro «nero» questa volta - è già avviata: la società irlandese Petroceltic Elsa ha già chiesto al ministero dell’Ambiente il via libera alle trivellazioni, e al termine dell’istruttoria ministeriale è stata concessa la «Via», cioé la valutazione d’impatto ambientale. Per procedere, manca solo la firma del ministro, Stefania Prestigiacomo. La Regione Puglia ha già fatto sapere di non essere favorevole, ma il parere regionale non è vincolante. Perciò si mobilitano le amministrazioni locali. Perciò dal mondo imprenditoriale e culturale della Puglia si leva un coro di no alle trivellazioni: a tutela delle isole, dell’ambiente, del mare. In favore del turismo, e dunque per scelta economica e non solo ecologista. In prima linea avanza il mondo dell’imprenditoria. L’alfiere al riguardo è Marco Jacobini, amministratore delegato della Banca Popolare di Bari. Tuona, il banchiere: «Trivellare al largo delle coste pugliesi è un delitto». Ricorda che la Puglia sta giocando molte delle sue carte sul turismo di qualità e sull’agroalimentare e che dunque «queste piattaforme petrolifere, alle Tremiti come a Monopoli, non vanno fatte nella maniera più assoluta». Gli sforzi compiuti finora «stanno dando risultati, lavoriamo con successo, perché le presenze turistiche aumentano e sono un bene per l’economia della regione, quindi queste ricerche di petrolio non vanno fatte e basta perché inquinano o comunque deturpano il paesaggio: sarebbe un danno notevole, le Tremiti sono di una bellezza infinita, non possiamo sfregiarle definitivamente». Jacobini chiama in causa la politica e il governo. «Si rischia - dice - lo stesso effetto riscontrato a Manfredonia: sono venuti, hanno sporcato l’ambiente e, quando sono finiti gli incentivi, sono andati via. La Regione si faccia sentire: se qui ci fosse la Lega saprebbe come creare un’alternativa; qui c’è da fare difesa del territorio, ma qui la Lega non c’è, purtroppo. Se ci tolgono il turismo, non è che ci rimanga molto altro...». Uno scienziato dell’ambiente come Giorgio Nebbia esprime «ovviamente parere negativo» alle ricerche per due ordini di motivi: le condizioni geografiche dell’Adriatico e il suo delicato ecosistema. «Questo mare - spiega - è molto stretto, è come un lago, e quindi è proprio uno dei posti in cui questa trivellazione non si deve fare: una eventuale fuoruscita di petrolio appesantirebbe l’inquinamento già provocato dal traffico di navi». Insiste Nebbia: «A parte la valutazione della convenienza economica e la stima della quantità di petrolio da poter estrarre, questa operazione è da rifiutare: questo non è l’oceano, dove un’eventuale dispersione si diluisce. C’è un valore biologico delle isole, un ecosistema da non toccare». Tra i vip che si schierano per le Tremiti c’è sempre Lucio Dalla , che a cala Matano è di casa. Persino Wikipedia ha memorizzato una sua epica dichiarazione: «Consiglio di fare una vacanza della conoscenza per ricostruire la memoria storica dell’arcipelago. Queste isole sono così ricche di storia, cultura e leggende, che vale la pena conoscerle per poterne godere a piene mani». Non è da meno Al Bano Carrisi che osanna: «Quello è un paradiso terrestre, non toccatelo». «Non riesco a capire - afferma l’artista brindisino da Salisburgo - hanno già rovinato Manfredonia, Brindisi, Taranto: sempre le porcherie vogliono regalarci? Ora basta. La terra è già bucata abbastanza, e ogni tanto si ribella... la natura presenta il conto e non c’è petrolio che ci salverà». Al Bano teorizza le energie alternative, dice che ora è più facile «sopportare l’eolico con quei mulini a vento» e promette: «Se ci sarà una marcia di protesta, io ci sarò». Poi ipotizza un referendum, perché la popolazione non resti su questa materia «uno spettatore inutile e incatenato». Invoca realismo Marcello Veneziani, filosofo di Bisceglie vicino alle tesi politiche della destra. «Per istinto e per sentimento - afferma - dico no alle trivellazioni, ma dico anche di andare oltre la ragion poetica perché non si può restare ostili al nucleare e al petrolio senza dimostrare che possiamo farne a meno. Se davvero siamo già autosufficienti sotto il profilo energetico, ben venga questa inerzia poetica, ma allora facciamo in modo di comparare le esperienze precedenti e valutare». Veneziani si rivolge proprio ai sindaci del Foggiano: comparate - insiste - le esperienze positive e negative precedenti, prima di pronunciarvi. Quindi lancia una proposta di metodo: «Un tavolo tra governo, Regione, Comuni e mondo della ricerca per valutare i dati sulle esperienze fatte finora altrove in questa materia. Istintivamente - conclude - farei il tifo perché le trivellazioni fossero evitate, ma vorrei prima sapere».