Il Gargano disse che

Cinque anni fa la strage del Bari-Djerba morirono 14 pugliesi


Cinque anni fala strage del Bari-Djerbamorirono 14 pugliesi
 
BARI - A cinque anni dal disastro aereo dell’Atr 72 della Tuninter (il Bari-Djerba precipitato in mare al largo di Palermo il 6 agosto 2005 perchè senza carburante, 16 morti e 23 feriti), i legali delle parti offese auspicano che “si faccia piena luce sulle numerose zone d’ombra rimaste fuori dalle tematiche processuali, anche a fini preventivi”.  Il pool costituito dagli avvocati Amenduni, Ghiro, D’Astici e Persico, in attesa che venga fissata la data dell’inizio del processo d’appello – dichiara Nicky Persico – rileva che “indipendentemente dagli esiti dell’appello, il capillare lavoro svolto dagli investigatori, e tutti i dati in esso contenuti, faccia scaturire effetti extra processuali”. In particolare che gli enti preposti alla sicurezza del volo - tra cui Enac (Ente nazionale aviazione civile), Ansv (Agenzia nazionale sicurezza volo) e Easa (Ente europeo sicurezza aerea) - “oltre a quanto già fatto, valutino l’adozione di ulteriori iniziative”. “Il sacrificio di 16 persone e di tutti coloro colpiti dalla tragedia – conclude Persico – sia il più utile possibile alla comunita”. Una cerimonia di commemorazione si terrà in serata a Bari a parco Perotti.
ECCO COSA ACCADDEMa ecco cosa accadde il 6 agosto di un anno fa. Il velivolo parte alle 14,32 da Bari-Palese. Nel capoluogo pugliese c’è un sole accecante, anche se in quel pomeriggio spira un vento teso. A scegliere la meta delle spiagge tunisine, sono giovani di Bari e provincia e di altre zone della Puglia. Alcuni hanno scelto la Tunisia dopo la rinuncia a Sharm el Sheik per paura degli attentati che da poco si erano verificati nella nota località egiziana. A bordo ci sono coppie, comitive di amici, qualche bambino, ma anche una madre con la figlia di appena 4 anni e la baby sitter di quest’ultima. Ad un certo punto, una volta sul Tirreno, i motori cominciano a perdere colpi. Si spegne prima uno, poi l’altro. Così il pilota fa rotta verso la Sicilia, ma a pochi chilometri dalla costa non lontano dalla località Capo Gallo, vicino Palermo, a circa 20,5 miglia dalla terraferma, decide di ammarare. L’aereo intorno alle 15,55 si infila in acqua con la punta, poi forse rimbalza e secondo le prime informazioni si spezza in tre parti. Ma in una foto scattata da un elicottero di soccorritori, resa nota successivamente e pubblicata dai giornali, si vede che la carlinga galleggia intera in acqua. Questo è uno dei primi misteri. Alcuni dei passeggeri muoiono nell’impatto, forse contro il carrello, altri riescono a salvarsi usando i giubbottini di salvataggio. Le scene che si presentano ai soccorritori sono strazianti: qualcuno non ha tempo di pensare di essersi salvato perché non riesce a trovare l’amico, il fidanzato, il marito, la moglie. Le condizioni di alcuni feriti, trasportati agli ospedali di Palermo da una immediata macchina dei soccorsi, sono molto critiche. In particolare quelle del pilota tunisino Chafik Garbi, che secondo i vari punti di vista verrà considerato ora colui che ha salvato la vita di 23 persone, compresa la sua, ora colui che non è riuscito a portarne in salvo altre 16. È guarito dai postumi in breve tempo. Le prime notizie sembrano più confortanti, poi il bilancio si fa più amaro. Si saprà dopo delle storie di solidarietà e di eroismo di alcuni dei sopravvissuti, della sfortuna di alcune vittime, dell’impossibilità di altri di salvare la vita a un proprio congiunto o a un proprio amico. Emerge soprattutto la vicenda di un giovane di Gioia del Colle, Donato Salvatore Cetola, 31 anni, che perderà la fidanzata Grazia e altri due amici ma riuscirà a salvare la vita di altri passeggeri. Donato verrà premiato qualche settimana dopo a Palermo. Intanto all’aeroporto di Bari-Palese arrivano i parenti che vengono portati in una saletta lontano da curiosi e giornalisti. Con loro il personale dell’aeroporto, gli psicologi, l’arcivescovo di Bari, i rappresentanti delle istituzioni. In serata arrivano i magistrati. C’è un triste elenco di passeggeri partenti per la destinazione delle vacanze Djerba, ma non si sa ancora chi ce l’ha fatta. Molti parenti (una cinquantina) salgono in serata su un altro aereo diretti nel capoluogo siciliano. Con quale stato d’animo è facile immaginare. Una volta in Sicilia si ha la certezza di una perdita o la gioia di un sollievo. I funerali delle vittime si tengono qualche giorno dopo nei vari centri di provenienza: Bari, Gioia del Colle, Modugno, Bitonto, Canosa di Puglia, Crispiano. 
Alcuni corpi vengono trovati molti giorni più tardi a 1.400 metri di profondità: in particolare quelli di Francesco Cafagno di Bari e Raffaele Ditano di Fasano, oltre ad un membro dell’equipaggio tunisino. Si apre l’inchiesta con tutte le sue ipotesi. Viene recuperato il relitto e trasportato nell’hangar dell’aeroporto militare di Boccadifalco. Dopo il loro ritrovamento, viene avviato l’esame delle scatole nere. Alcuni reperti del relitto vengono portati in Germania nella sede della Lufthansa, a Francoforte. Inizia anche l’analisi di altri precedenti incidenti (anche senza vittime) che hanno interessato gli Atr nel mondo. Tra Bari e Palermo vengono avviate le rispettive inchieste con i conflitti di competenza poi risolti. Le audizioni dei sopravvissuti si svolgono prima a Bari (in dicembre a cura dei magistrati di entrambe le Procure) e poi a Palermo. Emergono alcune raccomandazioni di sicurezza relative a un indicatore supplementare di sicurezza. Si parla di “service bulletins” mai rispettati. Si chiede una Commissione di inchiesta parlamentare sul presunto traffico di pezzi di ricambio taroccati. L’associazione riesce a vincere l’iniziale disorientamento e il dolore e comincia a combattere la sua battaglia per la verità, nonostante l’amarezza per il mancato inserimento della Tuninter nella “lista nera” dell’Unione europea. Sembra una storia già vista per altre tragedie aeree italiane. L’esempio più vicino è quello del disastro dell’8 ottobre del 2002 a Milano Linate di cui si è concluso il processo di Appello, con qualche assoluzione discutibile, pochi giorni fa. Non a caso si è instaurato con il presidente di quel Comitato, Paolo Pettinaroli, un rapporto di grande vicinanza. Il 6 maggio, ad una commemorazione che si tiene in un paese limitrofo, davanti a una gran folla una madre fragile e determinata non si scompone ma pronuncia parole dure, anche se la voce trema: «Non ci faremo spaventare dai potenti». Le indagini hanno determinato che l'incidente fu provocato dall'esaurimento del carburante, causato sia dal non rispetto delle procedure di misura a terra che da un indicatore non funzionante.Il Tribunale di Palermo ha condannato in primo grado sette dei nove imputati, tutti tunisini, a pene comprese tra i dieci e gli otto anni di reclusione per disastro aviatorio, omicidio plurimo colposo e altri reati. Ora si attende il processo di appello.TUTTE LE VITTIME PUGLIESIQueste le 14 vittime pugliesi: Chiara Acquaro, 4 anni, Bari Elisabetta Acquaro, 44 anni, Bari Carmela Amoruso, 53 anni, Bari Barbara Baldacci, 23 anni, Bari Maria Grazia Berenato, 23 anni, Gioia Francesco Cafagno, 23 anni, Bari Antonella Capurso, 22 anni, Gioia Paola Di Ciaula, 27 anni, Modugno Raffaele Ditano, 35 anni, Fasano Enrico Fallacara, 39 anni, Bitonto Annamaria Palmisano, 53 anni, Crispiano Isabella Ruta, 31 anni, Bari Rosa Santoro, 46 anni, Canosa Giuseppe Scarnera, 25 anni, Gioia