Il Gargano disse che

«Giustizia a teatro», colpo di scena a Bari con Quagliarello attore


«Giustizia a teatro», colpo di scena a Baricon Quagliarello attore
 
di Livio Costarella È iniziato con un piccolo mistero il processo-spettacolo organizzato al teatro Petruzzelli, ieri, per il secondo appuntamento della rassegna «Giustizia a teatro», promossa dal comitato scientifico «Organizzare la Giustizia» (presieduto dal procuratore di Bari Antonio Laudati), dedicato alla figura di Federico II di Svevia (1194-1250) e preceduto dalla performance introduttiva musicale a cura della Fondazione Petruzzelli, con il Quintetto di ottoni dell'Orchestra del teatro. Il noto medievista Franco Cardini, indicato come il presidente della Corte (sostituito degnamente da Ortensio Zecchino, altro storico del Medioevo), ha dato forfait. Con un comunicato stampa, diramato un'ora prima dell'inizio, gli organizzatori hanno voluto comunque ribadire «il carattere storico, giuridico e culturale dell’iniziativa e il criterio con il quale vengono scelti i protagonisti, in modo da garantire la presenza alternata di esponenti sia del centrosinistra sia del centrodestra. L’obiettivo è avvicinare i cittadini ai meccanismi dell’azione giudiziaria attraverso un processo a un personaggio della storia che viene rappresentato da un politico». Bocche cucite sui reali motivi della defezione, ma la sensazione è che, se non dovuta a questioni politiche, sia dipesa da vecchie ruggini accademiche esistenti tra Cardini e il protagonista che ha interpretato Federico II, il senatore Gaetano Quagliariello. Sta di fatto che neanche Antonio Stornaiolo, presentatore della serata, ha citato l'assenza di Cardini. «E' una cosa di pessimo gusto ed è bene che queste cose non le si getti in politica». Così il senatore del Pdl ha commentato l’indisponibilità del medievista. «Non sapevo nemmeno – ha aggiunto – che ci fosse il prof. Cardini in giuria. Questo per me è un gioco intellettuale, come ho fatto lo scorso anno a Roma, interpretando de Toqueville». «Non intendo – ha concluso – fare polemica politica. Nei confronti di Cardini ho un dissenso intellettuale che però non puó fare venire meno il rispetto». Quanto al processo, Federico II é stato uno dei più grandi imperatori della storia di tutti i tempi - «Stupor Mundi» – o un dittatore sanguinario e senza pietà? Questa la domanda posta al pubblico che ha affollato in ogni ordine di posto il Petruzzelli, trasformato in un’enorme aula di giustizia all’americana. E il verdetto, anche stavolta, non ha tenuto fede alla locuzione latina «nemo propheta in patria»: Federico II è stato assolto per insufficienza delle prove e perché la legge del tempo in cui è vissuto non riteneva illegali certe sue azioni (anche se è stato condannato ironicamente a un servizio civile di tre giorni). Oltre a Quagliariello, il pubblico ministero era Franco Roberti (procuratore di Salerno), il consulente di p.m. e difesa lo storico del Cristianesimo Giorgio Otranto, mentre l'avvocato difensore era il penalista Michele De Pascale. Tre i verdetti finali: popolare, mediatico e tecnico. Il primo ha avuto il pubblico protagonista: all’entrata gli spettatori hanno ricevuto un cartoncino bianco e uno rosso, simboli rispettivamente di innocenza e colpevolezza. I 1.111 spettatori hanno votato in 839 per l’assoluzione e in 270 per la colpevolezza (due nulli). Il secondo verdetto è stato affidato a una giuria formata da tutti i direttori delle più importanti testate baresi: assolto (ma non all'unanimità). Il terzo è toccato al presidente della Corte: innocente anche lì. Federico II-Quagliariello, infine, è sembrato difendersi benissimo da solo, durante il suo interrogatorio. «Ho sempre sostenuto il principio di reciprocità - ha detto - difendendo i cristiani di tutto il mondo, perché considero il Cristianesimo alla base e alle radici della nostra civiltà. Chissà cosa sarebbe successo se ai miei tempi fossero esistite le intercettazioni. Meglio i miei falconi per comunicare!».