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Pizzomunno con gerani rossi.

 

 
Pizzomunno

Lungo il tratto meridionale della costa viestana, ritroviamo una piccola spiaggia che deve il suo nome all’ imponente faraglione che dalle acque cristalline si erge sovrano a sorvegliare la città ed i suoi abitanti: la Spiaggia del Pizzomunno.

Qui sembra aver avuto luogo un’ interessante e fantastica vicenda che ha come protagonisti due giovani innamorati , entrambi originari di Vieste .

Pizzomunno , giovane ed attraente pescatore, e Cristalda , ragazza bellissima dai lunghissimi capelli color dell’ oro, si amavano teneramente e vivevano nella convinzione che nulla al mondo potesse intaccare un sentimento tanto forte e sincero.

Ogni sera, Cristalda scendeva in spiaggia per salutare il suo bel Pizzomunno prima che con la sua barca andasse incontro al mare aperto.

Ogni notte, in mare, Pizzomunno riceveva la visita delle sirene che cercavano di ammaliarlo con i loro canti soavi. Le regine del mare desideravano ardentemente che Pizzomunno diventasse il loro re ed amante.

Il giovane, però, non cedette mai alle avance delle sirene tentatrici , avendo già donato il suo cuore alla candida Cristalda.

I reiterati rifiuti del giovane, scatenarono la furia delle sirene .

Una sera, le sirene raggiunsero i due amanti sulla spiaggia ed aggredirono Cristalda con grande ferocia, inghiottendola nelle profondità del mare.

Pizzomunno
fu colto da un dolore devastante, talmente grande da pietrificarlo per sempre.

Il giorno seguente, i pescatori di Vieste trovarono Pizzomunno pietrificato sulla roccia che oggi porta il suo nome.

La leggenda vuole che, ogni cento anni, Cristalda riemerga dalle profondità del mare per incontrare Pizzomunno e rivivere con lui l’ emozione di una notte d’amore sulla spiaggia che li fece incontrare.

 

 

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Promontorio del Gargano

Il più delle volte si pensa che la storia antropologica ebbe inizio sul promontorio del Gargano con l'apparizione dell'Arcangelo Michele più di sedici secoli or sono quando ancora il Cristianesimo conviveva con le allora attuali religioni pagane. Ma se analizziamo le carte romane si nota che gli insediamenti sedentari sono precedenti all'apparizione dell'Arcangelo e si trovavano sulla costa e ai piedi del sontuoso monte (Ergitium ,Sipontum ,Merinum ,Teanum , ,Apulum ,Urium).
Si trovano degli insediamenti umani persino precedenti a questi ultimi, ma bisogna risalire addiritturà all'età del bronzo, tanto è vero che lungo la provinciale che collega Foggia con San Marco in Lamis, a qualche chilometro da Borgo Celano, in zona"Chiancata La Civita-Valle di Vitturo"  è stato ritrovato la necropoli più antica della intera Europa. Altre testimonianze sono date dagli insediamenti rupestri e dalla innumerevole presenza di oggetti litici e di mura megalitiche che si sono scoperti nel corso degli anni sul Gargano.
 

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Toro seduto

 

Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi è chi sacrifica sé stesso per il bene degli altri. È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a sé stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità.

Toro seduto

 

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Tutto ciò che l'uomo ha imparato

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Servo di Dio Don Antonio Spalatro .

 

Messaggi del 05/01/2025

PIANO DI DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO PER L’ANNO 2025/2028. IL SINDACO SCISCIO: “IL LICEO PUBLIO VIRGILIO MARONE DI VICO DEL GARGA

Post n°33084 pubblicato il 05 Gennaio 2025 da forddisseche

PIANO DI DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO PER L’ANNO 2025/2028. IL SINDACO SCISCIO: “IL LICEO PUBLIO VIRGILIO MARONE DI VICO DEL GARGANO HA OTTENUTO IL NUOVO INDIRIZZO LINGUISTICO”.

riceviamo e pubblichiamo:

Con enorme soddisfazione e piacere abbiamo appreso che la Giunta Regionale, con deliberazione n. 1891 del 30.12.2024, in accoglimento delle osservazioni formulate sia dalla Dirigente Prof. Maria Taronna che dal Comune di Vico del Gargano, ha riconosciuto il nuovo indirizzo Linguistico per il nostro Liceo.

Ma è bene fare una breve premessa:

l’Istituto Publio Virgilio Marone di Vico del Gargano, per il tramite della Dirigente, formulava istanza alla Provincia di Foggia, al fine di ottenere il nuovo indirizzo linguistico, nel redigendo piano di dimensionamento scolastico.

In data 06.11.2024 la Provincia di Foggia approvava il nuovo piano di dimensionamento scolastico provinciale per l’anno 2025/2026. In tale decisione monocratica la Provincia esprimeva parere sfavorevole alla richiesta, senza dare alcuna motivazione.

Di comune accordo, il Comune di Vico del Gargano e l’Istituto Publio Virgilio Marone, formulavano opposizione al denegato parere favorevole provinciale, inoltrando memorie ed osservazioni direttamente alla Dirigenza Scolastica Regionale.

Dopo varie interlocuzioni avute sia con i dirigenti regionali, ma soprattutto con il Vicepresidente Raffaele Piemontese, tese a spiegare l’irragionevole ed immotivato diniego formulato dalla Provincia di Foggia in danno del nostro istituto, la Giunta Regionale ha accolto la richiesta, riconoscendo il nuovo indirizzo linguistico all’Istituto di Vico del Gargano.

Fatta questa doverosa premessa, non posso esimermi dal ringraziare personalmente il Vicepresidente Raffaele Piemontese, per la sensibilità avuta, per aver riconosciuto il giusto valore storico culturale all’Istituto Publio Virgilio Marone di Vico del Gargano, per aver concesso questa ulteriore offerta formativa al nostro territorio, caratterizzato da una forte vocazione turistica, che necessita di figure professionali altamente formate e competenti nel settore delle lingue e della comunicazione interculturale.

Dal prossimo anno scolastico i ragazzi di Vico del Gargano potranno frequentare il Liceo Linguistico nel proprio comune, senza dover affrontare i disagi dei trasferimenti in altri istituti, trasferte pesanti con orari disumani.

Peccato che la stessa sensibilità non possa essere attribuita alla Provincia di Foggia, che aveva inteso negare questa opportunità ai nostri ragazzi, senza alcuna motivazione logica e giuridica, e che solo grazie all’intervento provvidenziale del Vicepresidente Raffaele Piemontese, è stata scongiurata.

Concludo porgendo a Lui i ringraziamenti dell’intera comunità scolastica di Vico del Gargano.

raffaele sciscio

sindaco vico del gargano

 

 
 
 

BONUS MOBILI, CONFERMATA LA DETRAZIONE AL 50% PER IL 2025: ARRIVA ANCHE UN BUONO DA 100 EURO PER GLI ELETTRODOMESTICI 5 Gennaio

Post n°33082 pubblicato il 05 Gennaio 2025 da forddisseche

BONUS MOBILI, CONFERMATA LA DETRAZIONE AL 50% PER IL 2025: ARRIVA ANCHE UN BUONO DA 100 EURO PER GLI ELETTRODOMESTICI

Per ottenere le agevolazioni resta il vincolo che la spesa per arredi ed elettrodomestici sia collegata a lavori di ristrutturazione dell’abitazione.

Anche se la Manovra 2025 ha calato la mannaia sui bonus edilizi, quello legato ai mobili e agli elettrodomestici si è salvato. L’agevolazione, infatti, è stata prorogata così com’è (50% di rimborso delle spese per l’acquisto con un tetto massimo di 5 mila euro). Inoltre, per questo bonus non vale la distinzione tra abitazione principale e seconde case che è stata introdotta per gli altri bonus legati alla casa. Ma c’è di più. La legge di Bilancio ha introdotto un nuovo «buono elettrodomestici», con l’obiettivo di offrire un contributo economico per chi rottama vecchi elettrodomestici e li sostituisce con nuovi ad elevata efficienza energetica. La dote per questa misura è solo di 50 milioni di euro, dunque appare probabile che appena vi sarà il decreto attuativo, verrà indicata una data per il click-day.

​Vediamo allora di spiegare meglio come funzionano queste due agevolazioni.

Il Bonus mobili consiste in una detrazione fiscale del 50% sulle spese per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici destinati a un immobile oggetto di ristrutturazione edilizia, con un limite massimo di spesa, come detto, pari a 5 mila euro per l’anno 2025. Per ottenere questa agevolazione, devono essere rispettati i seguenti requisiti:

* L’acquisto è legato a lavori di ristrutturazione edilizia: l’immobile, cioè, deve essere oggetto di un intervento che rientri nelle categorie di lavori edilizi agevolabili;

*Ilavori di ristrutturazione devono essere iniziati prima dell’acquisto dei mobili ed elettrodomestici.

Per ottenere la detrazione, le spese devono essere indicate nella dichiarazione dei redditi (modello 730 o modello Redditi persone fisiche). Il bonus spetta a chi sostiene anche le spese per ristrutturare l’immobile. ​La detrazione verrà successivamente ripartita tra gli aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo.

L’agevolazione viene riconosciuta a determinate tipologie di mobili ed elettrodomestici:

* mobili nuovi: come letti, armadi, cassettiere, librerie, scrivanie, tavoli, sedie, comodini, divani, poltrone, credenze, nonché i materassi e gli apparecchi di illuminazione che costituiscono un necessario completamento dell’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione.

Non sono, invece, soggetti ad agevolazione gli acquisti di porte, pavimentazioni (per esempio, il parquet), tende e tendaggi, nonché altri complementi di arredo;

* grandi elettrodomestici nuovi di classe energetica non inferiore classe A per i forni, alla classe E per le lavatrici, le lavasciugatrici e le lavastoviglie, alla classe F per i frigoriferi e i congelatori, per le apparecchiature per le quali sia prevista l’etichetta energetica. Quelli sprovvisti di etichetta energetica sono soggetti ad agevolazione quella tipologia non è ancora previsto l’obbligo di etichetta energetica.

Per quanto riguarda il nuovo Bonus elettrodomestici, l’agevolazione è riservata a chi rottama e smaltisce un vecchio elettrodomestico e lo sostituisce con uno nuovo ad elevata efficienza energetica non inferiore alla nuova classe energetica B. L’elettrodomestico acquistato deve essere stato però prodotto all’interno dell’Unione europea.

Rispetto al Bonus mobili, il Bonus elettrodomestici prevede uno standard di efficienza energetica più alta rispetto a quello previsto per il bonus legato alla detrazione del 50%.

L’agevolazione è del 30% del costo di acquisto dell’elettrodomestico e comunque non superiore ai 100 euro, che salea 200 euro se il nucleo familiare dell’acquirente ha un Isee inferiore a 25 mila euro. Il vincolo, però, è che il contributo sia utilizzabile per l’acquisto di un solo elettrodomestico.

​Per conoscere però i dettagli della misura, occorre attendere il decreto attuativo del ministero delle Imprese e Made in Italy che dovrà stabilire i criteri entro i primi 60 giorni del 2025.

corrieredellasera

 

 
 
 

PADRE PIO, I MIRACOLI E I SOSPETTI (DENTRO LA CHIESA): LA CONFESSIONE DI WOJTYLA, I MICROFONI PER REGISTRARE GLI «ATTI CARNALI»,

Post n°33081 pubblicato il 05 Gennaio 2025 da forddisseche

PADRE PIO, I MIRACOLI E I SOSPETTI (DENTRO LA CHIESA): LA CONFESSIONE DI WOJTYLA, I MICROFONI PER REGISTRARE GLI «ATTI CARNALI», L’ACIDO FENICO

Sono passati venticinque anni da quando Padre Pio salì agli altari, beato dal 1999 e poi, nel 2002, santo. Eppure ci sono scaffali di libri nei quali la sua immagine continua ad alternarsi ai sospetti che lo hanno braccato per tutta la vita, anche e soprattutto dentro la Chiesa: tutta la storia, dall’inizio.

Tutto considerato, il miracolo più stupefacente di Padre Pio è la capacità di sfuggire a ogni schema, infrangere allegramente ogni griglia interpretativa.

Provate a immaginare, da un lato, un frate contadino, un francescano che da bambino non aveva potuto fare studi regolari perché lavorava la terra dei genitori a Pietrelcina, sulle colline del beneventano, alla fine dell’Ottocento, e già allora si sentiva in lotta con il Male, una lotta dolorosa sostenuta per decenni da una fede granitica e arcigna, per alcuni arcaica o antimoderna, stigmate e bilocazioni, guarigioni inspiegabili e precognizioni, profumo di gigli o di rose e febbre a 48 gradi, dialetto e mistero.

E dall’altra parte un cardinale domenicano poliglotta e cosmopolita, rampollo di un’antica famiglia dell’aristocrazia boema, teologo finissimo con studi nella sua Vienna, alla Sorbona di Parigi e a Ratisbona, forse il migliore allievo di Joseph Ratzinger, uno che cita Tommaso d’Aquino, Kierkegaard o Wittgenstein con la stessa naturalezza.

Ecco, quando il cardinale Christoph von Schönborn riuscì finalmente a tornare sul Gargano, a San Giovanni Rotondo, ancora ricordava la volta che a sedici anni aveva assistito a una celebrazione di quell’uomo ormai anziano: «Non ho mai visto nessuno, né prete, né vescovo, né Papa, celebrare la Messa come faceva padre Pio: non come rito ma come realtà…Indimenticabile il momento della Consacrazione: Cristo stesso offerto nelle sue mani. Per tutta la Chiesa è stato e rimane un grande dono. In questa Europa un po’ indebolita nella sua vita cristiana, è una sorgente alla quale ancora ci abbeveriamo».

Non che adesso sia tutto ormai pacifico, anzi. Sono passati venticinque anni da quando salì agli altari, beato dal 1999 e poi, nel 2002, santo. Eppure ci sono scaffali di libri nei quali l’immagine del santo più amato del Novecento, venerato da milioni di persone in tutto il mondo, continua ad alternarsi ai sospetti che lo hanno braccato per tutta la vita, anche e soprattutto dentro la Chiesa.

Non ha avuto una vita facile, Francesco Forgione. Nato nel 1887, il 25 maggio, era entrato come novizio dei frati minori cappuccini a sedici anni e ne aveva trentuno quando, il 20 settembre 1918, apparvero le stimmate che avrebbero segnato il suo corpo per mezzo secolo, attirandogli devozione e disprezzo incondizionati.

Quando Giovanni Paolo II lo proclamò beato, il 2 maggio 1999, ricordò «le prove che dovette sopportare in conseguenza, si direbbe, dei suoi singolari carismi: nella storia della santità talvolta accade che l’eletto, per una speciale permissione di Dio, sia oggetto di incomprensioni». Di più Wojtyla non poteva dire, agli oltre trecentomila fedeli che riempivano piazza San Pietro, via della Conciliazione e pure piazza San Giovanni in Laterano, anche perché molte delle «incomprensioni» erano state dei predecessori.

Per cinque volte Padre Pio venne messo sotto inchiesta dal Sant’Uffizio. Subì perquisizioni, interrogatori, intercettazioni, restrizioni e divieti di celebrare messa in pubblico. Pio XI e Giovanni XXIII lo consideravano con sospetto, diciamo così. «Un falso mistico, una colossale truffa», tuonava ancora nel 1961 il domenicano francese Paul-Pierre Philippe, poi vescovo e cardinale, inviato da Papa Roncalli a interrogare il vecchio frate settantaquattrenne, «un disgraziato sacerdote che approfitta della sua reputazione di santo per ingannare le sue vittime», fino a scrivere nella relazione al Sant’Uffizio che si trattava della «più colossale truffa nella storia della Chiesa».

Avevano pure forato le pareti delle stanze dove Padre Pio riceveva la gente per piazzare dei microfoni e registrare «il rumore di baci», accusandolo di «atti carnali» con le fedeli, e il vecchio frate si era dovuto difendere: «Non ho mai baciato una donna in vita mia, anzi dico davanti al Signore che neppure davo baci alla mamma».

Papa Giovanni temeva «un immenso inganno», un «disastro di anime», come annotava nei diari del 1960, ma si dice che poi si fosse lasciato convincere dal suo vecchio amico Andrea Cesarano, arcivescovo di Manfredonia, il quale gli aveva spiegato come i fedeli in effetti baciassero con fervore devoto le mani stigmatizzate del frate («chisto è o’ guanto mio!», lo si sente del resto dire in una registrazione) e insomma erano «tutte calunnie». Pochi anni dopo la morte del frate, Paolo VI si interrogava sulla fama di padre Pio con parole che erano già un riconoscimento: «Ma perché? Perché diceva la Messa umilmente, confessava dal mattino alla sera, ed era rappresentante stampato delle stimmate di Nostro Signore».

Karol Wojtyla non aveva mai avuto dubbi. Era un giovane prete che studiava a Roma, quando nel 1947 era andato a San Giovanni Rotondo e si era confessato da Padre Pio. Ne era nata la leggenda, più volte smentita da Giovanni Paolo II, che il frate gli avesse predetto l’elezione a Papa e l’attentato di Ali Agca, «non è vero niente». Ma non era questo il punto, per Wojtyla. È curioso come la fama dei prodigi, più che dai fedeli, sia stata talvolta enfatizzata dai detrattori, per deriderla, o magari alimentata da chi sfruttava l’immagine del frate per business da rotocalco o battaglie ideologiche.

Perché l’essenziale stava altrove, come diceva Giovanni Paolo II nel giorno della beatificazione, attingendo alla propria esperienza personale: «Chi si recava a san Giovanni Rotondo per partecipare alla sua Messa, per chiedergli consiglio o confessarsi, scorgeva in lui un’immagine viva del Cristo sofferente e risorto».

Tre anni più tardi, il 16 giugno 2002, fu lo stesso Wojtyla a proclamarlo santo: in piazza c’era anche Matteo Pio, un bambino di nove anni che due anni prima era arrivato in condizioni disperate alla Casa Sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo – l’ospedale voluto e inaugurato da Padre Pio nel 1956 -, poche ore di vita come diagnosi dei medici, meningite fulminante, arresto cardiaco, complicanze in nove organi che dopo qualche giorno riprendono a funzionare finché il bimbo si sveglia e dice «voglio il gelato»: la guarigione inspiegabile, riconosciuta dalla Chiesa come miracolo per intercessione del beato, che ha portato alla canonizzazione.

Per il popolo dei fedeli era santo da decenni. Tutto era cominciato in quella fine d’estate del 1918, poche settimane prima che finisse la Grande Guerra, nel convento di San Giovanni Rotondo, dov’era arrivato nel 1916 e sarebbe rimasto tutta la vita. Padre Pio si era segnato quel giorno: 20 settembre. Tre anni più tardi lo aveva dovuto raccontare nei dettagli agli inquisitori del Sant’Uffizio. Otto giorni di indagini e interrogatori al frate e ai confratelli, nel giugno 1921. La Messa, il tremore, la visione del Crocifisso.

«Udii questa voce: ti associo alla mia Passione…E ho visto questi segni qui, dai quali gocciolava sangue». Gli inquisitori gli chiesero tutto: le febbri a temperature letali, i dolori e le lotte notturne col diavolo, il profumo di fiori, le bilocazioni che lo facevano essere in convento, raccontava, e insieme accanto al letto di un malato, «io non so come sia, né di che natura la cosa, né molto meno ci do peso, ma mi è occorso di avere presente questa o quell’altra persona, questo luogo o quell’altro luogo; non so se la mente si sia trasportata lì o qualche rappresentazione del luogo o della persona si sia presentata a me, non so se col corpo o senza il corpo io sia stato presente…».

I fedeli avevano cominciato ad affluire nel Gargano, attirati dalla fama di santità. Le gerarchie osservavano con sospetto. Un’autorità come padre Agostino Gemelli, frate minore francescano e medico, che nel 1921 aveva fondato l’università Cattolica e l’anno prima era andato un giorno ad incontrare padre Pio, arrivò a scrivere al Sant’Uffizio che si trattava di «uno psicopatico ignorante che induce in automutilazione e si procura artificialmente le stigmate allo scopo di sfruttare la credulità della gente».

Pure gli inquisitori avevano chiesto al frate della boccetta di acido fenico che si era procurato in farmacia, gli stessi dubbi che lo storico Sergio Luzzatto avrebbe riproposto nella sua biografia del 2007. Ma già allora il frate aveva spiegato che l’acido in convento era usato per disinfettare le siringhe, erano i mesi in cui l’influenza spagnola faceva strage, e del resto anche ai sospetti degli scettici sono state opposte obiezioni, a cominciare dal fatto che né l’acido fenico né la polvere veratrina avrebbero potuto procurare quel tipo di lesioni, durate cinquant’anni.

In tutto questo tempo, il frate di Pietrelcina ha continuato a dormire pochissimo, svegliarsi nel cuore della notte per pregare e prepararsi alla Messa prima dell’alba, passare fino a sedici ore al giorno a confessare i fedeli. Papa Francesco lo ha definito un «apostolo del confessionale». Nel 2018, a cent’anni dalla comparsa delle stimmate e cinquanta dalla morte del frate, andò nello stesso giorno a Pietrelcina e a San Giovanni Rotondo: «Questo umile frate cappuccino ha stupito il mondo con la sua vita tutta dedita alla preghiera e all’ascolto paziente dei fratelli, sulle cui sofferenze riversava come balsamo la carità di Cristo».

Padre Pio non era un confessore facile, «sciagurato, tu vai all’inferno!, ma la gente restava in coda dalla notte. Il primo Papa ad andare a San Giovanni Rotondo, nel 2009, era stato Benedetto XVI. Bisognava vederlo, Joseph Ratzinger, un gigante della teologia del Novecento, lo studioso che ha scritto «Introduzione al cristianesimo», mentre restava a pregare in silenzio nella cella numero 1 del convento dei Cappuccini, il luogo dove padre Pio morì il 23 settembre 1968: un cubicolo intonacato di bianco largo quanto il lettuccio di metallo contro la parete di fondo, una Madonna con Bambino sopra la testiera, un lavello di smalto, un tavolino di legno, una sedia.

Quel giorno, Benedetto XVI parlò del Getsemani e della Passione: «Alcuni Santi hanno vissuto intensamente e personalmente questa esperienza di Gesù. Padre Pio da Pietrelcina è uno di loro. Un uomo semplice, di origini umili, “afferrato da Cristo” – come scrive di sé l’apostolo Paolo – per farne uno strumento eletto del potere perenne della sua Croce: potere di amore per le anime, di perdono e di riconciliazione, di paternità spirituale, di solidarietà fattiva con i sofferenti. Le stigmate, che lo segnarono nel corpo, lo unirono intimamente al Crocifisso-Risorto. Autentico seguace di san Francesco d’Assisi, fece propria, come il Poverello, l’esperienza dell’apostolo Paolo, così come egli la descrive nelle sue Lettere: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me».

corrieredellasera

 

 
 
 

LA CAMERA DI COMMERCIO SCOMMETTE SUL «GINO LISA». NUOVI BRAND PER IL TERRITORIO E SVILUPPO DELL’AEROPORTO DI FOGGIA 5 Gennaio 20

Post n°33080 pubblicato il 05 Gennaio 2025 da forddisseche

LA CAMERA DI COMMERCIO SCOMMETTE SUL «GINO LISA». NUOVI BRAND PER IL TERRITORIO E SVILUPPO DELL’AEROPORTO DI FOGGIA

Guardare alle potenzialità e alle eccellenze della Capitanata, dai Monti dauni al Gargano, senza distogliere l’at­tenzione da una delle infrastrutture che se, adeguatamente potenziate e valoriz­zate, potrà cambiare in meglio il volto sociale, economico e culturale di Foggia e della sua provincia, ovvero l’aeroporto civile «Gino Lisa» del capoluogo daunio. Intorno a queste priorità ruotano i conti della Camera di commercio di Foggia, una delle poche in Italia ad aver man­tenuto la sua “autonomia” non per grazia divina o per interventi dei piani alti, ma per la vitalità del suo sistema produt­tivo.

E’ stato infatti approvato all’unanimità, nella riunione del Consiglio camerale, il bilancio preventivo 2025; a seguito del lavoro costante di razionalizzazione ed efficientamento dei costi di gestione, la Camera di Commercio di Foggia ha ap­provato un bilancio preventivo a pa­reggio, che prevede interventi economici per 550.000 euro, senza tener conto dell’au­mento del 20% del diritto annuale, una misura che incrementerà le risorse da destinare al territorio di ulteriori

1.400.000 euro, per un importo comples­sivo di 1.950.000 euro.

Nella sua relazione, il Presidente Giu­seppe Di Carlo ha sottolineato l’impor­tanza strategica di questo risultato e ha illustrato le principali destinazioni delle

risorse. Tra le priorità per il 2025 fi­gurano; la promozione turistica del brand Gargano & Daunia, con iniziative mirate a valorizzare le eccellenze del territorio; L’organizzazione del Festival Internazio­nale “Umberto Giordano”, per rafforzare l’offerta culturale della provincia di Fog­gia e attrarre pubblico nazionale e in­ternazionale; Il sostegno all’aeroporto “Gino Lisa”, con interventi volti a pro­muovere e potenziare il molo dello scalo nel migliorare la mobilità e incentivare il turismo; Favo­rire l’accesso al credito delle micro imprese, attraverso in­terventi dedicati a sostenere il tessuto imprenditoriale locale e a incentivare la crescita eco­nomica.

“Questo bilancio – ha di­chiarato il Presidente Di Carlo – rappresenta un risultato si­gnificativo per la Camera di Commercio di Foggia, che con­tinua a lavorare con deter­minazione per offrire risposte concrete alle esigenze del ter­ritorio. Con l’aumento delle risorse previste per il 2025, puntiamo a rafforzare il sostegno al tessuto impren­ditoriale e a promuovere iniziative che valorizzino le straordinarie potenzialità della nostra provincia”.

 

 
 
 
 
 

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