La prima cosa bella di venerdì 13 maggio 2022 è che nella sfida tra l'uomo e l'aggeggio, l'uomo a imparato a prevalere alla distanza. Prendete l'I Pod, per esempio. È durato ventun anni.

 

Mio nonno ha avuto la radio: lui se n'è andato e lei c'è ancora. Mio padre la televisione e si sfidano ogni sera da ottant'anni. Nella mia vita ho accolto e sepolto molti congegni. Ho fatto parte del "Popolo dei fax" e della "Generazione I Pod".

 

Vidi nel metro di Parigi uno con la scatoletta bianca e le cuffiette: doveva essere parente di Steve Jobs. Mi sembrò una meraviglia, la mia musica in tasca. L'avevo ascoltata con il giradischi, il mangiadischi, il walkman, l'autoradio, i dischi, le cassette, i cd, i file Mp3.

 

Avrei visto i blackberry nascere e scomparire. Il phone diventare smart. Il pc spezzarsi in due e diventare I Pad (se vuoi la tastiera, a parte). Meteore da polso, da mettere davanti agli occhi, prototipi che mi raccontano in segreto, mentre mangiamo in ristoranti senza finestre. Ci vorrebbe, come fecero per i gusti dei gelati Ben & Jerry, un cimitero per oggetti finiti. Non smarriti, finiti.

 

È stato bello, è stato utile, ma soprattutto, eh già: noi siamo ancora qua.