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G8 Genova. Capi, questori e mandanti: fuori tutta la verità!


Induzione e istigazione alla falsa testimonianza. L’iscrizione nel registro degli indagati del capo della Polizia Gianni De Gennaro sarebbe legata ad un'indagine aperta nel corso del processo per lo sciagurato blitz nella scuola Diaz a Genova. I vertici della Polizia di Stato si sarebbero messi d'accordo per raccontare in tribunale un'altra "verità" sulla sanguinaria irruzione del luglio 2001. Le accuse della locale Procura a De Gennaro sono conseguenza del fascicolo per la "falsa testimonianza" di Francesco Colucci, che sei anni fa era questore nel capoluogo ligure. Lo scorso 3 maggio Colucci era stato interrogato in aula e di fronte alle domande del pm era caduto in un'imbarazzante serie di contraddizioni, "non ricordo" e silenzi. Cambiando versione rispetto a quanto dichiarato subito dopo il G8.Alcuni giorni più tardi il questore ha ricevuto un avviso di garanzia per le presunte bugie raccontate. Bugie che gli sarebbero state suggerite dallo stesso De Gennaro.Tutto ruoterebbe intorno alla presenza alla scuola Diaz, quella notte da dimenticare ma di cui riconoscere le colpevolezze, dell'uomo che allora era l'addetto stampa del capo della polizia: Roberto Sgalla. Interrogato dai pm Francesco Cardona Albini ed Enrico Zucca, nell'ottobre del 2001 Francesco Colucci raccontò che subito dopo aver deciso la perquisizione dell'istituto - e prima ancora di farvi irruzione - ricevette una telefonata da De Gennaro, che durante il vertice non si era mosso da Roma: "Mi disse di avvertire Sgalla". Era mezzanotte, l'addetto stampa a sua volta chiamò giornali e televisioni: c'era aria di arresti, di riscatto. Interrogato nel dicembre 2002 dalla Procura di Genova, De Gennaro smentisce la versione del questore: "Prendo atto che il dottor Colucci ha riferito che avrei dato disposizioni di avvisare il dottor Sgalla. Credo che ricordi male. Ricordo bene invece che raccomandai il giorno dopo misura, prudenza e sobrietà nel dare notizia sull'evento". Sei anni più tardi, nel corso del processo che vede imputati 27 agenti, Colucci ci ripensa: "Fui io a chiamare Sgalla: lo giuro davanti a Dio e allo Stato italiano". Scatta l'iscrizione nel registro degli indagati per falsa testimonianza. Poco dopo l'apertura del nuovo fascicolo, ecco il secondo indagato: Gianni De Gennaro, accusato di aver istigato e indotto un suo subalterno a raccontare l'"altra" verità sulla Diaz. Qualcosa si muove, alla ricerca di verità e giustizia, e di responsabilità che forse non sono ancora venute tutte a galla.Immancabilmente, è scoppiata una polemica politica. Romano Prodi ha annunciato il cambio alla guida della polizia e subito si è scatenata la contrapposizione politica, come se le forze dell’ordine facessero parte di uno schieramento piuttosto che di un altro; è chiaro che qualcuno, in malafede, le voglia tirare dalla propria parte. "E' stato concordemente convenuto che il capo della Polizia, De Gennaro, sarà sostituito nel suo incarico al termine del suo settimo anno di mandato", ha detto il premier. "Ennesimo atto di arroganza" gli ha risposto Pierferdinando Casini. "In un Paese civile - gli risponde il capogruppo del Prc al Senato, Giovanni Russo Spena - verrebbe considerato scandaloso esempio di arroganza non il normale avvicendamento, dopo sette anni, del Capo della Polizia, De Gennaro, ma il fatto che il medesimo Capo della Polizia sia rimasto imperturbato al suo posto dopo una vicenda gravissima, che ha scandalizzato tutto il mondo, come quella di Genova nei giorni del G8 e che ancora ci resti dopo la confessione dell'ex vicequestore Fournier". "Al presidente Casini - prosegue Russo Spena - ricordo che insistere perché emergano le specifiche responsabilità su quelle vicende non significa affatto delegittimare le forze di polizia. E', al contrario, un servizio reso alla democrazia e alle stesse forze dell'ordine, la cui immagine non deve essere macchiata dagli errori o dagli abusi di alcuni singoli dirigenti". "Ribadisco - ha continuato Prodi - la completa e totale fiducia nei confronti di De Gennaro, fiducia che gli ho personalmente riconosciuto anche in recenti occasioni in cui le forze di Polizia hanno dimostrato grandi capacità, compostezza e senso di responsabilità. Non c’è nessun problema di tensione tra il governo e gi apparati di sicurezza." Prodi ha poi spiegato che riguardo alla durata del mandato del Capo della Polizia, lo stesso dottor De Gennaro lo aveva messo a disposizione contemporaneamente alla nascita del nuovo governo. Da qui la decisione di confermare la fine del mandato alla scadenza del settennato.  Berlusconi non ha saputo pronunciarsi sulla vicenda, e alle domande dei giornalisti sulle possibili responsabilità del Capo della Polizia ha cambiato discorso, farfugliando frasi fatte sul governo poco originali e prive di sostanza. Ma, ciò che preme sul fondo dell’indagine, da continuare auspicabilmente affiancando al lavoro della magistratura una commissione parlamentare d’inchiesta, è la presenza silenziosa e oscura di Gianfranco Fini. In quei giorni l’ex ministro era costantemente presente nella questura di Genova a monitorare le azioni d’intervento della polizia. Perché? Non appare chiara la sua posizione e il suo ruolo nella vicenda. Non era lui il Ministro dell’Interno ma Scajola (Fi), anche lui probabilmente attento e speranzoso di non venir chiamato in causa. Da Fini ancora un’assordante silenzio. Prendendo in prestito la frase di qualche vignetta satirica, spesso capaci di riassumere o addirittura anticipare la verità: il Fini giustificava i mezzi?