respiro di frequente

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aspetta che faccio una poesia.bisogna prima immaginare qualcosa di lento come l’autunno, un treno.tipo una stazione in autunno. può andare. qualcosa deve però accadere in una stazione d’autunno. facciamo che s’ammazza qualcuno. un vecchio,un pensionato. I pensionati son patetici e fanno poesia. un pensionato che prima di ammazzarsi legge un giornale. anche i giornali sono patetici perché li butti subito dopo. e facciamo che s’ammazza,sì,il suicidio mi sembra una buona stupidaggine da inserire in una poesia.  Ecco ci siamo. poi ci vuole un tocco improvviso  di modernità tipo una lattina che rotola o un manifesto strappato o un capostazione ubriaco. vediamo. e non dimentichiamo qualche assonanza un po’forzata ed almeno una parola volgare  che fa tanto beat generation che, non si sa perché,deve ancora tramontare. spero tramonti presto. ah e,mi raccomando,andiamo spesso immotivatamente a capo! poesiaCerte foglie cadono via come la vita in certe stazioni di certi paesiCerte foglie cadono lente sui binari, sulle linee morte in certe profonde attese.Immobile a leggere, leggersi dentro un uomo con dentro tutto un mondo mobileCappello abbassato su una fronte rugosa che ha solcato il mare e che adesso attende l’occasione di un ultimo tuffo sensazionale.Arriva il treno,l’ultima corsa:unico spettatore un barattolo che rotola tra i piedi di una panchina riscaldata dal culo ubriaco di un capostazione.Visto che forse non è evidente che il tizio si è lanciato sotto il treno, la intitoliamo o “l’ultima corsa” se si pensa che il pubblico sia arguto o altrimenti andrà benissimo “il suicidio”.