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Immaginario in sintesi

Post n°673 pubblicato il 24 Maggio 2012 da LivinginFortaleza
 

mostra "Xilografos do Juazeiro" Museu do Cearà, Fortaleza

 Immagini  del sertão cearense, intagliate su legno, condensate in pochi centimetri, essenziali  e minimaliste. Sono matrici di sei importanti xilografi passati per Juazeiro do Norte, nella regione del Cariri a metà del '900. Fanno parte di una collezione privata, quella di Geova Sobreira, collezionista instancabile, appassionato di cordel e xilografia, anche perchè lui, si può ben dire, l'ha vissuta e respirata, nella tipografia di famiglia, la grafica Sobreira, tutt'ora in funzione. Anche lui è nato a Juazeiro, mitico crocevia culturale, economico, religioso di tutto il nord est,  un mondo a sè, la summa e il centro per eccellenza dell'arte e della cultura popolare, di questa parte del Brasile.   Mestre Noza, João Pereira da Silva, Antônio Batista da Silva, Walderêdo Gonçalves, Damásio Paulo e Manoel Santeiro. Questi i loro nomi. Erano ometti piccolini, rinsecchiti, autodidatti, di famiglie per lo più assai modeste, con pochissime risorse, senza grandi studi alle spalle, ma portatori di valori, storie e di un saper fare, tramandato così, geneticamente. Non avrebbero mai immaginato nella loro umiltà di arrivare nei musei, di essere esposti in gallerie d'arte, di essere conosciuti da appassionati e studiosi internazionali.

Matrice di João Pedro do Juazeiro

Ogni intagliatore ha la sua storia, ma quasi tutti hanno iniziato da adolescenti, per curiosità, per cimentarsi in qualcosa che gli sembrava facile, con un che di istintivo, spinti però anche da necessità, con la speranza di raggranellare qualche soldo in più. Qualcuno ha imparato a intagliare guardando un maestro, ma altri non ne hanno avuto nemmeno bisogno. Come se il saper disegnare fosse un dono divino, una dote intrinseca, non la impari, ce l'hai già dentro.  Molti nella loro vita hanno fatto anche dell'altro, hanno cambiato vari mestieri, talvolta abbandonando, delusi e disgustati, questa loro arte, giurando di non prendere mai più un pezzo di legno in mano. All'inizio, all'arte non si pensava e per loro era solo un lavoro, i loro committenti editori e tipografie, fra cui la mitica Tipografia São Francisco, di Josè Bernardo da Silva, vero punto di riferimento del settore. Lavoravano su richiesta, per realizzare lettere, minuscole etichette pubblicitarie per sigarette e liquori, saponette e caramelle, o cartoncini e biglietti da visita commerciali, ma anche piccole illustrazioni di libretti e copertine di libri. Matrici talvolta nemmeno firmate, rese anonime, per volere del cliente o per semplice ritrosia. Nessuno di loro le ha conservate, ne facevano a decine e non ne tennero per sè nemmeno una, rimaste in dote alla tipografia.  

xilografie -mostra "Xilografos do Juazeiro" Museu do Cearà, Fortaleza

I caratteri di zinco erano cari e rari, spesso le tipografie, piccole, a carattere familiare, ne acquistavano di usati che costavano poco, malridotti ed aggiustati alla bell'e meglio.E per quelli nuovi bisognava aspettare mesi, ordinarli a Recife o a Fortaleza, vale a dire, per l'epoca, dall'altra parte del mondo. E' da questa carenza di mezzi, di tecnologia e modernità, nonchè di risorse finanziarie che nasce e si sviluppa la xilografia nordestina. Lì per anni a usare sgorbie e punteruoli, a disegnare donnine e animali, santini e loghi commerciali, a sfornare tacos (matrici) per pochi soldi, in mezzo al frastuono delle macchine stampatrici, in uno spazio collettivo, quello tipografico, che diventava quasi casa, un ambiente familiare, con tutti, dai vecchi ai bambini a tagliare carta, sistemare i caratteri nelle cassette, impaginare, comporre.  

Stesura del colore con il rullo

 La fortuna della xilografia la si deve però al cordel, come dire due facce della stessa medaglia, inseparabili e intrecciate fittamente. Con la diffusione graduale di una letteratura popolare che da orale, declamata dai repentistas - sorta di cantastorie - a memoria, o improvvisata sul momento, viene poi fissata su carta, stampata e moltiplicata in centinaia di copie, la xilografia ha la sua grande chance : di prendere posto accanto alla letteratura. Piccoli libricini - folhetos - i primi con i fogli cuciti a mano, con l'esigenza di un'immagine di copertina. Un ruolo importante perchè sarà grazie a tale disegno, accattivante, ben fatto, riuscito, che il cordel avrà successo, sarà richiesto e venduto. Illustrazioni che devono riassumere il nocciolo della storia, dare un assaggio di quel che si leggerà, focalizzarsi sul/sulla protagonista. 

folhetos - mostra "Xilografos do Juazeiro" Museu do Cearà, Fortaleza

Non è un lavoro preso alla leggera. L'artigiano deve leggersi le storie, avere doti riassuntive, inventarsi un disegno che funzioni. Lo butta giù su carta, poi lo capovolge e lo ricalca su legno ed infine pazientemente incide. Sa come creare i mezzi toni, come dare profondità, come ottenere certi risultati, il bianco qui, il nero là, le ombreggiature, alcuni scendono nel dettaglio, altri si fermano a linee essenziali. Se sbagli son dolori, non puoi proprio rimediare. Gli strumenti sono davvero pochi, coltellini, ferri, penne a punta, i più ingegnosi possono anche personalizzarseli e farseli da sè. Poi la limatura della superficie, per renderla liscia ed omogena, uno strato di benzina  - sorta di anti-tarma e la matrice è pronta ad assorbire il colore. Infine con un rullo a passare la tinta, nella giusta dose, nè più nè meno, e l'eccesso, caso mai, si assorbe con carta da giornale. La stampa, a mano è una fase delicata. Con una si tiene il foglio, con l'altra una leggera pressione, per poggiarlo e stirarlo per bene, spandendo poi il colore, aiutandosi con un semplice cucchiaio. La xilografia è finita, la si appende, come un panno, su una corda, ad asciugare.

matrici -mostra "Xilografos do Juazeiro" Museu do Cearà, Fortaleza

 Dalla letteratura all'arte il passo è stato breve. Le xilografie ora non dovevano solo pubblicizzare un prodotto o supportare libretti, ma vendere se stesse. Negli anni '60, con la creazione  a Fortaleza del Museo d'Arte dell'Università del Cearà (MAUC), e con un generale risveglio d' attenzione, in tutto il paese, per le tradizioni popolari, l'artigianato ed il folclore, vari curatori ed artisti girarono alla ricerca di manufatti. A Juazeiro, acquistarono, per arricchire il museo con collezioni, le vecchie matrici dei maestri artigiani, conservate nelle tipografie. Stimolarono gli editori a commissionarne di nuove e, per incentivare e tenere viva questo pezzo di memoria, commissionarono essi stessi serie di opere, album di xilografie tematici. La pubblicazione di alcuni studi e libri sull'argomento, la realizzazione di alcune esposizioni, fecero il resto.

Matrice di João Pedro do Juazeiro

Le xilografie nordestine e relative matrici- avevano fatto il salto di qualità. Uscite dalle fiere di paese conquistavano i musei, timidamente, senza chiedere il permesso,  divenute merce preziosa per mercanti d'arte, collezionisti privati, galleristi, direttori di musei, ricercatori. Tutti ad affannarsi a comprare- alcuni ricorrendo anche ad inganni e sotterfugi, altri più limpidi- e far produrre il più possibile. Un'agitazione febbrile che incentivò però la nascita di nuove generazioni di xilografi.  Nei decenni successivi, l'avvento della tv, la diffusione di tecnologie di stampa, i cambiamenti del mercato e le richieste di prodotti meno artigianali e più massificati, hanno inflitto un arresto e agli intagliatori non è rimasto altro che  rimboccarsi le maniche e trovarsi attività alternative. Chi si è dato al commercio ed ha aperto bottega, chi riparava orologi, chi scolpiva statue di santi, chi  fabbricava mobili.

xilografia -mostra "Xilografos do Juazeiro" Museu do Cearà, Fortaleza

Questi sapienti intagliatori li ha conosciuti quasi tutti Geova Sobreira,  ne ha raccolto amorevolemente le matrici, che sarebbero andate perse, cercando di difenderle dall'attacco delle tarme. Come quella "Via Sacra", una via crucis miniaturizzata intagliata da Mestre Noza (1897 - 1983), uno dei decani del gruppo. Li ha frequentati e li ha fatti conoscere,  ben disposto  ad aprire i suoi bauli e mostrarne i tesori, di ciascuno di loro conosce bene la storia.   Fu lui negli anni' 60 a presentare al ricercatore americano Ralph della Cava - autore dell'opera "Miracolo a Juazeiro" i poeti, gli autori di cordeis e gli xilografi di Juazeiro.  Fra loro anche Walderêdo Gonçalves (1920 - 2005), una vera istituzione, nominato maestro di cultura, ci ha lasciato raccolte memorabili, sull'Apocalisse e sul folclore cearense. Sapeva fare di tutto un pò, il carpentiere, come suo padre, l'elettricista, il falegname, sapeva fondere l'oro ed aprire le casseforti, e, non soddisfatto, lavorò anche per una lotteria. Non fu mai solo uno xilografo, ma tutte queste cose insieme. Animato da perfezionismo e passione, girava per le fiere paesane osservando i tipi più interessanti e per trarre così spunto per i suoi disegni. Leggeva attentamente prima di illustrare un testo. Disegnava direttamente sul pezzo di legno, al contrario, con mano sicura. Usava coltellini e solo legno di imburana, resistente al taglio, poco deformabile, poco fibroso e perfetto da lavorare, per ottenere immagini nitide. Ha fatto di tutto, anche matrici in linoleum, fòrmica, gomma, stampi di piombo, targhe di bronzo, pannelli in pietra e pure sculture. Si è spento a 85 anni, infaticabile vecchio, e fino all'ultimo ha usato le mani, come solo lui sapeva fare.

Walderêdo Gonçalves

E' però curioso notare che il termine xilogravura e sinonimi non siano contemplati nel completo "Dicionario do Folclore Brasileiro" (1952) del famoso antropologo Luiz da Câmara Cascudo e che nel corso degli anni, buona parte del mondo culturale brasiliano -ricercatori e studiosi, letterari e storici- abbia ignorato, mostrato indifferenza, se non fastidio per tale forma di cultura popolare, come se quest'ultima fosse di basso pregio, sia per l'aspetto letterario che per l'aspetto artistico (vale a dire cordeis e xilografie). Non solo mancò per molto tempo una storia della xilografia nordestina, ma non veniva nemmeno citata o mostrata alcuna illustrazione in prestigiosi testi e studi folclorici, come se fosse roba da buttare, da usa e getta. Un silenzio colmo di pregiudizi, ma, come ben afferma Eduardo Diatahy B. de Menezes, professor emerito della UFC, " questa produzione dell'immaginario popolare della nostra regione e le sue diverse forme di illustrazione, hanno costruito un crocevia culturale mediante il quale la popolazione subalterna e isolata ha preservato la memoria collettiva dei suoi valori, credenze e sentimenti ed hanno costruito un modo originale e creativo di creare un collegamento fra la realtà e l'espressione simbolica della sue storie, fantasie e sogni. Una cosa è certa- prosegue il professore - il nostro artista popolare crede religiosamente ciò che recita un hadith del Corano : nel Paradiso c'è un mercato dove si vendono immagini". 

Tipografia Padre Cicero -mostra "Xilografos do Juazeiro" Museu do Cearà, Fortaleza

mostra "Xilografos do Juazeiro" presso

Museu do Cearà, Fortaleza, fino al 31 agosto 2012 

 
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