CLUB FORZA BOLOGNA

Post N° 15


LE "CRONACHE"di GIULIANO BONIZZATO____________________RICORDI DI UNO STADIOSi   parla e scrive  parecchio, in questi ultimi giorni, del nuovo Stadio Romeo Neri. Uno Stadio associato  nei miei ricordi non solo alle partite di calcio ma alla figura stessa di questo grandissimo atleta riminese a sua volta collegato a quello di un altro grande campione della nostra città : Eugenio Pagnini. Innamoratosi del baseball, sport a quei tempi quasi sconosciuto in Italia, Pagnini, mio professore di ginnastica al Liceo classico Giulio Cesare, voleva fare di noi studenti altrettanti buoni giocatori, fregandosene altamente della ginnastica tradizionale e dei programmi Ministeriali. Ambiva insomma  di costruire  quella squadra di giovani come Carlo Mazzocchi, nazionale e prima base nella squadra europea che sfidò gli USA, Walter e Sergio Zucconi, Gualtiero Carli, Alberto  Bambi, Enzo Bianchini, Ivo Frigiola e tanti altri, che avrebbero costituito il primo nucleo (come giocatori prima e dirigenti poi) dei mitici Pirati Riminesi. Quelli degli otto scudetti e delle tre coppe dei Campioni.Io, che allora avevo quindici anni,  ce la mettevo proprio tutta.  Niente da fare. Volavo sulle basi ma ero negato per tutto il resto. E quindi panchina ed ancora panchina. E interminabili noiosi palleggi con gli altri esclusi, ai margini del campo. Dopo un po’ cominciammo  a mugugnare. Pagnini  ebbe allora un idea di cui gli sarò eternamente grato.A quei tempi Romeo aveva quarantotto anni, due in più di Eugenio, lavorava come impiegato all’Ufficio tecnico del Comune e integrava il proprio stipendio con i proventi di una Palestra Privata (la “Romeo Neri”appunto) posta sotto la Tribuna laterale sinistra dello Stadio che poi avrebbe portato il Suo nome.Pagnini gli chiese il favore di occuparsi di noi eterne riserve. Neri accettò e fu la nostra fortuna. Ben presto lo adorammo. Schivo, modesto, equilibrato, il Grande Ginnasta ci parve, per questo, ancor più grande. Con lui tutto diventava facile, per la semplice ragione che Lui era lì, abile e reattivo nel correggerti e nel sorreggerti, ma anche pronto a spiegarti pazientemente un movimento alle parallele o un passaggio agli anelli, magari eseguendoli lui stesso, in maniche di camicia, con una agilità, una scioltezza, un’armonia che ci lasciavano a bocca aperta. A poco a poco riuscii a compiere esercizi che mi erano apparsi insormontabili, acquistando una sicurezza fisica che mi doveva accompagnare poi per tutta la vita. Romeo ci lasciò presto, dieci anni dopo. Eugenio invece visse invece molto a lungo. Lo incontrai più volte, nel tempo, accomunato a lui nella passione per il nostro mare. Aveva una bella barca e praticava anche la pesca subacquea, sulla punta del molo. L’ultima volta  che lo vidi avrà avuto quasi novant’anni..  Ero appena entrato in acqua,davanti al bagnino numero quindici, per la mia solita lunga nuotata al largo. ”Buongiorno Professore!” “Ciao. Posso chiedere a un vecchio allievo di accompagnare  Pagnini alla seconda secca?” “Agli ordini Professore!”. Nuotammo piano, affiancati. Lo sentii ansimare  e provai una stretta. Ma lui, incorreggibile: “Adesso ti mostro cos’è la farfalla alla Pagnini!” Cinque poderose bracciate e poi cominciai a preoccuparmi. “Professore, lei è fortissimo. Ma basta così. Sa, a dir la verità, sono un po’ stanco. E’ meglio tornare a riva”.Eugenio Pagnini portò a Rimini non solo il baseball, ma assieme a Gustavo Voltolini, anche la spada e il fioretto. Una seconda grande Scuola -a partire da una pedana, posta nella solita palestra sotto la tribuna sinistra . Una palestra che doveva portare, anch’essa, splendidi frutti.Un vecchio stadio. Non solo calcioGiuliano BonizzatoVai Alla Terza Pagina ===>