CLUB FORZA BOLOGNA

MENARINI, OPERAZIONE SALVATAGGIO


QUINDICI AMICI PER NON FALLIREDa un vertice tenuto in un circolo cittadino può uscire la soluzione: un esborso pro capite per finire l'anno. Due mesi di relativa tregua: la prossima scadenza è il 15 febbraio, quando andranno saldati gli stipendi del secondo trimestredi FRANCESCO SAVERIO INTORCIAGood morning Bologna. Il rumore delle uova sul pavimento sveglia tutti quelli che hanno dormito finora. Le spie erano accese da tempo, il deferimento è arrivato un mese dopo il pasticcio dell'Irpef. Ma adesso la parola fallimento scuote tutti. Manca un piano razionale, c'è invece l'obiettivo comune: salvare il Bologna. Tenerlo in vita. E in Serie A.Indipendentemente dall'esito delle due inchieste giudiziarie sulla truffa al Bfc, i quattro mesi con Porcedda al verde hanno stroncato la sua avventura, spezzato l'idillio coi tifosi, smascherato una gestione spericolata, dove ogni scadenza è un calvario e ogni ritardo amministrativo vanifica gli sforzi profusi sul campo. Il presidente l'ha capito, o almeno è quello che ha detto a Renzo Menarini nei colloqui privati. Dove ha promesso che continuerà a lottare per dimostrare la sua buona fede nella vicenda stipendi, ma che cederà gratuitamente le quote che in fondo non ha mai pagato. Atteggiamento diverso dal patron orgoglioso che dichiarava di non aver bisogno di nessuno.Il Geometra, di contro, ha rotto gli indugi. Perché, anche se non è più il padrone, c'è dentro fino al collo: suo il 20% delle quote (intestate formalmente ancora tutte ad Aktiva), sue le fideiussioni. Sa bene, lui, che il fallimento del Bfc travolgerebbe anche la sua immagine di uomo e costruttore bolognese. "Faremo il possibile e l'impossibile", ripete: cerca un acquirente, deve trovarlo da solo, visto che le persone cui s'è rivolto di recente Porcedda non sembrano troppo affidabili. Ha escluso di tornare subito al timone, ma quasi certamente lo farà se sarà l'extrema ratio. E in questo, secondo indiscrezioni, sarebbe più deciso di sua figlia Francesca, un tempo accusata di nostalgie presidenziali. Così, il signor Cogei ha radunato un gruppo di quindici imprenditori disposti ad aiutarlo a finire la stagione, con un modico impegno pro capite, ma, a quanto pare, senza assumere la gestione del club. Un patto stipulato in un salotto buono della città. Il gruppo avrebbe però chiesto un mese di tempo per chiarire il quadro complessivo del Bologna, oggi nebuloso, nei conti come in classifica. Ipotesi, nulla di più. E l'ex patron Alfredo Cazzola dice: "La città, se chiamata, risponderà, anche se temo che il latte sia stato versato e ci sia poco da fare".La soluzione migliore resta vendere ad un imprenditore solido. È anche la più difficile. Menarini faticava a cedere una squadra salva, vergine di penalizzazioni, bagnata da una pioggia di soldi dalle tv, con un bilancio da risanare ma anche un organico alleggerito da pesi morti e la possibilità, per il suo successore, di aprire un ciclo tecnico tutto nuovo. Ora c'è un Bologna già fatto, con arretrati da saldare, creditori alla porta, e ricavi attesi, in gran parte, già impegnati. Eppure, resta una squadra interessante, che schiera il portiere della Nazionale e può lottare ancora per salvarsi, oltre la penalizzazione. E se il rischio di fallimento non è escluso, almeno sul piano sportivo la prossima scadenza non è immediata: il 15 febbraio, oltre agli arretrati, andranno pagati gli stipendi del secondo trimestre. Il 30 novembre va saldata la terza rata delle operazioni di mercato (1,360 milioni), ma è garantita in parte dalle fideiussioni dei Menarini e in parte dai soldi delle tv: se va male qui, non ci saranno ripercussioni sulla classifica. Al momento la nuova proprietà terrebbe immobilizzati a garanzia degli acquisti effettuati circa 12 milioni, proventi dei diritti televisivi, che potrebbero essere sbloccati e dare ossigeno al Bologna. Se non un Paperone con molti contanti già in tasca, insomma, serve un imprenditore che goda di credito presso le banche. E che possa ottenere una fideiussione senza mettersi nei guai.Scoppiato il bubbone, qualcuno s'è interessato a capire che problemi ha il Bfc e quanto costerebbe. È circolato il nome di Maurizio Mian, presidente onorario della Carrarese, famoso per le sue trovate mediatiche quand'era padrone del Pisa. C'è quello di Aldo Spinelli, patron del Livorno, pista possibile solo a giugno. S'è mosso anche un imprenditore della Lunigiana. Ma parlare di trattative o possibili acquirenti è ormai fuori luogo per una piazza a cui solo quattro mesi fa Porcedda prometteva l'Europa, e a cui non è riuscito invece a dare neanche l'euro.fonte: Repubblica.it