l'urgenza dell'arte

la forza tragica di Shelley


L'idiozia globalizata non mi spaventa piu'. Mi sono ritirato dai canali di informazione e di imbecillimento ebefrenico a cui l'umanita' e' sottoposta. Il problema è che cio' che è tragico nella sua nobiltà non ha più un posto. L'attenzione mediatica è necessaria e legittima a qualunque artista, magari non fosse così per l'autore " se il mondo fosse la visione che ne abbiamo e non quella che il mondo ha di noi saremmo più riservati scriveva Bene prefacendo il suo V.E.R.D I. Gli affetti e la potenza dell'arte non possono da soli bastarci dobbiamo essere costruiti dagli occhi del pubblico, volenti o nolenti, vogliamo finire sul rogo perché ci si veda bruciare. E anche questo è legittimo. Essere ignorati ci umilia ma coloro che farebbero qualunque cosa per esserei riconosciuti non hanno mai riscosso la mia stima. In ogni caso la cultura è stata spazzata via e ben pochi possono averne accesso. Sempre meno persone che potrebbero e si salverebbero non possono perché le opere di alta poesia vengono diffuse sempre meno e sempre peggio. Ma forse l'umanità merità di marcire in questa pania di idiozia. Comunque volevo citare Shelley e Massieu-Artaud questo monaco colmo di luce e di fuoco che tanto mi ha ispirato e sconvolto " Come un dormiente che inciampa, smarrito tra le tenebre di un sogno più atroce della sua stessa morta esita prima di riaprire le palpebre perché sa che accettare di vivere è rinunciare a sveglairsi, così con l'anima segnata dalle tare che le ha trasmesso la vita respingo verso il dio che la ha creata quest'anima come un incendio che lo guarisca dal creare" Da i Cenci.