l'urgenza dell'arte

Tamerlano il Grande


Impresa alla quale attendo, questo Tamerlano il grande, dopo la stesura di Edoardo II che non ha ancora un contratto con un editore, mentre un quarto libro di cui non dico altro per scaramzia vedrà presto la luce o il buio dei lettori. Ancora un invenzione da Marlowe, la stanchezza mi assalle dopo tre anni febbrili, ma sono grato agli dei di questa "forza che deforma per sempre da dentro le cose" che mi sommuove a l'Opera, questa dannazzione seconda solo alla vita, questo crollare di spelndore che accecadagli squarci del sole, dai miasmi dell'Erebo creature e visioni violente mi possiedono e spingono all'opera. Tamerlano come Agamennone è possesduto dal demone della conquista, per lui la gloria è la fame biblica di potenza che lo incarna dio degli dei Assiri contro i vari monoteismi, come Caligola dio di se stesso.Ma ben diverso nel suo barbarico tendere sanguinario al potere" perché la distruzione sarà, e sopra di essa l'ncanto di un infanzia immortale"      Così il prologo graffiante dell'autore spregiudicato della prima parte della tragedia : Dai ritmi saltellanti e scherzi logori dei poetastri pagati dai pagliacci, vi portiamo alla splendida tenda di guerra dove udirete lo scita Tamerlano sfidare il mondo con parole altisone  mentre devasta i regni con la spada. Prima guardatelo in questo specchio tragico, poi, se vi piace la sua sorte, appalauditela. Cristopher Marlowe .  Vi lascio con Holderlin, in cui a pieno mi riconosco : Grazie a te solitudine fedele, che mia hai  tolto al vociare della folla perché io canti ardendo il lauro a cui unicamente il mio cuore è consacrato