l'urgenza dell'arte

Ne abbiamo abbastanza del mondo


Ne abbaimo abbastanza del mondo, del consesso civile, del consesso sociale, del progresso, dell'Umanità, dei problemi urgenti e scottanti. Tutto questo è niente Ciò che conta è ribadire il nostro urlo, manifestazione irrefutabile di Dio, contro la Storia e la nascita, tarata già in nuce da verminosa retorica, come tarati sono i letterati, privi di cervello e di ingegno, che non sanno che farsene della loro cultura e soccombono. E gli sta bene. In ottro libri ho vissuto otto vite, otto vite ogni volta superate, da ineffabile spettro quale sono, nello sfolgorare di una parola che è la mia stessa carne.Cosa hanno fatto gli scrittori italiani dopo Gadda negli ultimi quarant'anni? Belare contro l'individuo e contro il genio. Nient'altro.  Siamo cittadini? Sì ma di nessuno stato, siamo cittadini della nostra visionaria Valle Desolata, altro che cercare radici bisogna estraniarsi dal corpo e dallo spirito, sommossi dall'impeto di schiere d'angeli, vivere e tramontare. Le belate del mondo, nenie puerili di felicità possibili e tentate, di infelicità sponsorizzate come denominatrici comuni della vita  attuale mi  fanno ridere. Forse per i mediocri la ricerca della felicità si accompagna all'ostentazione sponsorizzata, stereotipata  del disagio. Grotteschi. In quanto a me, ho altro di cui occuparmi. Meglio, quancun'altro  da me mi occupa.