PENITENTIAGITE...

La prima volta che feci del BDSM


La mia prima esperienza BDSMEra una serata di fine primavera, avevamo preso alloggio in un curioso alberghetto ubicato al quinto piano di un palazzo nel centro di Torino: Hotel Solferino, credo si chiamasse.L’ambiente era abbastanza ignobile, gestito da due signore che non mi stupirei se in gioventù si fossero dedicate al mestiere più vecchio del mondo, ma, tutto sommato, il prezzo era buono e i letti puliti.Era la seconda o la terza volta che ci venivamo e cominciavamo a sentirci quasi a casa.Buongiorno signori!Ci apostrofò garrula la maitresse vedendoci entrareSiamo un po’ a disagio per via della ristrutturazione dell’albergo, ma una camera per voi c’è sempre!Sorrise, ammiccando laidamente…La camera era un po’ meno che decorosa: un armadio fine ‘800 frutto di qualche recupero, con all’interno delle grucce di legno, di quelle che da bambino usavo per farmene una spada, un paio di comodini eterogenei, il letto a sommier con una testatina in falsa radica appoggiata contro il muro.La condizione generale era piuttosto deprimente, ma la voglia di stare assieme superava di gran lunga qualsiasi considerazione estetica.Finalmente a letto! Baci carezze abbracci, e via via, progressivamente, fino a fare all’amore. Per quel che mi è dato ricordare, tutto procedeva le nostre consolidate e piacevoli abitudini quando lei, improvvisamente e senza alcuna ragione plausibile, si inarca, si divincola, cerca di “sgropparmi. Di norma, in un simile frangente, mi sarei immediatamente fermato per capire cosa le fosse preso. Di norma, l’avrei sicuramente fatto, ma non quella sera.Non saprò forse mai cosa mi prese, ma ricordo perfettamente che le afferrai i polsi, la costrinsi a rimettersi giù e continuai a “fotterla”, disinteressandomi totalmente delle sue reazioni. All’inizio lo stupore per quel mio comportamento così inusuale, la bloccò un poco, ma quando si rese conto che non avevo alcuna intenzione di fermarmi, tentò in tutti i modi di reagire. Peccato che la mia mole e la posizione rendessero vani tutti i suoi sforzi: la mia stretta e il mio peso l’avevano immobilizzata al letto in un modo così totale da impedirle qualsiasi tentativo di ribellione.Eppure…i suoi tentativi di divincolarsi invece di preoccuparmi o inibirmi, aumentavano vieppiù la mia eccitazione.Fu come un flash, una sorta di illuminazione: che mi piacesse fare sesso era un dato di fatto innegabile, ma il disporre a proprio piacere del corpo di una donna che si ribellava, o che tentava di farlo, era immensamente più coinvolgente ed eccitante. E più eccitante ancora erano le sue reazioni che la facevano rispondere in modo molto più travolgente ed appassionata del solito.La presi così, a lungo, senza darle modo di reagire, adottando i miei tempi e i miei ritmi e venni, cosa inconcepibile per me, senza aspettare il suo orgasmo, venni esclusivamente per il mio piacere, incurante del suo.La sua reazione fu un pianto dirotto e silenzioso, di cui, solo più tardi, capii la ragione,quando ci confrontammo su ciò che era successo, e mi rivelò che quel pianto era un la rabbia per aver dovuto ammettere che tutte le sue convinzioni di femminista arrabbiata, erano state travolte dal piacere di essere usata e di sognarsi schiava. Ci confidammo le reciproche fantasie, i sogni segreti e ricorrenti e scoprimmo, con mia enorme gioia che erano il medesimi e complementari.Da quel giorno il nostro rapporto cambiò: eravamo entrati nel fantasmagorico mondo del BDSM.