PENITENTIAGITE...

Prodromi


E' prassi, tanto diffusa quanto ridicola, cercare di far risalire alla più tenera infanzia la nascita la propria consapevolezza BDSM.Una volta o l’altra posterò uno pseudo curriculum vitae che scrissi tempo fa proprio per irridere questi sadomaso dell’asilo nido.Oggi, più seriamente, mi permetto di raccontare quella che credo essere stata la prima volta in assoluto, in cui sono venuto in contatto, seppur del tutto impropriamente e confusamente, di questa parte di me.Correva l’anno…onestamente non ricordo che anno fosse, ma ne dovevo avere otto o nove anni. Diciamo fosse il 1963 e ipotizziamo pure una bella giornata primaverile. Era di sabato e di questo sono sicuro perché l'episodio che sto per raccontare si svolse durante l’ora di catechismo che segnava, appunto, la fine delle incombenze “scolastiche” della settimana.Era una bella giornata di primavera, dicevo, ricordo persino l’aula dell’istituto dei Padri Maristi, attiguo all’oratorio, in cui si svolgeva la lezione.La lezione verteva su un brano dell’Antico Testamento: Abramo ed Isacco.Sono certo siate tutti esegeti delle Sacre Scritture, ma, per quei pochi che avessero un vuoto di memoria, fornirò un succinto compendio dell'episodio.Abramo, oramai vecchio, riceve da Dio il dono di un figlio maschio. Peccato che quando Isacco è giovinetto Javhè chiama Abramo e gli ordina di offrirglielo in sacrificio.Abramo, con la morte nel cuore, prende il figlio carica le fascine per il rogo sull’asino e si avvia verso il monte che Dio gli ha indicato per il sacrificio. Giunti nel luogo prestabilito, mentre Abramo prepara la pira, Isacco si guarda intorno e, non vedendo animali lì attorno, chiede: “Padre cosa sacrificheremo al Signore?” Abramo, allora, con le lacrime agli occhi, lega mani e piedi al figlio, lo fa stendere sulla pira, sfodera il coltello e si appresta a sgozzarlo. Inopinatamente quell’immagine di Isacco che si lascia legare e mettere sulla catasta di legna, che docilmente accetta il suo destino, mi procurò un intenso turbamento e, forse, pure, una delle mie prime erezioni.Cercando nell’iconografia classica ho trovato che l’immagine che più si avvicina alla mia fantasia di allora è quella di un quadro di Rembrandt.
Non lo trovate profondamente erotico? Confesso di essere desolatamente etero, ma c’è qualcosa di oscenamente eccitante nella postura di Isacco, nella mollezza delle sue membra, nelle gambe semi aperte, nella sua nudità, nelle mani legate dietro la schiena, nell’assoluta mancanza del benché minimo tentativo di difendersi dalla sorte che egli non dubita essere sul punto di subire. E Abramo? Guardate la mano che copre la faccia del figlio: in teoria è un gesto misericordioso, vuole evitare al figlio l’angoscia del momento finale,ma le dita quasi lo ghermiscono, lo violentano, lo possiedono. E che dire delle vesti? Non fanno altro che enfatizzare la nudità di Isacco.Insomma per farvela breve, quando l’angelo ferma la mano di Abramo, invece di tirare un sospiro sollievo fui provai un profondo senso di frustrazione.Ripensando a quell'epsodio mi viene ancora da chiedermi come abbia fatto a non restare traumatizzato da tutto ciò che quel turbamento implicava.In quella immagine è concentrato il peggio del peggio dei peccati che avrei potuto commettere: blasfemia, incesto, omosessualità, libidine, violenza.Grazie al cielo devo essere dotato di un superio assai premuroso che ha “congelato” quel ricordo per molti e molti anni, restituendomelo solo quando sono stato in grado di metabolizzarlo senza procurarmi troppi danni psichici.Mi piacerebbe se qualcuno volesse raccontare se sia stato travolto da un’immagine altrettanto evocativa.