PENITENTIAGITE...

Il castello


Guarda! Lì, in fondo alla piana, c’è un castello arroccato sul colle. Il mastio di nero, cupo basalto sovrasta le mura merlate Più in basso, appoggiate ai bastioni, confusi nel medesimo colore della pietra, i palazzotti dei nobili. Ancora più sotto, fuori dalla seconda cinta muraria, le capanne di legno dei servi della gleba, digradano fin dove la collina si spegne nella pianura, protette da un muro di tronchi aguzzi.Guarda! Oggi è il giorno della festa. La palizzata è stata abbattuta e il terreno antistante il borgo si è andato riempiendo, fin dalle prime luci dell’alba, di una multicolore confusione di bancarelle in cui si vende di tutto: dai dolciumi agli utensili, dalle armi alle stoffe. L’aria profuma di carne cotta alla brace, saltimbanchi suonatori, e tutto il variegato mondo degli ambulanti, si esibisce, per la gioia dei paesani e per un obolo con cui campare.
Per settimane i messi hanno percorso la campagna annunciando l’evento: ora tutto è pronto affinché la ricchezza delle merci, la squisitezza delle vivande, la spettacolarità delle rappresentazioni richiamino più gente possibile dal circondario, aumentando così il prestigio del borgo e del suo Signore.Guarda! La festa ha avuto inizio, c’è chi balla e chi ride, c’è chi compra e chi vende, c’è chi amoreggia e chi assiste sbigottito alle evoluzioni dei guitti e dei saltimbanchi.I gendarmi vegliano discretamente che tutto proceda regolarmente e nulla e nessuno turbi la giornata con violenze o soprusi.Guarda! Più in alto, le porte della seconda cerchia sono aperte e qualche curioso si avventura oltre quello sbarramento, di solito invalicabile, per  “assaggiare” l’atmosfera che si respira tra le case dei nobili e dei ricchi. Case serrate, alte, dalle finestre strette, che lasciano intravedere il lusso di cui sono ricolme: qualche tenda, di broccato, un soffitto riccamente decorato, poco altro. Ci si aggira con prudenza tra le vie strette in cui il sole fatica ad entrare, ci si muove lentamente con gli occhi in altro, ma ci si muove sempre, perché una pausa prolungata davanti ad uno di quegli usci non desti sospetto negli abitanti e provochi la reazione dei servi: è si giorno di festa, ma il luogo rimane comunque estraneo ai più.
Pochi, uno, forse due arditi, osano varcare quel confine invisibile, ma così evidente, sorvegliati a vista dalle sentinelle, a cui è stato ordinato di non impedire tale intrusione, ma che sanno anche come l’incolumità del Signore dipenda dalla loro solerzia.
Guarda! Ancora più in altro, dall’alto della torre, il Signore osserva ciò che accade giù in basso nella piana. Tutta quell’animazione non lo sfiora, l’allegria della giornata non lo rallegra, il suo pensiero vola alto, alto come il suo falco che è oramai solo un puntino appena visibile nell’azzurro del cielo terso.Guarda! Laggiù nella piana, la sera ha lasciato il passo alla notte fonda. Della festa, oramai conclusa, non restano che braci fumanti qualche rifiuto abbandonato, il rumore dei soldati che ripristinano la palizzata e uno spiazzo di erba calpestata che domani,  risollevandosi, cancellerà ogni traccia.Guarda! Lassù, il Signore, dall’altro della sua torre, continua ad scrutare il mondo sottostante, con la triste consapevolezza di chi, anche quest’anno, come ogni anno, ha avuto la conferma che nessuno ardirà bussare alla sua porta, salire fino a lui ed alleviare la sua solitudine.