PENITENTIAGITE...

la musa venale...


...lettera aperta ad una persona che dubito la leggerà mai e che, anche qualora la leggesse, probabilmente non vi si riconoscerebbe...Ieri, gironzolando per il blog, mi sono imbattuto nel post del nostro primo incontro e mi sono ritrovato, senza un vero perchè, a ripensare alla parabola di quel rapporto.Probabilmente sei ancora convinta che io non fossi il Padrone che meritavi e che, tutto sommato, la scelta di chiudere con me sia stata tua e del tutto giustificata.Ricordi? Mi dicevi che non ero abbastanza “cattivo”, che non ti usavo e non ti punivo col rigore e la brutalità che ti aspettavi, al punto di accusarmi di non essermi impegnato abbastanza e, stando così le cose, non te la sentivi di continuare ad essere la mia schiava.Dubito tu lo sappia o che lo capirai mai, ma, dal mio punto di vista, tutto si è svolto esattamente all'opposto di quel che credi.Sì è vero non ero affatto “cattivo” con te, ma vedi, anche la cattiveria va suscitata, nasce da una speciale sintonia che ti fa provare il desiderio di usare l'altro fino a  brutalizzarlo.Purtroppo, più che la voglia di abusare di te, i tuoi atteggiamenti mi suscitavamo un senso di infinita noia, una noia così profonda da spingermi ad incoraggiare la tua decisione di interrompere il rapporto.Sei una bella donna e sarebbe difficile non riconoscerlo, ma la tua bellezza si annacqua fino a sparire nelle tue seghe mentali, nel tuo falso autocompiacimmento, nel tuo cercare nell'approvazione altrui le conferme che dovresti trovare solo in te stessa.Non basta svolgere con diligenza il compitino impartito, non basta fingersi schiava, non basta aprire le gambe e girare senza slip, quando poi non traspare da te il minimo afflato ideale, la minima voglia di appartenere davvero.Quello che vedevo in te ogni volta che tu eseguivi un ordine, o facevi qualcosa per compiacermi, era una sorta di display luminoso che ti passava sulla fronte su cui scorreva un sottotitolo invisibile e nello stesso tempo evidentissimo che diceva “oh come sono brava, ma guarda che schiava perfetta che sono!”In fondo avrei dovuto capirlo leggendo il tuo blog. Le storie di cui parlavi allora non differivano di molto da ciò che hai tentato di fare con me. Certo prima di me deliziavi il tuo avido pubblico di avidi e affezionati lettori con avventure sessuali “convenzionali” mentre con l’Orko, per la prima volta ti avventuravi in un territorio a te ignoto, ma che prometteva di offrirti un nuovo e ancor più rutilante palcoscenico su cui esibirti. Peccato che quello che cercavo non fosse l’appariscente starlett di un B-movie, ma una donna che sapesse davvero affidarsi e donarsi a me.E’ vero, come negarlo, sei arrivata nel momento peggiore, così a ridosso di quella storia di cui non hai assolutamente compreso la profondità e che non sei riuscita a surrogare nemmeno in intensità.Non è però di questo che ti faccio una colpa, quanto di come ti sia subito data da fare, con encomiabile impegno, per rendere questa nuova avventura funzionale alle tue esigenze.Ti ricordi com’eri allarmata la mattina che scopristi un commento “dell’altra” nel mio blog.Usasti un’immagine colorita per commentare la cosa: “ E’ tornata! E’ una cagna che vuol marcare il territorio”; elegante, non c’è che dire, perfettamente adeguata al nick che avevo coniato per te.Proprio tu che tentavi di farti accreditare per la schiava diligente, hai finito per comportarti esattamente allo stesso modo. Dubito sia stato un caso che tu abbia voluto, in poco più di un mese, essere al mio fianco ostentando il tuo ruolo di schiava, alle cene di due delle più importanti community BDSM. Se non è marcare il territorio questo!Quello che non hai capito, e che penso non capirai mai, è che io non ero uno dei tuoi tanti amanti, un simpatico ometto pronto a correre al tuo comando non appena tu riuscivi a ritagliarti qualche ora per te.Il particolare, affatto irrilevante, che ti è sfuggito è che io, a differenza dei tuoi passati amanti, non ero per nulla interessato a una donna che si "concedessei" a me, quanto, piuttosto, ad una di cui prendermi cura.Non l’hai capito e ti sei fermata alla superficie delle cose. Hai letto leggiucchiato tra la peggiore letteratura di genere e hai tratto l’erronea convinzione che non fossi poi un Master così straordinario  da poterne menar vanto e visto che era la straordinarietà a cui miravi, mi hai chiesto di essere più “duro” nella speranza di avere qualcosa di eclatante da sfoggiare.Così quanto di ho detto che non avevo alcuna intenzione di modificare il mio operato hai deciso di volare altrove.Come stupirsene quando è la forma a far premio sulla sostanza, quando si cerca l'eccezionalità nelle prestazioni, ignorando che essa invece abita nelle emozioni, come stupirsi allora nello scoprire come tu fossi priva di qualsiasi percezione di cosa sia l’appartenenza, l’accettazione di una volontà altrui che si sovrappone alla tua, la rinuncia alla propria individualità per diventare docile strumento dell’altrui volere.Come avresti potuto tu rinuncare al centro della scena, farti piccola e docile ai miei piedi, tu che ti nutri di gesti, di prestazioni da esibire, di specchi in cui riflettere la tua immagine, tutte cose lecite beninteso, ma che nulla hanno a che vedere col tuo a più riprese proclamato bisogno di essere schiava.Mi dicono che ora ostenti la tua appartenenza nei riguardi di una coppia con la quale, non dubito, ti esibirai alle feste e nei luoghi deputati alla liturgia BDSMSono certo che questa tua nuova condizione ti soddisfi pienamente: è quello che cercavi e, in fondo, ed è il massimo che tu possa aspirare di ottenere. Senza alcun rancore, ma con infinita tristezza… La Musa venale  Avrai tu almeno, o musa del mio cuore, amante dei palazzi, quando fredde bore sguinzaglierà Gennaio, lungo le nere noie delle lente sere nevose, un po’ di fuoco pei tuoi piediviolacei? Le spalle scalderai,  fredde, di marmo, coi notturni raggi che tra le imposte filtrano? Accorgendoti d’aver la borsa ed il palazzo a secco,raccoglierai tu l’oro delle volte azzurrine? Tu devi tutti i giorni, per guadagnarti il pane, dondolare, come fa il chierichetto, l’incensieree cantare Te Deum  cui non credi; oppure, saltimbanco a pancia vuota, far mostra dei tuoi vezzi e del tuo riso molle d’un pianto che  nessuno vede, per far scoppiare dalle risa il volgo.Charles Baudelaire