...seconda parteResto volutamente in silenzio, mentre tu sei troppo a disagio per tentare di rompere il ghiaccio.Arrivati. Saliamo, mi segui docilmente, entriamo in casa.Miciorosso, come sua abitudine, si precipita ad annusarti e, dopo averti girato attorno miagolando flebilmente, si esibisce nella collaudata performance del soffio iracondo.Lo scaravento in cucina, chiudo la porta, ti aiuto a sfilarti l’impermeabile, e ti precedo in soggiorno. Ferma qui.Ti lascio in piedi davanti al divano, sul quale mi vado a sedere comodamente.Ti guardo senza parlare: hai il capo chino gli occhi sembrano occupatissimi a verificare la pulizia delle scarpe, ti torci le mani e sposti il peso da un piede all’altro in quell’assoluto silenzio che sembra non finire mai.Spogliati!Sussulti, sollevi il capo, hai gli occhi sgranati, lo sguardo perso, apri la bocca come per protestare, ma subito la chiudi, chini nuovamente il capo e, quasi rannicchiandoti su te stessa, ti sfili la giacca.C’è una sedia dietro di te, puoi posare lì i vestiti.Annuisci senza parlare. La camicetta: cominci dai polsini ti tremano le mani, prima a sinistra poi a destra, il fiocco, il primo bottone, il secondo, il terzo. La testa è sempre più china, ti giri, sfili la camicia e la appoggi sulla sedia.Restando in quella posizione, apri la gonna e la fai scivolare ai tuoi piedi, ma ti ricordi di essere senza slip e porti di scatto una mano sul sedere per tentare di coprirti.Non proferisco verbo.Un’altra pausa. Per guadagnare tempo, ti togli le scarpe e tenti, con improbabili contorsionismi, di sfilare le calze senza offrirti troppo al mio occhio inquisitore.Ti resta solo il reggiseno di pizzo bianco.
Fragole
...seconda parteResto volutamente in silenzio, mentre tu sei troppo a disagio per tentare di rompere il ghiaccio.Arrivati. Saliamo, mi segui docilmente, entriamo in casa.Miciorosso, come sua abitudine, si precipita ad annusarti e, dopo averti girato attorno miagolando flebilmente, si esibisce nella collaudata performance del soffio iracondo.Lo scaravento in cucina, chiudo la porta, ti aiuto a sfilarti l’impermeabile, e ti precedo in soggiorno. Ferma qui.Ti lascio in piedi davanti al divano, sul quale mi vado a sedere comodamente.Ti guardo senza parlare: hai il capo chino gli occhi sembrano occupatissimi a verificare la pulizia delle scarpe, ti torci le mani e sposti il peso da un piede all’altro in quell’assoluto silenzio che sembra non finire mai.Spogliati!Sussulti, sollevi il capo, hai gli occhi sgranati, lo sguardo perso, apri la bocca come per protestare, ma subito la chiudi, chini nuovamente il capo e, quasi rannicchiandoti su te stessa, ti sfili la giacca.C’è una sedia dietro di te, puoi posare lì i vestiti.Annuisci senza parlare. La camicetta: cominci dai polsini ti tremano le mani, prima a sinistra poi a destra, il fiocco, il primo bottone, il secondo, il terzo. La testa è sempre più china, ti giri, sfili la camicia e la appoggi sulla sedia.Restando in quella posizione, apri la gonna e la fai scivolare ai tuoi piedi, ma ti ricordi di essere senza slip e porti di scatto una mano sul sedere per tentare di coprirti.Non proferisco verbo.Un’altra pausa. Per guadagnare tempo, ti togli le scarpe e tenti, con improbabili contorsionismi, di sfilare le calze senza offrirti troppo al mio occhio inquisitore.Ti resta solo il reggiseno di pizzo bianco.