Il periodo balneare e un po’ di noia fanno si che i mie pensieri svolazzino, come pipistrelli impazziti, nei meandri della mia fantasia, andando a ritrovare vecchie domande senza risposta che giacciono impolverate negli angoli più oscuri della mia mente.Tutta questa aulica premessa per dire che il quesito che sto per porre è di quelli di lana caprina i cui ritorti peli sono ben difficili da dipanare.Bando alla ciance, la domanda è questa: ma sottomettersi ad una persona di cui si riconosce il valore, il prestigio e magari anche una non disprezzabile gradevolezza estetica, non sarà mica una forma edulcorata di appartenenza?Mi spiego meglio: sono anni che, come una leggenda metropolitana, gira una frase molto carina che recita grosso modo: “Non potrei mai sottomettermi ad un uomo che sbaglia i congiuntivi”.Personalmente non posso che condividere una simile affermazione, anche perché, di norma, i congiuntivi io non li sbaglio, ma, tanto per amor di discussione, mi domando: non sarà che appartenere a qualcuno che oggettivamente o soggettivamente riteniamo superiore a noi, crei una sorta di legittimazione ad essere come lui.Voglio dire: se appartengo ad una persona molto in gamba vuol dire che lo sono anche io perché è evidente che solo se ho un certo valore lui si accorgerà di me.Insomma ho un po’ la sensazione che si corra il rischio di appartenere più per autoreferenzialità che per necessità.Necessità: l’ho sempre considerata la parola chiave. E’ opinione comune che decidere di appartenere sia forse l’ultima scelta che la schiava fa prima di donarsi al suo Padrone, ma io mi domando: se si sceglie il proprio Signore che appartenenza e’?Capisco che quanto sto per dire non piacerà a molti (neanche a me a dire il vero) ma, estremizzando il concetto: se l’appartenenza è necessità perché è così rara la sottomissione a qualcuno che, in qualsiasi altro contesto, apparirebbe inadeguato e inferiore?Perché non capita praticamente mai che a far chinare la testa e piegare le ginocchia sia il classico pugno nello stomaco, il disagio di scoprire di non poter resistere al fruttivendolo sotto casa?Perché insomma alla fine della fiera, non sia la pelle le viscere a decidere, ma faccia piuttosto premio la capacità seduttiva e il savoir faire di attrezzati raiders?Ribadisco che NON ho una risposta e che trovo valide motivazioni sia per l’appartenenza al bruto di turno quanto alla sottomissione della mente ad una mente che si percepisca più forte, ma mi piacerebbe sentire qualche opinione in merito.…dal Piccolo Principe
...e se...
Il periodo balneare e un po’ di noia fanno si che i mie pensieri svolazzino, come pipistrelli impazziti, nei meandri della mia fantasia, andando a ritrovare vecchie domande senza risposta che giacciono impolverate negli angoli più oscuri della mia mente.Tutta questa aulica premessa per dire che il quesito che sto per porre è di quelli di lana caprina i cui ritorti peli sono ben difficili da dipanare.Bando alla ciance, la domanda è questa: ma sottomettersi ad una persona di cui si riconosce il valore, il prestigio e magari anche una non disprezzabile gradevolezza estetica, non sarà mica una forma edulcorata di appartenenza?Mi spiego meglio: sono anni che, come una leggenda metropolitana, gira una frase molto carina che recita grosso modo: “Non potrei mai sottomettermi ad un uomo che sbaglia i congiuntivi”.Personalmente non posso che condividere una simile affermazione, anche perché, di norma, i congiuntivi io non li sbaglio, ma, tanto per amor di discussione, mi domando: non sarà che appartenere a qualcuno che oggettivamente o soggettivamente riteniamo superiore a noi, crei una sorta di legittimazione ad essere come lui.Voglio dire: se appartengo ad una persona molto in gamba vuol dire che lo sono anche io perché è evidente che solo se ho un certo valore lui si accorgerà di me.Insomma ho un po’ la sensazione che si corra il rischio di appartenere più per autoreferenzialità che per necessità.Necessità: l’ho sempre considerata la parola chiave. E’ opinione comune che decidere di appartenere sia forse l’ultima scelta che la schiava fa prima di donarsi al suo Padrone, ma io mi domando: se si sceglie il proprio Signore che appartenenza e’?Capisco che quanto sto per dire non piacerà a molti (neanche a me a dire il vero) ma, estremizzando il concetto: se l’appartenenza è necessità perché è così rara la sottomissione a qualcuno che, in qualsiasi altro contesto, apparirebbe inadeguato e inferiore?Perché non capita praticamente mai che a far chinare la testa e piegare le ginocchia sia il classico pugno nello stomaco, il disagio di scoprire di non poter resistere al fruttivendolo sotto casa?Perché insomma alla fine della fiera, non sia la pelle le viscere a decidere, ma faccia piuttosto premio la capacità seduttiva e il savoir faire di attrezzati raiders?Ribadisco che NON ho una risposta e che trovo valide motivazioni sia per l’appartenenza al bruto di turno quanto alla sottomissione della mente ad una mente che si percepisca più forte, ma mi piacerebbe sentire qualche opinione in merito.…dal Piccolo Principe