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Un blog creato da Kaos_101 il 23/10/2006

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Messaggi del 26/01/2007

Corsia

Post n°41 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da Kaos_101
 

Doverosa premessa: questo racconto mi è stato in qualche modo "commissionato" da una cara amica le cui fantasie si indirizzano nella direzione delle situazioni descritte. Ne è venuta fuori una storia piuttosto "forte" che non è indicativa, se non in senso molto lato, del mio immaginatrio.
In realtà è stata quasi una sfida che ho voluto accettare quella di descrivere il percorso di una donna che scopre il BDSM in un modo quantomeno inconsueto e pertanto lontanissimo dal mio modo di sentire.

Spero di aver fatto un lavoro decoroso...Attendo vostri giudizi...

Lia è sdraiata ai bordi della piscina, l’aria è calda, il riflesso dell’acqua piacevole.
Lia tiene in mano un libro aperto, ma le parole scorrono davanti ai suoi occhi senza che lei riesca a concentrarsi su quello che legge.
Il suo pensiero torna a dieci anni prima, al giorno in cui quel giovane male in arnese ha attraversato la strada e si è inginocchiato ai suoi piedi dicendole: signorina dal primo momento che l’ho vista....
Lia aveva riso di quell’approccio così improbabile, ma il ragazzo non stava scherzando e aveva continuato a parlare, parlare, parlare, fino a che lei, vinta, non aveva accettato il suo invito a cena.
Così aveva conosciuto Paolo e così se ne era innamorata.
Si domandava spesso cosa avesse trovato in lui.
Forse quell’aria da cane bastonato, forse il sacro fuco dell’arte, forse quegli improvvisi slanci, come la volta che aveva malmenato quel tipo, reo di aver solo tentato di dare un calcio ad un gatto randagio.
Forse era il ricordo di quei mesi passati a fare l’amore per giorni e notti nella sua soffitta, incurante del fatto che metà del corpo di polizia della città la stesse cercando per ordine di suo padre.
Si perché Lia era l’unica erede di una famiglia incredibilmente ricca e  potente, e talmente abituata a farsi obbedire da tutti che nemmeno i suoi genitori avevano potuto dissuaderla dallo sposare quell’idealista spiantato.
Purtroppo Paolo non aveva talento e così il fuoco dell’arte si era spento rapidamente, la passione tra di loro non era durata molto più a lungo e a poco a poco colui che a lei era sembrato l’uomo della sua vita, il pittore maledetto, il contestatore, quello che coi soldi ci si puliva il culo aveva cambiato radicalmente vita prosciugando in pochi anni tutti i conti correnti bancari a cui aveva potuto accedere.
Per fortuna l’immensa ricchezza della famiglia era rappresentata per 
Lia sale in macchina, il cancello della villa scivola silenziosamente , l’auto accelera e Lia riprende il filo dei suoi pensieri.
E’ inutile nasconderselo, la ragione che le ha impedito di divorziare non va ricercata nel ricordo dell’amore che un giorno ha nutrito per lui, ma nel senso di colpa che continua ad angosciarla.
Poco importa che tutti le dicano che Paolo non sarebbe mai stato un artista, Lia non riesce a non pensare che sia stata la sua ricchezza ad inaridirlo, le cene le feste, i viaggi a renderlo cinico e avido e cinico e che, in ultima analisi, sia lei la causa del fallimento del suo matrimonio.
Così, nonostante tutto, Paolo rimane suo marito, il principe consorte come lui stesso sprezzantemente si definisce che vive dilapidando il più velocemente possibile l’appannaggio mensile che lei gli versa e che non perde occasione per farsi scoprire abbracciato a qualche troietta al punto che oramai nemmeno i giornali scandalistici pubblicano le foto delle sue intemperanze.
Improvvisamente Lia si riscuote, una macchina di traverso sulla strada la obbliga a frenare, il corpo di una donna svenuta sporge riverso dalla portiera spalancata.
Lia scende dall’auto e si precipita verso la malcapitata, quando improvvisamente una mano le tappa la bocca e contemporaneamente avverte una dolorosa puntura alla base del collo, poi più nulla.

La corsia è buia...solo la luce di emergenza rischiara fiocamente gli altri letti deserti.
Lia si sente intontita.. non capisce bene dove sia e perché.
Cerca di sollevarsi a sedere, ma una strana spossatezza la ricaccia giù.
Le mani sono pesantissime come pure le gambe...si sente incapace di muovere un solo muscolo non prova dolore, ma uno sgradevole senso di oppressione e una vaga inquietudine la pervade.
Ah finalmente ci siamo svegliati!
La voce le arriva all’improvviso facendola sobbalzare. Dopo la voce il suo campo visivo viene invaso da un orribile individuo che indossa un camice bianco: il fisico robusto quasi grasso, due braccia muscolose ed incredibilmente pelose che terminano  in due enormi mani dalle dita tozze.
L'infermiere si china su di lei con un ghigno inquietante e con un gesto brusco solleva le coperte.
Lia si accorge di essere coperta solo da un camicione di tela annodato sul didietro...
L’uomo le pone una mano sulla bocca ed infila l'altra tra le sue gambe.
Lia sente la mano brancicarle il sesso: dita fameliche che la violavano con gelida indifferenza.
Tenta di sollevare il busto di gridare, ma lui senza spostare la mano dalla sua bocca le tappa il naso. Un improvviso e gelido panico le attanaglia il ventre.
Annaspa cercando l'aria che non riesce più ad inspirare, gli occhi si dilatano, il petto si solleva spasmodicamente per poi ricadere vinto.
L'infermiere, totalmente incurante delle sue reazioni, continuava a profanare la sua intimità: già 2 dita le frugano la vagina mentre il pollice, vinta la resistenza dell'ano è penetrato  profondamente dentro di lei.
La mano dell'uomo, chiudendosi attorno a quelle dita, la stringe con una morsa ferrea che la domina completamente.
la prossima volta che ti ribelli hai finito di respirare.
Lia, terrorizzata, tenta di divincolarsi.
Il bruto, sghignazzando, la solleva di peso la rigira,  e le fissa i polsi con dei nastri di tela alle sponde del letto, poi con la sinistra, premendole la nuca, le immobilizza la testa contro il cuscino.
Mentre l’uomo la rigirava, Lia intravede una figura semi nascosta nell’ombra del corridoio buio. E’ una persona di circa 40/45 anni, indossa un camice immacolato e la fissa con occhi freddi, ma attenti.
Per un attimo Lia spera che quello sia il suo salvatore, ma  la disperazione le stringe la gola quando  vede un sorriso divertito attraversare il volto dell’uomo.
E’ solo un attimo, poi si ritrova soffocata e schiacciata dal peso del suo aguzzino che con calma studiata, inizia  slacciare i legacci del camicione mettendole  a nudo la schiena.
Lia si inarca tentando di sgropparlo, ma  ottiene come unico risultato un immediato aumento della pressione sulla sua testa e con essa la sensazione di soffocamento.
L'uomo slacciata la tunica e comincia  morderle le spalle, la schiena, le natiche.
Una mano, insinuatasi sotto di lei le raggiungerle il seno: la stretta è brutale e la fa trasalire, poi la sente risalire fino a trovare il capezzolo inspiegabilmente durissimo ed eretto.
Ma allora ti piace troia!!!
sghignazza l'animale.
Le sue dita si chiudono attorno a quel grumo turgido e cominciarono stringere senza pietà.
Una fitta di dolore lancinante l'attraversa conficcandosi da una parte nel suo cervello e dall'altra esplodendo torrida nel suo ventre.
Lia è sconvolta: non può ammettere quello che stava provando o, perlomeno, quello che una parte di lei comincia a provare.
Percepisce il turgore delle sue labbra e il liquido calore che le pervadeva l'inguine.
Non posso essere eccitata!!!
pensa
non è possibile!!!
 Eppure....
Il dolore al capezzolo si è fatto insopportabile, un rantolo incontrollabile le sfugge e per risposta la pressione che la soffocava sempre più.
Poi, come una liberazione, l’uomo si solleva, scostandosi da lei
L’attimo di sollievo che prova è subito sostituito da una nuova e più terribile angoscia: si sente spingere in avanti, è costretta ad inginocchiarsi, le gambe divaricate le spalle appoggiate al cuscino il sedere sollevato ed esposto, un lingua calda e larga comincia a lambirla, si muove lasciva e proterva lungo tutto il solco del suo inguine, le dischiude le labbra della vulva, gioca con la sua clitoride, le penetra la vagina, si sofferma indecente sull’ano.
Lia tenta di resistere alla sensazione che la pervade, lotta con quella strana eccitazione che poco a poco si impadronisce di lei, ma inutilmente.
Sente, con vergogna i suoi umori scorrere copiosi e avverte con stupefatto piacere il suo aguzzino berli rumorosamente.
Il suo corpo è scosso da tremiti incontrollati, il suo bacino si abbassava come comandato da una volontà esterna a lei che lo fa protendere in fuori per offrirsi ancora più impudicamente al suo stupratore.
L’uomo sghignazza soddisfatto.
Lo sapevo che eri una cagna - ti piace quello che ti faccio, brutta troia
Così dicendo le stringe i capelli sulla nuca e con un violento strattone le solleva il capo..
Lia boccheggia, tentando di riaversi da quello stato di semi asfissia in cui si trova, spalanca la bocca per urlare il suo disgusto e la sua rabbia, ma dal recondito recesso della sua mente dove si è rifugiata, sente la sua voce  rantolare un no quasi inudibile.
L’uomo ormai eccitatissimo, la costringe ad assumere una posizione a quattro zampe e riprende a leccarle l’ano.
Fitte di piacere le attraversarono il cervello e si mischiano con la nausea che la attanaglia, la sua coscienza oltraggiata tenta un’inutile resistenza, che il suo corpo si rifiuta di ascoltare.
Non riesce a reagire, è come stretta in una morsa invisibile che la tiene soggiogata e le impedisce di ribellarsi come se qualcosa bloccasse gli ordini che il suo cervello invia alle membra.
Le dita dell'uomo le forzano l'ano, Lia sente il grosso glande premuto conto di esso mentre le dita scivolano a bagnarsi dei liquidi della sua vulva.
Inculati troia!
le sibila l’infermiere.
Lia, priva di qualsiasi volontà, resta immobile tremante e catatonica ....
MARIO! CHE STA FACENDO?.
la quasi totalità da immobili, terreni ed attività industriali, sulle quali Paolo non era riuscito a mettere le mani.

...continua

 
 
 
 

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