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Le leggi «pressappoco» nel Paese sempre a rischio


Dice, ad esempio, che «i comuni italiani interessati da frane sono ad oggi 5.596, pari al 69% del totale», che quelli che corrono pericoli di livello «molto elevato» sono 2.839 e che queste frane «sono le calamità naturali che si ripetono con maggiore frequenza e causano, dopo i terremoti, il maggior numero di vittime e di danni a centri abitati, infrastrutture, beni ambientali, storici e culturali ».Praticamente, accusa il dossier (documento pubblico ufficiale, mica elaborazione di qualche ambientalista duro e puro...), un decimo del nostro Paese «è classificato a elevato rischio per alluvioni, frane e valanghe » e questa «situazione di assoluta fragilità» viene «aggravata dal fatto che più di 2/3 delle aree esposte a rischio interessano centri urbani, infrastrutture e aree produttive strettamente connesse con lo sviluppo economico e sociale del Paese ».Non solo: il progetto «dilelliano» di convincere la gente ad andarsene dall'area a rischio, dove ci sono «ditte» legate alla camorra che si vantano di tirar su un villino abusivo dalle fondamenta (si fa per dire) al tetto in 288 ore, si è rivelato alla lunga un fiasco: la gente spesso incassava i 30mila euro per trasferirsi e lasciava la casa ad altri.Eppure solo quattro giorni fa, alla vigilia del terremoto dell'Aquila, di quelle interminabili file di bare, delle polemiche sull'ospedale parzialmente crollato, il sindaco di San Sebastiano al Vesuvio Giuseppe Capasso, che è anche presidente della Comunità del Parco nazionale del Vesuvio, ha chiesto a Antonio Bassolino un «patto speciale» per i Comuni dell'area protetta lagnandosi delle voci secondo le quali «i tanto attesi effetti di una possibile ripresa economica» dovuti al «piano casa» berlusconiano «potrebbero non investire l'area vesuviana ».Fonte: http://www.corriere.it/cronache/09_aprile_09/gian_antonio_stella_le_leggi_pressappoco_del_paese_sempre_a_rischio_ca8216ec-24c9-11de-a682-00144f02aabc.shtml