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Quelle cena da quattromila euro Quando lo chef diventa un marziano


Carlo Cracco è un uomo fortunato, vive su un altro pianeta. Noi terrestri siamo alle prese coi mutui, la crisi, la rata del condominio, il rischio licenziamento, il pediatra privato perché quello della mutua è un'incapace, il dentista, gli occhiali nuovi, le gomme da neve perché ci si mette anche la stagione, il conto della lavanderia, il riscaldamento, lui invece passa il tempo sulle sue stelle Michelin, serafico, ad affettar tartufi. E sì che nella galassia dell'alta cucina le cattive notizie finanziarie sono arrivate eccome. Negli ultimi tempi c'è stata un'ecatombe di ristoranti raffinati: Antonello Colonna, il miglior cuoco laziale, ha chiuso il locale di Labico; il sofisticatissimo L'Altro Mastai di Roma ha spento tristemente i fornelli; il mitico Cesare Giaccone ha lasciato il suo angolo di paradiso langarolo per mettersi sotto l'ala protettiva di un grande gruppo; il Rododendro di Boves ha ammainato bandiera bianca; lo chef del Flipot di Torre Pellice si è trasformato in oste e l'Acero Rosso di Rimini è diventato una trattoria, nemmeno delle migliori. Poi ci sono quelli che mantengono l'insegna e le fiandre e i cristalli ma abbassano i prezzi: allo scaltro Arrigo Cipriani è bastato una rapida annusatina all'aria per calarli del 40%. Certo, il ristoratore veneziano partiva da livelli stratosferici: all'Harry's Bar per salutare il 2008 ci vollero mille euro mentre per il 2009 ne sono bastati seicento.     Fonte: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=326315