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Un blog creato da sergius65 il 12/11/2007

PARCO SOMMERSO BAIA

ARCHEOLOGIA SUBACQUEA

 
 

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IL PARCO ARCHEOLOGICO DI LITERNUM

Post n°39 pubblicato il 08 Novembre 2010 da sergius65
 

Il parco archeologico di Liternum copre un area di 85.000 mq e si trova sulle sponde del Lago Patria, a nord di Napoli. Si tratta dei resti della colonia di epoca romana in piena repubblica.La fama di Liternum è legata alla figura di Publio Cornelio Scipione detto l'Africano,che scelse questo luogo come sede del suo esilio volontario,dove morì nel 184 a.C.Secondo fonti storiche la frase " Ingrata patria non avrai le mie ossa" fu scritta sulla sua lapide. La ricerca della sua tomba è diventata leggenda.Sul posto aperto tutti i giorni , si trovano guide archeologiche e naturalistiche che accompagnano il turista in un tour molto particolare.Sono visibili il Capitolium , i resti del foro , il teatro, le terme e una parte della via Domiziana che collegava Pozzuoli a Roma.
Tutto questo in un contesto naturalistico notevole, per la presenza di fauna migratoria e stanziale sui canneti del lago. Un giro che vale la pena fare,per ragioni culturali o semplicemente per puro relax.

 

 

foto:http://www.facebook.com/photo.php?fbid=1698409824370&set=a.1698405224255.97277.1361619807#!/album.php?aid=97277&id=1361619807&page=2

 
 
 

Rappresentazioni teatrali dei classici al teatro romano del Pausilypon

Foto di sergius65

PROGRAMMA
Luglio 2010
Villa Imperiale Pausilypon

8 LUGLIO
Mda Produzioni/Fonderia ‘900
LE ERINNI GIUNGERANNO
Da ESCHILO e SOFOCLE
Regia e Coreografia AURELIO GATTI
Con SEBASTIANO TRINGALI

9 LUGLIO
Teatro Urlo
A PROPHET/SALOMÈ
Tratto da SALOMÈ di OSCAR WILDE
Regia VITTORIO VACCARO
con IVANA MONTI

16 LUGLIO
Ass.ne culturale Gianni Santuccio
ALCESTI MON AMOUR
Da EURIPIDE
Traduzione F. Amoroso
Adattamento e Regia WALTER PAGLIARO
Musiche originali GERMANO
MAZZOCCHETTI
con MICAELA ESDRA

17 LUGLIO
Giostra Teatro di Maria e Valeria Tavassi
ANTIGONE CIRCUS
Testo di MARIA ANGELA ROBUSTELLI e
FLAVIA CHIAROLANZA
Regia MARIA ANGELA ROBUSTELLI
TAMMORE FRANCESCO DIVAIO DIDJERIDOO
ALBERTO SPISSO

23 LUGLIO
Mistral
LE BACCANTI
Da EURIPIDE
Drammaturgia ROBERTO GUICCIARDINI
Coreografia DEANNA LOSI
Elementi video ANDREA MONTAGNANI
Musiche di BARTOK, BIBER, PIAZZOLLA, SHUMANN
FAURÉ, SHOSTAKOVICH, TETRAKTIS

24 LUGLIO
L' ALTRO ANFITRIONE
Da PLAUTO
Riduzione e traduzione di RINO MARINO
Regia PAOLO GRAZIOSI
con PAOLO GRAZIOSI

29 LUGLIO
Centro Mediterraneo delle ArtI
EDIPO RE
Da SOFOCLE e PASOLINI
Di ULDERICO PESCE
Direzione artistica ANATOLIJ VASIL’EV
con MARIA LETIZIA GORGA
MAXIMILIAN NISI, ULDERICO PESCE

30 LUGLIO
Arwen Films
ATLANTIDE DI PLATONE
Da CRIZIA DI PLATONE
Adattamento e traduzione originale ELEONORA
BRIGLIADORI
con la collaborazione PROF. ALESSANDRO DAVICO
con ELEONORA BRIGLIADORI

PRENOTAZIONI GRUPPI: EDO SERVICE PROMOTION (STEFANIA CUOMO) TEL. 081.5562524
CELL. 339.4410203 340.9338962
PREZZO BIGLIETTI: INTERO € 12 - RIDOTTO CRAL €10 – CARNET PER 8 SPETTACOLI €64
INGRESSO da Via Coroglio - Grotta Di Seiano
Uscite Tangenziale VOMERO: Via Cilea – Via Manzoni - Discesa Coroglio - Grotta Di Seiano
FUORIGROTTA: Via Diocleziano – Piazza Bagnoli – Salita Coroglio - Grotta Di Seiano
AUTOBUS: C 21, C 27, C 31, 14 BR, 44, 11. F 9 con fermata all’ingresso dell’area

 
 
 

Monumenti negati nei Campi Flegrei,

Post n°37 pubblicato il 04 Novembre 2009 da sergius65
 

Monumenti negati nei Campi Flegrei, volontari in aiuto della Soprintendenza. Pronto un piccolo esercito di rangers per colmare i vuoti dei custodi e consentire le visite guidate nei più famosi siti archeologici della zona. Potranno essere riaperte le porte del castello di Baia, in particolare, dello stadio di Antonino Pio, della Piscina Mirabile, della tomba di Agrippina se l'offerta dei giovani appassionati flegrei non sarà ancora una volta snobbata. Confortanti i risultati del primo esperimento, già effettuato per riportare i turisti sul percorso del sacello degli Augustali, nell'area archeologica di Miseno. Visite di gruppo concordate (attraverso prenotazioni via internet), massima disponibilità degli accompagnatori, soddisfazione degli ospiti espressa ai vertici della Soprintendenza. Se l'intesa con i gruppi di volontari giovanili sarà sviluppata, entro il periodo delle festività di fine anno potrebbe essere organizzato un nuovo ciclo di itinerari nei maggiori monumenti di Pozzuoli, Baia, Bacoli, oggi preclusi per la persistente carenza di personale dell'amministrazione statale. Nessuna confusione di ruoli, nessuna violazione delle norme di correttezza sindacale, per carità. Sarebbe completamente sbagliato pensare ad una forzatura delle prerogative che regolano la gestione centrale dei monumenti e dei siti archeologico. Considerando, però, oltre ai problemi della Soprintendenza il mancato decollo della Scabec (la speciale società campana creata per la valorizzazione dei beni culturali della Campania) sembra naturale, anzi doverosa la necessità di correre ai ripari in tempi brevi. «L'esperimento dei giovani volontari è risultato interessante, sia pure limitato ad uno spazio molto circoscritto», conferma la dottoressa Paola Miniero, direttrice del museo del castello di Baia. «Dalla paralisi bisogna uscire, però», dice Nicola Masuottolo, presidente dell'associazione Misenum, convenzionata con la Soprintendenza per la custodia del sacello flegreo. «Noi siamo pronti a raddoppiare gli sforzi, purché qualcuno riconosca l'importanza del nostro ruolo per il rilancio turistico dell'area flegrea». Nonostante i solenni impegni assunti a livello ministeriale e regionale, come si sa, anche le visite straordinarie nel museo del castello di Baia qualche giorno fa sono state annullate «per l'assoluta impossibilità di organizzare turni adeguati di sicurezza sul percorso delle sale espositive». Non di molto più incoraggiante il quadro relativo alla valorizzazione turistica dei parchi di Baia, di Cuma e degli altri siti flegrei. Chiusi, sotto chiave, i monumenti più famosi, mentre il sistema economico locale langue e migliaia di giovani, preparatissimi, sono condannati a rimanere a casa, disoccupati.

 
 
 

27/10/2009 BAIA (NA): DELUSIONE PER L'APERTURA-FLOP DEL MUSEO

Post n°36 pubblicato il 02 Novembre 2009 da sergius65
Foto di sergius65

 

Museo chiuso per lutto. È successo domenica al castello Aragonese di Baia dove ben trentotto, delle cinquanta nuove sale del Museo Archeologico dei Campi Flegrei, non hanno potuto aprire per mancanza del personale di sorveglianza. Nella notte era morto un collega e così l'altra mattina al lavoro erano in tre su dieci, Troppo pochi per consentire anche l'espozione dei reperti di Cuma, Baia, Misenum e Liternum ai trecento visitatori che, ignorando il richiamo del mare nella giornata praticamente estiva, avevano partecipato alla prima delle cinque due aperture straordinarie autunnali del castello. E che in alcuni casi hanno anche protestato chiedendo la restituzione del costo del biglietto. Uno spiacevole incidente o un'altra brutta figura per una città e una regione che hanno un bisogno disperato di rifarsi gli occhi, e le tasche con il turismo, la storia, la cultura? «Concordo con lei. Un'altra brutta figura». Maria Rosaria Salvatore, da due mesi alla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei è in ferie da qualche giorno ed ha appena appreso nessuno del suo ufficio ha provveduto ad informarla della sgradevole domenica dell'arte andata in scena al Castello. «Rimborsare il prezzo del biglietto mi sembra doveroso ma non serve certo ad attenuare la brutta figura. Anzi». E però. Però non ci sta la Salvatore a veder sparare addosso ai suoi dipendenti. E a chi le riferisce che per l'assessore regionale al Turismo Riccardo Marone «c'è un problema di eccessiva tutela del personale dei siti monumentali» risponde decisa che il personale di custodia è «sufficientemente tutelato», che la tutela di un lavoratore non è mai «troppa». Troppo pochi, rilancia il sovrintendente, sono invece i sorveglianti: «quello che è accaduto domenica non fa che dimostrare che il personale non è sufficiente. Se si continua così, meglio chiudere». Chiudere? Possibile che dopo tutto quel parlare, e fare, per valorizzare i siti negati basti davvero un lutto per mandare all'aria tutto? Non c'era modo, per esempio, di sostituire il personale assente?» Chi domenica non era a lavoro ha rinunciato ad una prestazione straordinaria e come tale retribuita. Nessuno, quindi è autorizzato a pensare che ci possa essere stato, da parte dei custodi, un accordo per assentarsi tutti insieme. Sostituirli era impossibile: cosa avremmo dovuto fare, chiamare del personale da Pompei e spostarlo a Baia? La verità - risponde il sovrintendente - è che se la coperta è corta c'è sempre qualcuno che rimane scoperto. Anzi, proprio Pompei è la punta dell'iceberg di una situazione che in Campania è disastrosa ovunque: nell'arco di trent'anni il personale si è più che dimezzato e sarà sempre peggio perché chi che va in pensione non viene e non verrà sostituito». «I siti museali sono una risorsa fondamentale per la Campania» ha detto ieri Marone: come si può pensare di chiuderli? «Io direi che se non c'è personale sufficiente, forse non andavano proprio aperti. Ma la soluzione - conclude la Salvatore - era stata trovata con l'accordo di programma che prevedeva per alcuni siti, tra cui proprio il museo archeologico dei Campi Flegrei il passaggio di gestione alla Regione. Perché questo passaggio non è mai stato fatto?».

Se non se ne avesse la prova provata, il disservizio di domenica, in occasione della riapertura del Museo di Baia, sembrerebbe frutto della fantasiosa vena ironica del più classico «feuilletton» in salsa napoletana. Gli ingredienti ci sono tutti: l'attesa per l'evento culturale di spicco, la concitazione di autorità e organizzatori, la folla di visitatori ansiosi di varcare la soglia del Castello-Museo lungamente negato al pubblico, la partecipazione dei custodi alla cerimonia funebre per un collega. Si, proprio in coincidenza con la riapertura, da tempo annunciata, Così, di necessità virtù, la direzione non ha potuto fare altro che improvvisare un'improbabile giustificazione per circoscrivere a meno di un terzo il percorso museale. Con delusione, dispetto e, affatto malcelata rabbia dei visitatori gabbati. Fin qui la cronaca di una realtà, tutt'altro che straordinaria, di un modello di gestione del bene collettivo, che colora di precarietà diffusa l'anomalia napoletana; a conferma di un'esperienza ricorrente nei più svariati settori dei pubblici servizi. Avrà pur ragione l'assessore regionale al ramo a prendersela con un genere di sindacalismo strisciante, attento ai particolarismi di categoria, quanto distratto nei confronti del più generale interesse collettivo, che presupporrebbe da parte dei fortunati titolari del celebrato «posto fisso», efficienza e produttività nei servizi resi al pubblico. Non c'è dubbio alcuno, poi, che la stessa dirigenza, il gestore pubblico del bene museale, finisca per possedere armi spuntate per reagire, tempestivamente, all'insorgere di inattese emergenze, privo di autonomia concreta, poverissimo di mezzi finanziari adeguati. E, se lo Stato, nel tracollo delle proprie finanze, non trova che pochi spiccioli per la gestione ordinaria, ed assolutamente nulla per quella straordinaria, lasciando musei ed ogni altro bene culturale indifesi dal rischio di degrado e nell'impossibilità di assolvere il proprio ruolo, perché mai la tanto declamata intesa con la Regione, per il decentramento della gestione di alcuni fondamentali siti di preminente interesse turistico-culturale regionale, continua a languire? Osservando i fatti concreti, riflettendo su tempi e procedure, c'è tuttavia da chiedersi se siano i soldi, l'indispensabile coordinamento, oppure l'inerzia politica, nell'assunzione di decisioni efficaci, a costituire l'effettivo ostacolo ad una riorganizzazione del settore che possa effettivamente garantire che i siti museali e le risorse storico-archeologiche svolgano il ruolo di straordinari attrattori di flussi turistici crescenti, di cui posseggono l'indubbia potenzialità. Invero, tuttavia, se si pensa che la Società campana per i Beni culturali (Scabec), costituita dalla Regione nel 2003 in forma azionaria, a capitale misto pubblico-privato, con lo scopo di «valorizzare il sistema dei Beni e delle attività culturali quale fattore dello sviluppo della Campania», in ben sei anni non ha prodotto granché (l'iniziativa più interessante resta il ticket Artecard), non è che l'aspettativa di una regionalizzazione del sistema museale possa proprio entusiasmare. Il nodo della questione, probabilmente, può dipanarsi solo attraverso una più efficace ed aggressiva «governance» dei settore. Ciò che urge, infatti, ancor più di un decentramento, la cui efficienza sarebbe tutta da dimostrare, è una volontà politica e una rigorosa pianificazione delle attività da sviluppare, in coerente coordinamento tra tutti i rami dell'amministrazione, statale e regionale, coinvolti nel processo di efficace razionalizzazione del ruolo che compete ai beni culturali nello sviluppo locale. Più che di nuovi carrozzoni, più che di ulteriori consigli d'amministrazione, in cui imbarcare amici e decotti politici di lungo corso, la vera rivoluzione da compiere deve fondare su di un'etica virtuosa dell'interesse collettivo, cioè su di una politica intesa come strumento coesivo di democrazia partecipata.

(Fonte: Il Mattino)

 
 
 

IL SITO DEL PARCO SOMMERSO DI BAIA SU COMPUTER IDEA

Post n°35 pubblicato il 09 Giugno 2009 da sergius65

 
 
 

I campi flegrei nel retour inglese

Post n°34 pubblicato il 18 Maggio 2009 da sergius65
 

Ieri mattina una troupe Inglese è venuta a fare una serie di riprese filmate per un programma
che uscirà in Inghilterra nel prossimo inverno.Lo scopo è ripercorrere le tappe del Grand Tour,un viaggio che facevano gli Inglesi in Europa già dal '700.Verso la fine del ‘700 ogni uomo di cultura europeo che si rispettasse doveva aver compiuto almeno un viaggio in Italia, paese ricco di testimonianze del passato classico (greco e romano),
Le città Italiane che erano inserite nel grand tour erano Genova ,Firenze, Roma e Napoli,in particolare i Campi Flegrei.
Oltre a filmare lo splendido scenario alle spalle di Montenuovo,ospiti dell'ottima struttura del Centro Sub Campi Flegrei , la troupe si è soffermata sulle riprese subacquee dei resti dell'antica Baia e in particolare di alcune strutture del Portus Julius,con i suoi mosaici. Durante la splendida giornata l'equipe Inglese,assistita dall'ottimo archeologo subacqueo Michele Stefanile,ha sperimentato la costruzione in acqua, di un pilastrino in cassaforma con l'utilizzo della famosa malta idraulica romana.Con la ricetta di Vitruvio si è preparato l'impasto mescolando la calce spenta con la pozzolana ,il tutto unito a pietrame e inserito in una cassaforma.Dopo 5 ore l'impasto si è consolidato .
Nonostante tutte le cose che non vanno nella nostra città,c'è ancora qualcuno (una tv straniera)che valorizza il nostro patrimonio storico e artistico,mentre le nostre istituzioni stanno ancora una volta a guardare.Dopo numerosi sforzi burocratici ed economici,si è aperto finalmente il Museo dei Campi Flegrei al castello di Baia,che è stato recentemente restaurato e arricchito di nuove sale che ospitano i tantissimi reperti recuperati nella zona.
Purtroppo la fruizione ,specialmente in questo periodo, non è continua.
Per carenza di personale le aperture sono a singhiozzi,con una enorme pausa tra l' uno e l'altro.

 
 
 

FRANATO IL COSTONE DI CAPO MISENO

Post n°33 pubblicato il 08 Aprile 2009 da sergius65
 

Dopo il violento sisma che ha funestato l'Abruzzo nella notte tra domenica e lunedi,è franato il costone di CapoMiseno, che da anni versa in condizioni precarie per quanto riguarda la staticità.La sorpresa dopo la frana è stata la scoperta di alcune strutture ,che a prima vista sembrerebbero di epoca romana.In attesa di riscontri si pubblicano alcune foto.

 

 
 
 

12/03/2009 SPUNTA L'ANTICA DOMIZIANA A LITERNUM

Post n°32 pubblicato il 03 Aprile 2009 da sergius65
 
Foto di sergius65

L’arteria realizzata a servizio della città romana fondata da Scipione l’Africano prima dell’avvento di Cristo sulle sponde del lago Patria, era stata ricoperta dal cemento e in grossa parte era andata distrutta dagli abusi edilizi sul litorale di Giugliano. Nei giorni scorsi una piccola parte è stata riportata alla luce nel corso della campagna di scavi all’interno dell’area archeologica chiusa al pubblico da anni. Poche decine di metri di lastricato di pietra che finiscono a ridosso del muro di cinta che separa la zona abitata dall’area oggetto di una serie di interventi da parte del Comune di Giugliano, concordati con la Soprintendenza di Napoli, per realizzare «Il parco e il museo archeologico di Liternum». Case con vista sui reperti archeologici, insomma, dopo essere state realizzate magari proprio in danno all'antica strada sommersa. Mentre la antica domitiana trova luce, il lungolago versa ancora nel degrado. Gli interventi annunciati dalla Provincia per la messa in sicurezza hanno riqualificato con una colata di asfalto solo un tratto, mentre si attende ancora l'installazione dei parapetti a protezione degli argini. Intanto gli interventi in corso negli scavi di Liternum hanno liberato un pezzo di terreno che teneva lontano il foro dalla sponda del lago salato a forma di cuore. Ora al posto delle erbacce, ci sono viottoli, piccoli ponti, barriere di protezione in legno e ampie aree da attrezzare per ospitare i turisti. Un immobile è stato già espropriato e a breve tutta la zona degli scavi potrà finalmente rappresentare il simbolo della rinascita di tutto il litorale. In progetto anche la realizzazione di un auditorium, un ufficio informazioni e locali per i servizi igienici. Completati i primi lavori avviati nel 2006 - con un primo fondo di due milioni di euro- che hanno restituito dignità al sito assediato dai rifiuti, ora si stanno investendo 4 milioni di euro dell’Europa stanziati dalla Regione Campania per completare la campagna di scavi e conservare i pozzi rinvenuti. Per la soprintendenza sarebbero da ricoprire per sottrarli all'incuria, mentre il Comune, invece, propone di esporli dietro teche blindate. «Resta da verificare la possibilità di modificare i progetti in corso d'opera», dice al riguardo il sindaco Giovanni Pianese. Cambia anche l’assetto urbanistico all’esterno. Ha contribuito a riqualificare la zona, anche l’abbattimento dell’ecomostro di tre piani che da venticinque anni incombeva all’ingresso dell’area archeologica e non è escluso che si proceda per altri immobili. Intanto, lo scheletro del palazzo abusivo, poi acquisito al patrimonio comunale, è andato giù sotto i colpi delle ruspe dell’esercito inviate dal Comune lo scorso dicembre perché violava i vincoli archeologici. Intanto, per sostenere lo sviluppo locale, l’anno scorso è nata l'agenzia provinciale Liternum Sviluppo Napoli Nord Spa, che promuove convegni e seminari. Passi importanti per poter riaprire al pubblico l'area archeologica e attivare un percorso virtuoso per il rilancio del turismo sul litorale.  (Fonte : Il Mattino)

 
 
 

05/12/2008 RIVIVONO GLI ANTICHI FASTI DI BAIA (NA)?

Post n°31 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da sergius65
 

Rivivere gli antichi fasti di Baia quando, costellata da sorgenti termali, era considerata la «Pusilla Roma» e rilanciare le sue acque con un impianto collegato al Parco Archeologico: è l'ambizioso progetto del sindaco Antonio Coppola, che punta alla rivalutazione delle risorse geotermiche delocalizzando le aziende nautiche ubicate tra il porto e il Castello Aragonese. «È un programma doveroso - sottolinea il primo cittadino - Far rivivere le antiche Terme di Baia significa porre l'area flegrea al centro del processo di sviluppo turistico di Napoli e della sua provincia, con la riconversione in chiave turistica dei cantieri». Il piano, esposto in un dossier corredato da 19 foto, è stato inviato al Presidente del Consiglio Berlusconi, ai Ministri dell'Ambiente e per i Beni e le Attività Culturali, Prestigiacomo e Bondi, al Sottosegretario al Turismo Brambilla, all'ente Nazionale per il Turismo, al governatore Bassolino e al Prefetto Pansa. In dieci pagine il progetto, che «rappresenta una spinta per spostare i capannoni, un'autentica bruttura per il paese e per il mondo della cultura - aggiunge il primo cittadino Coppola - La rinascita economica, sociale e ambientale del territorio ha come imprescindibile presupposto il trasferimento degli impianti cantieristici». Non la pensano così i titolari delle aziende nautiche, che da tempo difendono le strutture produttive di Baia nonostante abbiano intrapreso il potenziamento in altri poli. Intanto l'Amministrazione comunale persegue il progetto di rilancio delle sorgenti termali dell'area flegrea, puntando a sfruttare gli spazi occupati dalle imprese. L'obiettivo far rinascere la Baia dei fasti imperiale di cui i siti archeologici, in parte discesi sui fondali per il bradisismo che interessa i Campi Flegrei, ne sono una prestigiosa testimonianza. E la riscoperta e lo sfruttamento delle sorgenti termali si integra in un progetto (sintetizzato nella legge 8 del 29 luglio 2008), con cui la Regione Campania ha dettato una disciplina articolata del termalismo per l'istituzione di un «marchio di qualità termale», volano per la riqualificazione del termalismo campano nello scenario nazionale e internazionale. «La valorizzazione delle risorse geotermiche - conclude il sindaco Coppola - è finalizzato al miglioramento della qualità di vita dei cittadini, ma è anche elemento di promozione di un turismo sostenibile. Basta guardare al passato e alla grande storia delle acque termali di Baia, famose per le loro qualità medicamentose, per rendersi conto dell'importanza del piano». (Fonte: Il Mattino)

 
 
 

MASSACRO DI DELFINI NELLA CIVILIZZATA DANIMARCA

Post n°30 pubblicato il 18 Novembre 2008 da sergius65
 

Personalmente sono rimasto senza parole.....aspetto i vs commenti

http://www.elicriso.it/it/stragi_compiute_uomo/strage_delfini_danimarca/

 
 
 

Biennale Internazionale del Mare - XI edizione

Post n°27 pubblicato il 24 Ottobre 2008 da sergius65
 
Foto di sergius65

Napoli - Stazione Marittima dal 4 al 10 novembre -INGRESSO LIBERO

Dal 4 al 10 Novembre 2008 si terrà presso la Stazione Marittima di Napoli l’XI edizione della Biennale del Mare, che, come sempre, si propone anche come occasione di dibattito sui temi dello sviluppo per la pesca e l’acquacoltura regionale. In particolare la manifestazione prevede tre specifici convegni in materia di pesca ed acquacoltura. Il 6 novembre, il tema del dibattito sarà la nuova fase di programmazione 2007-2013, con i suoi interlocutori nazionali, per una verifica congiunta delle proposte comunitarie in materia di politica del Mediterraneo e gestione delle risorse condivise. L’8 novembre gli incontri previsti nella mattinata riguarderanno la nuova fase di programmazione regionale 2007/2013 della pesca, le modalità d’integrazione degli interventi cofinanziati dal FEP con quelli di altri fondi comunitari e la verifica di strumenti innovativi di intervento che possano interagire sia con la tutela delle risorse sia con la competitività del settore. La seduta pomeridiana consentirà la trattazione di argomenti di carattere scientifico afferenti sia alle tematiche ambientali che a quelle produttive con la finalità di promuovere una sempre più stretta relazione interdisciplinare in materia di pesca e ambiente e di consentire un sempre più efficiente trasferimento dell’innovazione tecnologica alla produzione.

ESPOSIZIONI

Ingresso libero

Orario 9.30 – 18.00

L’Estonia alla Biennale

Esposizione realizzata dalla Repubblica Estone, dei molteplici aspetti della cultura, delle attività e dell’economia legate al mare.

La Polonia alla Biennale:

Una mostra realizzata dalla Repubblica polacca sulla cultura baltica del mare.

L’Albania alla Biennale

Mostra sulle attività marinare della Repubblica Albanese, da quelle militari a quelle peschiere a quelle turistiche. Una nazione giovane di democrazia che sta conquistando il suo spazio sul mare.

Paesaggi urbani del Mediterraneo: mostra dedicata a cinque metropoli portuali

Un porto è un mondo complesso, composto da diverse anime simili ma differenti, vicine ma concorrenti. Le diverse attività che vi si svolgono chiedono, continuamente, cambiamenti e specializzazioni, alla ricerca dello spazio ideale per affrontare al meglio le sfide che i mercati impongono. L’obiettivo di questa mostra è svelare ai cittadini quanto si è fatto in questi ultimi anni nei porti e nei waterfront di alcune città mediterranee in funzione alle esigenze specifiche degli operatori portuali ma anche alle esigenze elle varie comunità che hanno bisogno di vivere il proprio porto come accesso al Mediterraneo e al mondo.

Attrezzature balneari ecocompatibili per le Coste Campane

La mostra accoglie ricerche e proposte progettuali sviluppate da allievi della Facolta’ di Architettura dell’Università di Napoli, nonché soluzioni progettuali maturate nel corso di un Workshop a cui hanno partecipato studenti e ricercatori di diverse Università Italiane. Le ricerche progettuali esposte riguardano alcune aree litoranee dei Comuni di Napoli, Bacoli,Salerno, Procida, Castelvolturno.

Passeggiando per mari ed oceani. Viaggio subacqueo nei cinque continenti.Percorso interattivo di immagini cinematografiche dei mari del mondo.I filmati racconteranno con immagini subacquee e musica gli aspetti più significativi della vita marina dei principali mari e oceani del pianeta e saranno corredati da alcune immagini di esterni.Le sequenze video saranno sottotitolate con sottopancia recante il nome del luogo o località in cui le immagini sono state girate. Per ogni filmato sarà , inoltre, realizzato un commento scritto da mettere a disposizione delle scuole.Proiezioni continue di filmati sul mare a cura di Expomed                Acquario virtuale in 3D a cura di Expomed                                         Immersioni di 20 minuti in un acquario virtuale multimediale                  Sicurezza sul Mare (Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Carabinieri e Vigili del Fuoco)Una mostra a testimonianza del grande impegno profuso, da tali organi e dai loro corpi speciali, per garantire la sicurezza e il salvamento in mare.

Storia immagini della più antica stazione di ricerca biologica mediterranea

La Stazione Dhorn

Un mare di stoffa

La Fondazione Mondragone

I.P.S.E.M.A.

Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo. Dalla storia delle prime tutele del lavoro marittimoai “servizi on line”.

Emozioni di immagini

1. Immagini dal bianco e nero al colore dell’attività subacquea

2. Immagini del mare nostrum e dei mari del mondo

3. I record subacquei

4. Come ci si immerge: breve corso visivo per la subacquea ricreativa

5. Le classi possono farsi fare una fotografia in un mare virtuale

Te vo’ fa’ fa’ na foto?

 
 
 

FINALMENTE APERTO IL MAV (MUSEO ARCHEOLOGICO VIRTUALE)

Post n°26 pubblicato il 25 Luglio 2008 da sergius65
 
Foto di sergius65

ERCOLANO. Con i riflessi d'acqua anche i delfini del mosaico sembrano prender vita. Le donne d'Ercolano già parlano fitto nelle terme. Eppure il nostro non è un sogno e la mitica macchina del tempo non è stata attivata. Siamo nella città sommersa dal Vesuvio, ma il 79 dopo Cristo continua a essere lontanissimo nel tempo. Anche se l'atmosfera ha tutte le componenti del mistero, il velo è presto squarciato: siamo al Mav di Ercolano, il primo Museo Archeologico Virtuale italiano. Il soffio d'aria calda che arriva dal vulcano non ci atterrisce: niente di venefico, eppure l'atmosfera sa rendere con grande evidenza interni e raffinatezze d'un mondo perduto e tragico, lontano nell'aspetto e vicinissimo nelle emozioni. Gli scavi, quelli veri, sono a poca distanza da questa struttura del primo ventennio del secolo scorso, che un intervento da 3 milioni di euro ha saputo riscattare, dopo anni di declino e abbandono. A noi che visitiamo gli spazi del sottosuolo (del museo) non resta che abbandonarci alla poesìa della scoperta. Certo, niente a che vedere con l'emozione di quegli arditi che attraverso scavi, pozzi e cunicoli, per la prima volta si avventurarono nel ventre di un sottosuolo ricchissimo di sorprese, con l'intento di illustrare le dimore e la casata dei Borboni. Eppure questa gigantesca macchina virtual-scenica ha il pregio di coniugare sapientemente il meglio della tecnologia con i richiami emozionali degli elementi primi. L'effetto nazional poplare stile Quark (che un'acuta giornalista siciliana definisce alla Disney) si stempera nei profumi, nei vapori impalpabili d'acqua, nei giochi di luce e soprattutto nel rincorrersi lungo questo percorso virtual-museale di voci antiche e nuovissime . «Le voyage n'est nécessaire qu'aux immagination courtes» (Viaggiare necessita solo a chi è corto d'immaginazione) scriveva Colette. E dunque il consiglio è di abbandonarsi all'immaginazione, meglio se virtuale. E dimenticare. Dimenticare che la villa dei Papiri ha subito l'aggressione della furia vulcanica. E così, complice la realtà-irreale, lungo il tragitto i suoi colori riprendono forma, i colonnati risplendono e i capitelli caduti tornano a corona delle colonne dipinte. Villa San Marco si offre ai nostri occhi in tutta l'intensità dei suoi affreschi blu; la Villa Jovis, che fu di Tiberio, dalle sue altezze ci mostra panorami inusitati; i lupanari di Pompei si animano, e ansimano (ma solo per i più grandi: il badge che viene consegnato all'ingresso ai visitatori ci riconosce e accompagna, selezionando per noi la lingua prescelta e le immagini, con una scelta adattata nel linguaggio e nelle figurazioni alle esigenze dei più piccoli). E se nella Villa probabilmente appartenuta al suocero di Cesare, Calpurnius Piso Caesoninus, a parlare sono i filosofi, lungo le vie di Pompei incontriamo i centurioni e le schiave. Per il progettista Gaetano Capasso rivive «la meravilgia della scoperta, si recupera lo stupore di chi per primo vide emergere dalla roccia tracce di un passato sepolto e dimenticato». Il degrado della Pompei commissariata sembra lontano, così come l'amarezza per anni e anni di fondi tagliati alle Sovrintendenze e di scavi mancati. Al Mav rivive l'Ercolano di un tempo che fu. In attesa che si apra finalemente il Museo dedicato ai reperti degli scavi, la cittadina campana festeggia, con l'auspicio che, grazie ai turisti, non si trasformi in un'ennesima occasione mancata. (stefano.biolchini@ilsole24ore.com)

 
 
 

UNA SCIENZA DAI MOLTI PADRI di Claudio Ripa

Da un articolo di Claudio Ripa


Benché nel 1960 Bucher con la passeggiata subacquea nella città sommersa di Baia, in un servizio realizzato da Pittiruti per la televisione e commentato da Amedeo Maiuri, avesse illustrato le meraviglie archeologiche nascoste nel nostro mare, solo dopo la scoperta delle prime due statue della Grotta Azzurra di Capri, si ebbe una polarizzazione dell ‘importanza e del fascino dell archeologia subacquea. Infatti, la polemica suscitata dal recupero delle stesse statue ed il “battage” pubblicitario di ” Mondo Sommerso” ripreso dalla televisione e dalla stampa mondiale, fecero sì che moltissimi subacquei fino ad allora indifferenti incominciassero ad interessarsi di archeologia subacquea. Mentre la denunzia ed il recupero delle due statue fatta da Maltini e Solaini, per onore di cronaca va detto che il primo ad avere individuato le statue fu Gennaro Alberino, sommozzatore di professione, così come a Baia, la maggior parte delle scoperte furono merito di sommozzatori o di pescatori professionisti. E’ quindi estremamente difficile andare alla ricerca, in Campania, di padri fondatori” dell’archeologia subacquea. Dove cercare, infatti? Tra gli studiosi come Gunther, che s’interessò, tanti anni fa, delle nostre antichità sommerse, ed in particolare di quelle della zona del litorale di Posillipo? Tra gli eredi dei” sakanaciuki”, come il Professore Miraglia, mio padre, che a volte scoprivano cocci, ma che sott’acqua andavano per fiocinare pesci, alla maniera ancora oggi adoperata dai Polinesiani? Tra i vecchi vongolari e fiocinatori, che ancora oggi pattugliano le acque alla ricerca di qualche preda? Oppure tra i tanti che, per sport o per divertimento, per spendere il tempo libero o per la spinta di chissà quale altra motivazione, in acqua ci vanno, sorvegliano, perlustrano, alla ricerca di tutto e di niente, a volte armati di fucile o di camera subacquea, spesso senza nemmeno questi attrezzi, e sono e, la ricerca va fatta un pò fra tutti costoro: come ignorare uomini come Raimondo Bucher, il quale può essere considerato a giusto merito uno dei padri fondatori dell’ archeologia sottomarina in Italia, quanto meno per avere dato credito ed impulso quasi mezzo secolo fa alla fotografia subacquea ed aerea di zone sommerse. E come fare ad ignorare quei dilettanti, che via via hanno ampliato il loro bagaglio di conoscenza, e più che fidarsi della fortuna, in mare ed alla ricerca di verità, hanno cominciato ad andarci con una base di preparazione scientifica? Certamente, tanto sviluppo l’archeologia subacquea non avrebbe potuto avere se l’invenzione di Cousteau e Gagnan, l’autorespiratore, non fosse riuscito, subito dopo la guerra, ad ‘imporsi anche fra i non professionisti dell’immersione. E’accaduto invece che, mettendo l’immersione subacquea alla portata tutti, l’autorespiratore abbia portato sott’acqua studiosi ed appassionati. E così che la ricerca subacquea è diventata l’occupazione di pochi felici, attività di molti infelici. Infelici per il modo in cui vanno le cose in Italia e dove i sommozzatori che si interessano di archeosub, pur volendo spesso offrire alle Soprintendenze collaborazione, sono spesso trattati come petenti in attesa di una grazia. Diciamo allora che la linea di sviluppo dell’archeosub in Campania muove dalla ricerca informata e dotta (occasionale, a volte mirata, o l’una e l’altra insieme); prosegue sotto la spinta della passione di dilettanti i quali mettono a disposizione della Soprintendenza la propria opera; arriva finalmente, ed è cosa di questi ultimi mesi, ad una felice sintesi, quale si è a Baia tra ricerca ufficiale e ricercatori privati. Ma anche questo, ahimè, come fatto episodico, anche se non del tutto inedito, dato che proprio in Campania, altre volte si erano avuti felici momenti di collaborazione tra pubblico e privato come l’esplorazione tra De Franciscis e Lamboglia; la ricerca del presunto Porto di Paestum condotto da un gruppo richiesta del compianto Mario Napoli; la verifica infine le ipotesi scientifiche del Professore Andreae sul ninfeo di Punta Epitaffio. L’archeologia subacquea è una scienza ancora molto giovane e ha sofferto e soffre di problemi di gioventù,ma farà la sua strada,così come l’ha fatta l ‘archeologia tradizionale. Basterà non considerarla, come è stato spesso fatto, un’attività dalla quale escludere gli appassionati, i “piccoli Schlieman”, che sono tanti, e operano in tutto il mondo. La diffusione della pratica dell’immersione subacquea, la rarefazione delle prede in campo ittico, la semplicità d’impiego dell’autorespiratore autonomo, sono elementi i quali potranno portare tutto fuorché danno, alla ricerca archeologica in sito sommerso. Come giustamente ricordava tempo fa il francese Denis Fonquerle, della CMAS, “ancora prima che gli Stati si decidessero a considerare l’archeologia subacquea una scienza ufficiale, emanassero leggi per la tutela dei luoghi e dei relitti e prendessero provvedimenti per l’applicazione di tali leggi, ricercatori volontari, spontaneamente e di buon grado, hanno gettato le basi di questa nuova disciplina ed hanno contribuito al suo sviluppo”. Questo, è bene dirlo, è proprio il caso dell’Italia e ancora di più della Campania: lo spartiacque tra “ricercatore scientifico” e ricercatore va abolito, il secondo incoraggiato a prestare la sua opera al fianco del primo (quando questo esiste). I rilievi e gli scavi in mare non sono più l’appannaggio di una cerchia ristretta, depositaria di un ermetico segreto. Persone oneste, attente a ciò che fanno, ed esperte del proprio lavoro, se ne trovano anche fra di noi, “che non siamo pubblici dipendenti, e nemmeno avventurieri”. Responsabilizzare gli archeosub “della passione” significherebbe rompere la catena che purtroppo ancora lega in un cerchio di omertà i predoni del mare. Lo dico perché penso a quanto abbiano sofferto le antichità sommerse della Campania, proprio ad opera di costoro, e di quanto sarebbe stato possibile arricchire il patrimonio degli studi subacquei nel nostro paese se essi fossero stati incoraggiati ad operare a vantaggio della comunità, a lavorare per la scienza, come quei pochi dei quali mi onoro di far parte. La storia dell’archeologia subacquea è stata scritta, purtroppo, anche dai predoni; ma, ahimè, quanta parte del tesoro che essi hanno trovato, nel mare antico, è ormai perduto alla conoscenza comune.

 
 
 

ZONA C - LA SECCA FUMOSA

Post n°24 pubblicato il 20 Marzo 2008 da sergius65
 

L’escursione subacquea più gratificante dal punto di vista biologico è quella intorno alla zona C dove si trova la “Secca Fumosa” : una serie di piloni a base quadrata di probabile costruzione romana, ricoperti da spugne e alghe colorate e di cui non si è ancora capita la funzione, probabilmente servivano da barriere frangiflutti. Su un fondale di circa 15 metri si incontrano zone di acqua calda sulfurea che fuoriesce dalla sabbia, mescolandosi con l’acqua fredda, crea un habitat molto particolare. Del porto romano sono chiaramente visibili i 12 piloni che si ergono maestosi su di un fondale sabbioso. Il passaggio all'esterno dei piloni stessi permette di ammirare un paesaggio quasi lunare, una grande distesa di sabbia dalla luce veramente particolare interrotta qui e là solo da alcune colonne di minuscole bollicine, che indicano le sorgenti a mare di acqua calda, ulteriore testimonianza del passato termale dell'intera zona. Il passaggio tra le due file parallele dei piloni permette di rendersi conto della grandezza dell'opera realizzata in epoca romana, ma anche come questi elementi ormai si siano completamente integrati nel paesaggio sottomarino, fungendo da substrato e permettendo lo sviluppo di una vivacissima flora e fauna dal carattere spiccatamente mediterraneo.

Un'immersione in una zona archeologica così affascinante e ricca di misteri cattura l'attenzione non solo per gli aspetti artistici, urbanistici, storici, ma anche perchè, ancora una volta, è possibile apprezzare come il Mediterraneo resista, in tutti i sensi, alle aggressioni del tempo, della natura e dell'uomo. Seppur non si possano descrivere incontri mirabili ed eccezionali, si può ricordare la presenza, tra le altre, di qualche simpatico e piacevole ospite, come i rossi Apogon imberbis, che si nascondono tra gli anfratti creati nei piloni , i coloratissimi nudibranchi tipo l'Hypselodoris valenciennesi, lo scapigliato anemone di mare, le trasparentissime  claveline e poi nel fondo una piccola Pinna nobilis in compagnia di gasteropodi e bivalvi, ricci e stelle marine che colorano questo particolarissimo braccio di mare Mediterraneo. L'immersione nel porto antico di Baia, così come alla città sommersa, non presenta alcuna particolare difficoltà tecnica e risulta molto piacevole e distensiva anche nel freddo periodo invernale. L'immersione in questa stagione fa apprezzare ancora di più la presenza delle molteplici attività vulcaniche sottomarine della zona, come il frequente incontro di sorgenti calde e di punti del fondale in cui l'abbondanza di zolfo, indica la presenza di sabbia piacevolmente calda, non solo per il subacqueo infreddolito, ma anche per le differenti specie di animali, che come le castagnole che si muovono proprio tra le bollicine calde delle sorgenti o vivono adagiati nei pressi dei punti caldi del fondale.

 
 
 

ZONA B - PORTUS JULIUS

Post n°23 pubblicato il 20 Marzo 2008 da sergius65
 

La zona B comprende i resti sommersi del Portus Julius. Nel 37 a.C., durante la guerra civile tra Ottaviano e Sesto Pompeo, lo stratega Marco Vipsanio Agrippa realizzo' una grandiosa struttura portuale, Portus Julius, adibita ad arsenale della flotta di Miseno, collegando con un canale navigabile il lago d'Averno, il lago Lucrino e il mare. Per effetto del bradisismo discendente, buona parte del Porto Giulio e' oggi sommersa; infatti tra Baia e Pozzuoli si snodano imponenti tracce delle strutture portuali e di alcuni vici suburbani. Del porto si conservano bene il molo d’ingresso presso Secca Caruso e numerosi Magazzini (horrea). Si incontrano alzati di mura in opera reticolata, molto ben conservati,impianti idraulici e numerosi pavimenti a mosaico di ville costruite dopo l’inabbissamento del porto a causa del bradisismo.


 
 
 

ZONA A - VILLA A PROTIRO E VILLA DEI PISONI

Post n°22 pubblicato il 20 Marzo 2008 da sergius65
 

Proseguendo appena fuori il Ninfeo, superando le terme troviamo una strada basolata, la via Herculanea, che ci porta in mezzo a quello che era il Lacus Baianus, dove troviamo i resti imponenti di due ville. Il porto di Baia in epoca romana era accessibile solo attraverso un canale navigabile,oggi sommerso, del quale restano le fondamenta piantate nella sabbia, costituite da casseforme in legno. Nella parte centrale del porto troviamo i resti imponenti di due ville. La villa detta a Protiro , dal greco pro davanti e thyra porta di casa. Il termine indica nella casa romana il vestibolo e lo spazio di accesso esistente tra la porta d’ingresso e l’atrio. Questa villa conserva imponenti resti termali, e pavimenti a mosaico. Dopo il ritrovamento, su una tubazione di piombo , dello stemma della famiglia dei Pisoni si è attribuita la proprietà all’altra villa situata poco distante. Si articola intorno ad un cortile centrale a pianta rettangolare, di cui restano visibili, sul lato di fronte Punta Epitaffio, una serie di semicolonne, marmi e pavimenti a mosaico. Dotato di terme, giardini e un quartiere marittimo, con vani di soggiorno, cisterne e peschiere, difeso da barriere frangiflutti, questo grande complesso, che mostra analogie architettoniche con la Villa Adriana di Tivoli, era confluito nel demanio imperiale forse dopo la confisca della villa dei Pisoni in seguito alla fallita congiura contro Nerone (65 d.C.). A nord del canale erano terme, forse pubbliche, visto il carattere urbano degli edifici, evidenziato da tabernae e da una strada. Le sponde est e ovest del lago si individuano da altre strutture, poste sotto la banchina portuale, dove anni fa si rinvennero sculture e decorazioni marmoree del III sec. d.C. Altri resti sono sui fondali antistanti i Cantieri di Baia.

La facile escursione subacquea può proseguire sull'attigua area monumentale compresa tra la villa ed il canale di accesso all'antico Baianus Lacus. Tra aree termali, peschiere e colonne, è ancora possibile osservare l'elegante geometria di uno splendido mosaico.


 
 
 

LA ZONA A -IL NINFEO DI CLAUDIO  

Foto di sergius65

La zona A comprende tre importanti siti archeologici sommersi. Partendo da Punta Epitaffio a circa 6 metri di profondità troviamo i resti del Ninfeo dell'imperatore Claudio(41-54). Si tratta di un edificio di forma rettangolare, con un'abside semicircolare sul lato di fondo e quattro nicchie rettangolari su ognuno dei lati lunghi, allineati con le nicchie sono due ingressi laterali, mentre l'ingresso principale, sormontato da un arco, si apre verso il mare sul lato breve, opposto a quello di fondo.Da un lato dell'abside era, infatti, collocata la statua di Ulisse (guarda il ninfeo di Sperlonga)che porge la coppa di vino al ciclope; dall'altro, quella di un suo compagno raffigurato nell'atto di versare altro vino da un otre. All'interno delle due statue erano alloggiati dei condotti di piombo, evidentemente destinati a portare acqua alla coppa di Ulisse e all'otre del compagnoBajos ; l'intuibile presenza di queste acque zampillanti, come pure la struttura architettonica dell'intero complesso, individuavano come ninfeo l'ambiente che le ospitava. Oltre alle statue di Ulisse e del suo compagno nell'esedra di fondo - che rappresentavano la scena dell'offerta del vino a Polifemo, preliminare all'accecamento - nelle nicchie lungo i lati erano poste, secondo un'interessante ipotesi ricostruttiva, cinque statue, di cui la più bella e praticamente integra è di Dioniso giovane; una seconda statua di Dioniso, incoronato di edera, era in pezzi; una statua-ritratto di bambina dai capelli riccamente acconciati, forse figlia di Claudio; un'analoga statua a grandezza naturale, che ritrae una donna matura con diadema, nella quale si vuole individuare la madre dell'Imperatore; e un frammento di busto virile. Identificati come i genitori dell'imperatore Claudio (Druso Maggiore, in veste di condottiero, e Antonia Minore, raffigurata come Venere genitrice) e i suoi figli (Ottavia Claudia e Britannico). La costruzione risale quindi al 41-54 d.C., gli anni del principato di Claudio.

Questo gruppo di statue costituiva dunque una sorta di "galleria" di ritratti dinastici della gens giulio-claudia, collegata idealmente con il gruppo di Ulisse per mezzo delle due statue di Dioniso, che rappresenta la personificazione dell'inebriamento. Si è pensato che la sala fosse connessa al cosiddetto palatium imperiale di Baia. Ma più probabilmente era parte di una villa di proprietà imperiale, del tipo di quelle poi descritte da Plinio, residenza di piacere al di fuori del contesto cittadino. L'ingresso principale dell'edificio si trovava sul lato opposto a quello di fondo e si apriva verso il mare, con l'acqua che entrava dentro l'ambiente e che circondava una piattaforma a forma di "U", più alta rispetto al livello del pavimento. A cosa serviva questa costruzione? Molto probabilmente era un ninfeo-triclinio. Era un ninfeo perché la presenza dell'acqua e la decorazione delle pareti sono tipici di questo tipo di edifici, che imitano grotte naturali: l'abside e le nicchie dell'edificio baiano erano infatti rivestite con pezzi di calcare naturale (finta roccia) e con mosaico di paste vitree policrome e conchiglie, mentre il resto delle pareti era coperto da lastre di marmo colorato. Ma era contemporaneamente un triclinio (sala da pranzo) perché secondo gli archeologi sulla piattaforma c'erano i letti tricliniari, su cui stavano sdraiate le persone. Come funzionava ? Probabilmente i cibi venivano serviti su piatti galleggianti che "navigavano" sull'acqua che circondava la piattaforma, cosicché i commensali avevano l'impressione di mangiare sospesi tra le onde, in un ambiente fresco e pieno di riflessi luminosi, per l'acqua che si rifletteva sui mosaici e sui marmi colorati. Della triade marmorea restano solo le statue di Ulisse e Bajos recuperate nel 1969 ed esposte nel Castello di Baia.

guarda la ricostruzione virtuale clicca sul link vai su golfo di Napoli -Baia  http://www.capware.it/

 
 
 

IL PRIMO SCAVO SUBACQUEO A BAIA

Post n°20 pubblicato il 20 Marzo 2008 da sergius65
 

Il primo scavo subacqueo della storia di Baia data il 22 settembre 1959 eseguito dall’equipè del Dott. Nino Lamboglia e coadiuvata dal Professor Amedeo Maiuri. La zona fu virtualmente suddivisa in nove quadrati della lunghezza di 500 metri di lato. Con questo sistema si gettavano le basi per la completa mappatura del sito. Nonostante le numerose difficoltà, quali le coltivazioni di mitili, la presenza di navi in disarmo, il traffico navale per il carico di pozzolana, lo scavo fu effettuato per aprire un cantiere permanente.La prematura scomparsa del dott. Lamboglia vide interrompere il cantiere. Successivamente 10 anni dopo, a causa di una forte mareggiata,furono scoperte due statue, ancora in posizione eretta nell’abside di un ambiente rettangolare.Fu effettuato un altro scavo sotto punta Epitaffio,luogo del ritrovamento, condotto da P.A. Gianfrotta che riporto alla luce numerose statue , in particolare quelle di Ulisse e di Bajos, che erano parte del complesso che rappresentava la scena omerica dell’ubriacatura di Polifemo,la cui statua non è mai stata ritrovata. Si scoprì successivamente che ci si trovava nel ninfeo della villa appartenuta all’imperatore Claudio.

 
 
 

Baia Underwater Archaeological Park

Post n°19 pubblicato il 11 Marzo 2008 da sergius65
 

The protected marine area of Baia is the greatest underwater archaeological park of the world.
The ancient city of Baia, and all the line of coast of roman age, is sinked in the sea because of the bradisismo.You can see the rest of the villa of the Pisoni, an ancient noble roman residence , the villa with protiro a particular income with columns; the ninfeo of the emperor Claudius and the Portus Julius. Baia Underwater Archaeological Park is divided into three areas. Zone A reservoir integral , Zone B reservoir general , Zone C reservoir partial. You can visit the underwater park on the boat with transparent glasses, or you can have snorkeling or scuba diving. Before to visit underwater park, you can see the museum of Baia.The museum is in the castle of Baia.

 
 
 

MONETAZIONE ROMANA IN CAMPANIA

Post n°18 pubblicato il 11 Marzo 2008 da sergius65
 

La prima monetazione vera e propria, nel mondo romano risale alla fine del 4°secolo, inizio 3°secolo a.C. Il commercio non si basava sull'uso della moneta, ma su una forma di baratto che sfruttava barre di bronzo (aes rude) come mezzo di scambio. L'utilizzo dell'aes rude si scontrava con la necessità di dover pesare il quantitativo di bronzo ad ogni scambio; su iniziativa di singoli mercanti, quindi, iniziarono ad essere utilizzati getti in bronzo di forma rotonda o rettangolare che riportavano il loro valore, detti aes signatum.La prima moneta standardizzata da parte dello stato fu l'Aes grave, introdotta con l'avvio dei commerci su mare intorno al 335 a.C.. La parola latina aes (aeris al genitivo) significa bronzo; da aes derivano parole come erario. Multipli dell'asse furono il dupondio (2 assi), il tripondio (3 assi) ed il decusse (10 assi). Frazioni dell'asse furono il semisse (1/2 asse), il triente(1/3 di asse), il quadrante (1/4 di asse), il sestante (1/6 di asse) e l'oncia(1/12 di asse).
Con il passaggio alla monetazione al martello l'asse diventò una moneta fiduciaria, il cui valore non era cioè più legato al contenuto in metallo.
Il peso dell'asse conobbe una progressiva diminuzione, acquisendo via via il peso delle sue frazioni, con 1/2 libbra romana nel 286 a.C., 1/6 di libbra nel 268 a.c. 1 oncia (cioè 1/12 di libbra) nel 217 a.C. e 1/2 oncia nell'89 a.C.. L'uso del bronzo in periodo repubblicano ha termine nel 79 a.C. e riprenderà solo durante il principato. La moneta d'argento che costituì l'ossatura dell'economia romana fu, però, il denario, battuto per la prima volta a Roma intorno al 211 a.C.. Il valore iniziale del denario era di 10 assi, pari a 1/72 di libbra (4,55 g), ed aveva come frazioni il quinario (1/2 denario) ed il sesterzio (1/4 di denario). In seguito il denario fu rivalutato a 16 assi, a seguito della riduzione del valore di quest'ultimo.
Il denario rimase la moneta più importante del sistema monetario romano fino alla riforma monetaria di Caracalla, all'inizio del III secolo quando fu di fatto sostituito dall'antoniniano
La produzione di monete in oro (aureo) fu estremamente sporadica prima della conquista della Gallia (e delle sue miniere) da parte di Giulio Cesare.
Le prime emissioni di aurei, ricalcando anche in questo caso il sistema monetario greco per facilitare gli scambi con il sud dell'Italia e con l'oriente, si ebbero comunque nel 286 a.C. (con un peso per l'aureo di 6,81g) e nel 209 a.C.(con un peso di 3,41 g).
I primi aurei realmente romani si ebbero nell'87 a.C.da parte di Silla (con un valore di 1/30 di libbra, 9,11 g), seguiti da emissioni nel 61 a.C. da parte di Pompeo(con un valore di 1/36 di libbra, 9,06 g), nel 48 a.C. da parte di Cesare (con un valore di 1/38 di libbra, 8,55 g) ed ancora nel 48 a.c., sempre da parte di Cesare (con un valore di 1/40 di libbra, 8,02 g).

 
 
 
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