Caos ed Essere

Sotto assedio di me


Sotto assedio, tre paia di scarpe, calzini sporchi, jeans senza corpo, e un corpo senza anima che respira l’inerzia di un tempo senza dimensione. Perduto nel disordine, epicentro del mio disordine, in cui naufrago rassegnato alla ridondanza astenica e priva di spigoli ai quali aggrapparmi per riemergere da un’apnea trans-onirica che mi ingoia nella sua bulina capovolta verso l’infimo più osceno  dell’ossessione. Spompino con cautela l’ultima sigaretta per lenire, oltre le possibilità intrinseche di quel limitato braccio di tabacco, l’ansia, conficcata tra costole e polmoni con la maestria chirurgica di un necromante monco. Vorrei fottere i pensieri, prima che siano loro a fottere me, carne sacrificale di un’orgia impalpabile che si consuma sulle scissure cerebrali, nutrendosi delle scosse incostanti nell’attimo in cui l’ictus propaga l’emozione, intensa e satura della sua stessa violenza. Oscillo tra i “vorrei” e gli “avrei potuto”, si illuminano ad oltranza come spettri che pisciano la propria inconsistenza sulla mia sconfitta. Inciampo, però, sui limiti dell’inevitabilità che si maschera del mio volto per lasciarmi specchiare tra le rughe degli inganni con i quali ho tentato di celare a me stesso l’ospite che mi spappola il petto con gli impulsi di una radice malata alla quale - come siamesi - siamo entrambi indistricabilmente aggrovigliati. L’orchidea, il profumo, la rabbia, il desiderio, il pistillo clitorideo sul quale lecco l’odore della paura, controversa e contraddittoria nella sua spinta verso direzioni contrapposte..e mi squarto nello scontro dicotomico delle ipotesi, oltraggiando ancora le lapidi poste a nascondere cicatrici mai sanate tra le quali avanzo per suturarne almeno i punti più slabbrati…ma mi ritrovo lurido, ancora una volta sporco di me stesso, tra ricordi che gemono ed occhi che non sanno più di niente…