Caos ed Essere

Autopsia di un niente


Ho sempre provato una sorta repulsione e attrazione per la vita, una fame indistinta al confine tra il bulimico e l’anoressico che mi portava a divorare me stesso chiuso nel rumore ovattato di una gabbia a misura di pensiero della quale essere scomodo e compiacente concubino..ho sempre spiato quei fotogrammi  a sbarre al di la del mio sguardo, oltre l’incapacità delle mie autopsie, per regalarmi il sordido piacere di non essere nel contrasto con le immagini di un altrove indistinto di cui annusare l’urina madida di emozioni, mentre io, immobile col mio catetere, non mi accorgevo neanche di pisciare..l’agonia, il capogiro, l’autolesionismo di una frustrazione atavica nella quale disperdere lacrime come fossero domande senza perchè urlate al dio del vuoto solo per accorgermi dal ritorno sbiadito della loro eco che anche io esisto..probabilmente il  respiro è solamente il più dolce e subdolo degli inganni, e nella vibrazione del suo impeto  sputato nell’occhio del silenzio mi cullo come se questo nulla accondiscendente potesse donarmi l’esatta dimensione del mio essere niente. Niente, sono io, niente, sono me, niente, è un termine di cui si fa un tale abuso senza riuscire mai penetrare realmente la violenza della sua destrutturazione.. niente, un coltello che rivolta la sua lama nell’adulterio infimo che l’animo consuma col suo riflesso, amplesso sul confine delle ipotesi in frantumi, decesso per asfissia tra le ragnatele del proprio es.. niente, fagocita l’azione rendendo inerzia il tutto, e inerziale è il mio abbandono al marasma convulso che si avviluppa al midollo, leccando la leucemia astenica della mia stasi…gratto un pensiero che scivola via veloce, l’oscurità ingioiella questo istante rendendolo figlio illegittimo di una visione surreale, spengo gli occhi, perché mentre tutto intorno tace posso giocare ancora ad essere anch’io qualcosa…