Racconti a pezzi

10 - Ragusa Ibla


14 agosto 2007. Finalmente anche l’ultimo di noi è riuscito a farsi la doccia e possiamo partire per Ragusa. Il bello di condividere l’appartamento con altre persone è che il divertimento non manca; il brutto, in questo caso, è disporre di un solo bagno. Ma anche per oggi è andata e siamo tutti quanti belli profumati e pieni di crema doposole, pronti per avviarci verso Ragusa. Quando abbiamo deciso di prendere l’appartamento a Marina di Ragusa, pensavamo tutti di essere a due passi dalla città invece ci sono 22 chilometri a separarci dal capoluogo di provincia. Il fatto è che, dopo un po’, la passeggiata serale lungomare stanca, sembrano tutti uguali, i lungomare, soprattutto in questi giorni infuocati di ferragosto e dintorni. A pensarci in questo momento, solo i murazzi del lido di Venezia, mi si presentano come una passeggiata lungomare diversa, ma forse è solo perché l’ultima volta ci sono stato d’inverno, insieme a Giò.La strada che conduce a Ragusa è una linea retta, scarsamente frequentata a quest’ora dove, per lo più, si incontrano auto che vanno in direzione opposta alla nostra. Arriviamo in centro e parcheggiamo proprio di fronte al municipio, nel piazzale delle poste. Ogni volta che mettiamo giù la macchina Luca e Giulio si guardano in giro circospetti, svitano l’antenna dalla cappotta della loro Bravo noleggiata e la ficcano dentro il baule. Sembrano due agenti segreti in missione, penso, gli manca solo l’auricolare. Adesso togliete anche le ruote e mettete la macchina su quattro mattoni? chiedo. No, mi risponde serio Luca, ci avevamo pensato, ma la chiave che c’è sul kit degli attrezzi è spannata. Ah, continuo io serio, capisco. No perché, proseguo, sarebbe davvero un fastidio doversi trovare senza ruote a 22 km dal nostro appartamento e per di più la sera della vigilia di ferragosto! Eh, sì, si intromette Luca, ma cosa possiamo farci, dobbiamo correre il rischio. Mi guardo in giro, la piazza è deserta, illuminata a giorno da almeno 5 lampioni. Secondo me, dico io, qui sono tutti in ferie e se ne fottono proprio delle vostre ruote, potete stare tranquilli. Speriamo, sospira Luca. Giò è avanti, insieme a Cristina e Nicoletta, le fidanzate rispettivamente di Giulio e Luca. Stanno cercando un posto per la cena, ma ci sono ben poche anime vive in giro, anche se sono solo le otto di sera. Sullo spiazzo davanti alla Cattedrale incontriamo alcuni signori che ci consigliano di scendere verso Ragusa Ibla, l’altro “pezzo” di Ragusa, lì  - ci dicono – è pieno di ristorantini e altre cose che saziano gli uomini e incuriosiscono le donne. Scendiamo la strada fino a raggiungere la scalinata che unisce i due centri.A vederla da quassù Ragusa Ibla sembra un presepe. Una lucina per ogni casa, il centro abbarbicato su un pendio scosceso, le viuzze che si perdono tra i tetti. Rimaniamo un po’ lì a guardare in silenzio lo spettacolo che si presenta sotto i nostri occhi, disturbato di tanto in tanto dal rombo di qualche auto che passa tra i due centri. Al di là del rimbombo provocato dai motori, tuttavia, anche i fari delle macchine, che corrono sulla strada piena di curve e lambisce i centri delle due Raguse, contribuiscono ad aumentare il fascino del panorama che ci troviamo davanti. Iniziamo la discesa, gradino dopo gradino, e poi risaliamo le vie di Ragusa Ibla, tra gli sbuffi di Nicoletta, che per la serata non ha scelto le scarpe più adatte. Il fondo di sassi e la pendenza della stradina che stiamo percorrendo non si addicono proprio alle sue scarpette luccicanti a mezzo tacco. Luca geme sotto gli sbuffi della sua bella. Finalmente raggiungiamo il centro di Ragusa Ibla, decisamente più vivo, rispetto al centro della città gemella. Seduti al tavolo di un ristorante, abbiamo il nostro bel da fare a spiegare a Cristina che il Brunello è un vino toscano e generalmente è di Montalcino e non d’Avola. D’Avola, invece è il nero, che sorseggiamo con piacere in questa sera d’estate, tra le prelibatezze della cucina siciliana. (Continua)