Racconti a pezzi

12 - Mal di Marina


16 agosto 2007. L’isolotto di Capo Passero è l’estrema punta sudorientale della Sicilia. La sua parte finale è dominata dalla mole del faro che segna il promontorio in corrispondenza del quale le acque dello Ionio incontrano quelle del Canale di Sicilia. A vederlo da Porto Palo, il piccolo comune di pescatori che si trova dirimpetto al Capo, non mi era chiaro come ci fosse arrivata tutta quella gente sull’isolotto che ci stava di fronte. In giro non c’erano ponti né barche. Eppure quelli che si vedevano dall’altra parte erano ombrelloni, nessun dubbio al riguardo. Mi riusciva difficile però pensare che tutta quella gente avesse nuotato fin là. E subito, da bravo malfidente, avevo pensato ad un barcarolo abusivo o a qualcosa del genere.  In realtà, una volta arrivati sulla spiaggia mi sono reso conto che le cose stavano diversamente. Bastava caricarsi zaini, ombrelloni, frigoriferi e quanto altro di necessario sopra le spalle o in testa, come fanno spesso le donne africane che si vedono nei documentari, e guadare. Sì, volendo si poteva noleggiare qualche pedalò, ma i più si cimentavano nel passaggio a piedi, immergendosi nell’acqua tiepida e placida di quel ramo di mare verde azzurro.  Mi ero messo lo zaino sopra il cappello, l’ombrellone in spalla e mi ero avviato, in avanscoperta, gli altri non si muovevano più a mettersi il costume e io dopo un po’ divento insofferente. Allora, quando mi capita così è meglio che parto. Il livello dell’acqua non mi era mai arrivato oltre l’ombelico lungo tutta l’attraversata.Presi dall’ansia di Cristina, timorosa che salisse la marea - e poi noi come saremmo ritornati dall’altra parte? - verso le quattro, quando il sole era ancora alto e caldo, ci eravamo già lasciati convincere che era il caso di riattraversare e riprendere la nostra giornata di peregrinare, in cerca di un'altra spiaggia più “sicura” e meno lamentosa. L’insenatura che guarda Capo delle Correnti sembrava fare al caso nostro. Eravamo giunti con il sole che si stava abbassando impercettibilmente all’orizzonte. Anche lì, di fronte alla spiaggia, appariva ben visibile e vicino un isolotto con il faro, Capo delle Correnti, che pullulava di sagome di curiosi. Appena messi giù gli zaini e gli asciugamani, io e Giulio ci siamo fiondati in acqua con l’intento di raggiungerlo a nuoto, ma poi si è messo in mezzo anche Luca, che non sa nuotare. E allora abbiamo fatto tutto il giro fino a dove, la punta estrema della spiaggia sembra toccare la riva dell’isolotto. Anche qui si trattava di guadare, ma il percorso era senz’altro più breve ed il livello dell’acqua più bassa, rispetto alla traversata di Capo Passero. Stare in piedi nel corso del guado però, non era facile a causa degli scogli viscidi e della corrente del mare che esercitava una funzione ulteriormente destabilizzante, spingendoci di qua e di là. In direzione opposta alla nostra continuavano a venire un sacco di persone, per lo più spalmate di una strana poltiglia giallo ocra. All’inizio avevo pensato che si trattasse di una crema particolare, ma poi c’era troppa gente con quella roba addosso. Arrivati dall’altra parte non avevamo perso tempo, ci siamo fermati sul versante sud del Capo e, raccolta un po’ d’argilla da terra, l’avevamo bagnata con l’acqua del mare strofinandola poi sul corpo, come facevano tutti. Il motivo ufficiale, credo, era per proteggersi dal sole, in realtà, vista l’ora non correvamo più il rischio di scottarci, ma il desiderio di assomigliare a tutta quella popolazione spalmata di giallo che vagava per l’isola era troppo forte. Siamo tornati agli asciugamani che sembravamo scappati dai Simpson, con la pelle tutta incrostata di argilla e che tirava dappertutto. Il tempo di far colpo sulle nostre fanciulle che ci eravamo già spanciati in acqua per ritornare del nostro colore originale. Proprio in quel momento, mentre mi stavo grattando via gli ultimi rimasugli d’argilla, in riva e Giò mi si era avvicinata per decantare le proprietà esfolianti dell’argilla, avevo avuto la sensazione che forse era meglio se me ne stavo buono disteso sull’asciugamano invece di imbarcarmi anche per l’Isola dei Simpson. Avevo una strana sensazione, sentivo dei brividi su tutto il corpo e le guance che sfogavano come quando d’inverno si sta per troppo tempo in una stanza eccessivamente riscaldata. Non so spiegarlo, ma tutti abbiamo un momento in cui, da bravi medici di noi stessi, capiamo che sta arrivando qualcosa che non va e iniziamo a rimproverarci di aver esagerato, che non avremmo dovuto fare questo e che era meglio fare quello e così via, ma ormai è troppo tardi... Ecco, mentre Giò mi diceva quanto più liscia sarebbe stata la mia pelle, io pensavo proprio a questo, che avevo esagerato e che avevo la netta sensazione che l’indomani ne avrei pagato le conseguenze, per essere stato tutto il giorno sotto il sole dell'Africa d'Italia,c ome dice De Gregori. Ieri pensavo così.Ora sono disteso a letto, a guardare le pale del ventilatore che girano silenziose sopra la mia testa, mentre in appartamento non c’è nessuno. E ho la conferma che ieri avevo ragione. Solo io e questo maledetto mal di gola, che mi sembra un controsenso in questa giornata di sereno, mentre tutti sono a godersi il mare e la spiaggia. Almeno ci fosse una televisione in questo appartamento!...magari ci scappava anche un episodio dei Simpson!(Continua)