Racconti a pezzi

13 - Ritorno


17 agosto 2007. Alla fine abbiamo deciso di partire stasera, risaliremo la penisola “con il favore delle tenebre”. Dopo una giornata passata a mollo in spiaggia e una cena come si deve, salutiamo gli altri e iniziamo la risalita. Da Ragusa a Catania, la strada è abbastanza scorrevole e totalmente buia, alzo l’autoradio e striglio gli occhi. Finalmente raggiungiamo l’autostrada Catania -  Messina. Giò si è sistemata comoda sul sedile del passeggero e sonnecchia. Siamo d’accordo che la sveglio quando arriviamo all’imbarco. Da Catania iniziamo ad incontrare diverse auto che procedono nella nostra direzione, sono quasi le due quando intravedo le luci della costa e la punta della Calabria sonnacchiosa. All’imbarco c’è già coda, mi auguro con tutto il cuore di riuscire a far entrare anche la mia auto nella pancia del traghetto, perché l’idea di aspettare il prossimo, fino alle tre del mattino, mi sembra semplicemente insostenibile. C’è un vento fresco che si intrufola tra le auto in attesa, molta gente con gli occhi assonnati, bambini zombie e macchine cariche di cose, non si riesce a capire se vettovaglie, bagagli o materassini e salvagenti sgonfiati in fretta. La gente fuori dalle auto parlotta, c’è chi tira fuori succhi di frutta, pezzetti di torta, cracker, li offrono al vicino di corsia, fanno due passi con le mani in tasca, guardano in su. Ad un tratto, come spacciatori che si dileguano all’avviso del palo che la polizia sta arrivando, tutti si infilano in macchina. Hanno alzato la sbarra di accesso. Le macchine in coda si rianimano, le luci dei fanali ritornano a pulsare. Le auto si muovono lente, come destrieri difficili da tenere, sobbalzano con accelerate rabbiose per assicurarsi di non perdere il posto nella fila e la precedenza acquisita sul vicino. L’obiettivo è passare sotto quella maledetta sbarra prima che te l’abbassino davanti agli occhi. Mi immedesimo nella parte, e riesco anche a guadagnare un paio di posizioni, acceleratore, frizione, un aggiustatina di sterzo e sono dentro la fila buona. Guardo la sbarra ancora alzata, la nave che continua a mangiare le auto, la Peugeot che mi sta davanti e non si muove…e dai cazzo! Che manca poco! Tiro il motore su di giri, come per voler spingere l’auto che mi sta davanti, mi ascolta e passiamo sotto la sbarra trionfanti, in culo a quelli che ci stanno dietro!Dal ponte del traghetto, la Calabria sembra una forma scura e sonnolenta appoggiata sul mare, un pezzo di pongo ancora da modellare, puntellato di brillantini, le luci di Villa San Giovanni e, poco più sotto, di Reggio Calabria.Respiro a fondo l’aria del mare prima di risalire in macchina, sono quasi le tre e ci aspetta un bel pezzo di strada, in questo sabato di controesodo da bollino giallo secondo la società Autostrade. La Salerno Reggio Calabria è punteggiata di lucine mobili rosse che viaggiano verso nord, come quelle specie animali che quando è l’ora di migrare, senza saperne il perché, si dirigono tutte, in un’unica direzione, verso una zona precisa.  Qui siamo tutti che andiamo in su. A Battipaglia ci fermiamo per riposare un po’, sono quasi le sette, l’autogrill è pieno di macchine cariche di gente che dorme, scende dall’auto, prende un capuccino, va a fare pipi e poi torna nell’abitacolo zeppo di roba. Qualche bambino non vuol saperne di dormire e zompetta sul sedile posteriore mentre la mamma, dal sedile anteriore cerca di convincerlo di stare buono che papà deve riposare per portare tutti a casa sani e salvi. Papà sbadiglia con aria un po’ assonnata, un po’ incazzata. Guardo la distesa di macchine che ci circonda e penso che è Italia anche questa, silenziosa e sconosciuta ai più.Ripartiamo verso Napoli. Giò si è ripresa e mi dice che Goethe, nel suo “Viaggio in Italia” afferma che “l'Italia senza la Sicilia non lascia immaginare nello spirito, lì è la chiave di tutto”. Sinceramente sono un po’ rincoglionito dopo quasi settecento km guidati di notte e non sto tanto a interrogarmi sul significato profondo di quelle parole, ma penso di essere d’accordo con lui. Mi è piaciuto molto questo viaggio. Lei però continua con le sue citazioni e parla di una scrittrice francese che pare abbia detto "Nel bene e nel male, la Sicilia è l'Italia al superlativo"…Può anche essere, dico.  Metto la freccia a destra, accosto su una piazzola e chiedo a Giò se vuole guidare un po’ lei, sono stanco, il sole è alto e siamo quasi verso Roma, l’autostrada è dritta, è facile guidare. Dai Giò, che se tutto va bene, tra sei sette ore saremo a casa. Fine