Racconti a pezzi

1.Slimer tarocco e gli adesivi rossi


 Quand’ero piccolo, i miei genitori mi avevano comperato degli strani pattini a rotelle. Erano dei pattini in linea particolari, non ne ho visti molti di simili in giro e, con il senno di poi, ciò mi fa pensare ad un esperimento di marketing andato male. Il piede, infatti, non si doveva infilare dentro ad una scarpa, c’erano solo delle fibbie di plastica posizionate sulla punta, sul collo e poco sopra la caviglia che ne contenevano il movimento. In questo modo la base del piede poteva essere adattata alle fasi di crescita del marmocchio, evitando di dover comperare un nuovo paio di pattini ogni anno, se non addirittura ogni pochi mesi. A mia mamma, nata sotto l’ala degli insegnamenti di economia domestica di mia nonna, sicuramente era parso un acquisto lungimirante, ed ecco che mi ritrovavo con i miei bei pattini arancioni, neri e verde fluorescente, a cercare di rimanere in piedi, con le fibbie debitamente allacciate e la misura del piede giusta, lottando con i sassolini che si staccavano dall’asfalto vecchio della stradina fuori casa e con la caviglia un po’ instabile.Ricordo che dietro al tallone e fino alla base del polpaccio, c’era una sorta di semicilindro di plastica verde fluorescente, sembrava un tubo sezionato a metà in senso verticale, che aveva il compito di bloccare movimenti innaturali dell’articolazione del piede. Trattandosi però di un componente rigido, succedeva sempre che se stringevo la fibbia troppo forte, mi ritrovavo con le vesciche, se l’allentavo, dovevo andare piano, altrimenti la minima irregolarità della strada mi avrebbe fatto cadere. E di voli a gambe all’aria ne facevo già a sufficienza, per via dei miei esperimenti acrobatici.Una sera d’estate, eravamo fuori per le strade del nostro quartiere ...(Continua)